Buone pratiche, c’è energia ed… energia

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La Fondazione pubblica 10 macrodescrittori per ottenere l’etichetta di certificazione

Solo su «Villaggio Globale» è possibile consultare le modalità da rispettare per poter accedere alla richiesta dell’etichetta. Il grande impegno della Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf

Che cos’è una Buona Pratica e come la si può valutare per distinguerla dalle tante cattive, tinteggiate di buono?

Ci prova la Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche, sorta poco più di un anno fa col preciso scopo di creare addirittura un’etichetta che certifichi la corrispondenza di una pratica a rigorosissimi parametri di valutazione.

Abbiamo seguito l’iniziativa passo dopo passo, dalla sua prima presentazione all’assegnazione della prima etichetta e via via alle altre assegnazioni. Ora, per meglio rendere fruibile l’iniziativa, la Fondazione pubblica i «Manifesti», in pratica descrizione delle pratiche per raggiungere i vari obiettivi.

Basato su 10 macrodescrittori (definiti «Manifesti»), a loro volta articolati in sottoparametri, il processo di verifica spazia da rigorosi criteri di sostenibilità ecologica e sociale, alla valutazione dei servizi ecosistemici forniti, dagli effetti sulla biodiversità, alle politiche interne aziendali, dagli effetti sul clima al benessere umano a animale che caratterizzano la pratica sottoposta ad esame.

«Villaggio Globale», in 10 puntate, ospita la descrizione di tali parametri e i criteri di valutazione adottati dagli esperti della Fondazione.

Oggi si parla di Energia. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf.

Fondazione buone pratiche

Il «Manifesto» di Buona pratica. Ovvero il manuale di buona pratica in forma discorsiva

Definizione di Buona Pratica

Per Buona Pratica si intende una Azione umana, individuale o collettiva, già svolta o in corso di svolgimento, un Prodotto già realizzato o in corso di realizzazione; un Servizio già erogato o in corso di erogazione, un Progetto che realizza una Buona Pratica, che contemporaneamente si orientino e contribuiscano coerentemente allo sviluppo sostenibile ambientale, sociale, culturale ed economico dell’umanità; si orientino al contrasto, alla prevenzione e all’adattamento ai cambiamenti climatici globali e locali; risultino inclusivi; favoriscano l’equità sociale e l’accoglienza; rispettino i criteri definiti dalla Fondazione di partecipazione delle buone pratiche.

MANIFESTO N.5

BUONA PRATICA ENERGIA

Come risparmiare, utilizzare intelligentemente e possibilmente autoprodurre energia veramente sostenibile, specie in una dimensione di piccola e media comunità «resiliente», è uno dei parametri importantissimi delle valutazioni della Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche per il rilascio dell’Etichetta di Buona Pratica.

Requisiti per definire una buona pratica in tema di energia:

1) Utilizzazione da terzi o in autoproduzione, anche di comunità, di energia da fonti rinnovabili non combustive.
L’energia impiegata deve provenire da fonti rinnovabili non combustive, cioè in cui non si sviluppa una combustione o un’ossidazione non catalitica. Lo sono le energie da fonte solare, geotermica a bassa entalpia, da forza meccanica di recupero, da forza meccanica naturale (eolico correnti di fondale, idroelettrico, altro) o dalla futuribile generazione a magneti permanenti.

I casi di non pertinenza sono quelli in cui la pratica non comporta alcun impiego di energia elettrica o termica, diretta o indiretta (es. solo lavoro manuale in ambiente non illuminato o condizionato o solo attività intellettuale e di comunicazione diretta interpersonale, ecc.) oppure i casi di impossibilità della pratica di incidere sulla tipologia di fornitura energetica impiegata (es. praticata in ospitalità da terzi).

2) Stoccaggi esuberi
Solo in caso di totale autoproduzione da rinnovabili non combustive e scollegamento da rete generale, sorge la questione di come gli esuberi prodotti vengono stoccati, per essere utilizzati in misura di esigenza non soddisfacibile costantemente dalle stesse fonti o per uso terzo. Viene graduato per preferenza opzionale il sistema a idrogeno per impiego con celle a combustibile o sistemi ad accumulo di energia potenziale meccanica rispetto ai sistemi a batteria, che prendono sempre il punteggio di sufficienza a meno che non si tratti delle stesse batterie di un parco auto elettriche in impiego smart gridd.

3) Produzione da biomassa
Valutabile solo in caso di impiego combustivo (o comunque ossidativo non catalitico) di biomasse o biometano autoprodotto a fini energetici, solo a compensazione delle forniture principali come descritte ai punti 1 e 2 e per biomasse in esubero dai possibili reimpieghi come materia. Anche l’impiego di stufe e caminetti a legna deve rimanere residuale, costantemente rivalutato ove possibile per la sua eliminazione. Non sono affatto ammesse tutte le trasformazioni di biomassa per la produzione di combustibili, ad esclusione solo eccezionale della produzione di biometano, sempre da biomasse in esubero da impieghi materiali e limitatamente a tale aliquota, per il tempo necessario a non produrla o impiegarla altrimenti.

4) Razionalizzazione consumi, risparmi e dispersioni
Se la pratica si svolge in un ambito che consente strategie di risparmio e razionalizzazione del consumo energetico e di eliminazione delle dispersioni, tali misure devono essere adottate o programmate con scadenze il più possibile ravvicinate.