La Fondazione pubblica 10 macrodescrittori per ottenere l’etichetta di certificazione
Solo su «Villaggio Globale» è possibile consultare le modalità da rispettare per poter accedere alla richiesta dell’etichetta. Il grande impegno della Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf. Oggi si parla di Materiali
- Primo «Manifesto»: Natura e Biodiversità
- Secondo «Manifesto»: Buona pratica Clima
- Terzo «Manifesto»: Buona pratica Acqua
- Quarto «Manifesto»: Buona pratica Suolo
- Quinto «Manifesto»: Buona pratica Energia
Che cos’è una Buona Pratica e come la si può valutare per distinguerla dalle tante cattive, tinteggiate di buono?
Ci prova la Fondazione di Partecipazione delle Buone Pratiche, sorta poco più di un anno fa col preciso scopo di creare addirittura un’etichetta che certifichi la corrispondenza di una pratica a rigorosissimi parametri di valutazione.
Abbiamo seguito l’iniziativa passo dopo passo, dalla sua prima presentazione all’assegnazione della prima etichetta e via via alle altre assegnazioni. Ora, per meglio rendere fruibile l’iniziativa, la Fondazione pubblica i «Manifesti», in pratica descrizione delle pratiche per raggiungere i vari obiettivi.
Basato su 10 macrodescrittori (definiti «Manifesti»), a loro volta articolati in sottoparametri, il processo di verifica spazia da rigorosi criteri di sostenibilità ecologica e sociale, alla valutazione dei servizi ecosistemici forniti, dagli effetti sulla biodiversità, alle politiche interne aziendali, dagli effetti sul clima al benessere umano a animale che caratterizzano la pratica sottoposta ad esame.
«Villaggio Globale», in 10 puntate, ospita la descrizione di tali parametri e i criteri di valutazione adottati dagli esperti della Fondazione.
Oggi si parla di Materiali. Oltre alla lettura che offriamo, gli interessati possono anche scaricare il Pdf.
MANIFESTO N.6
BUONA PRATICA MATERIE
In una valutazione di «Buona Pratica», laddove si tratti di attività che in qualche modo comporti la trasformazione di materia e materiali, diventa molto importante analizzare i flussi e i bilanci che riguardano tali materie. I flussi possiamo considerarli come parte di un Lca (Life Cycle Assessment), valutazione del ciclo di vita, in cui si verifica la sostenibilità del loro reperimento e impiego (la componente di generazione eventuale di rifiuti è analizzata nell’apposita sessione). I bilanci riguardano, invece, le quantità in gioco, il loro risparmio e l’energia associata al loro impiego. Abbiamo sistematizzato queste valutazioni in 5 parametri di valutazione, che le rappresentano in componenti anche combinate e trasversali. Chi richiede l’Etichetta di Buona Pratica è tenuto a valutare la scelta dei materiali soppesando i 5 criteri in maniera non separata e settoriale, ma di eseguire una valutazione combinata, sempre motivando il flusso logico/valutativo.
Pertanto, i requisiti per definire una buona pratica in tema di materie prime, sono:
1 – Impiego di materiali di recupero e riciclo
La pratica deve impiegare, per le sue produzioni, materiali originariamente già di recupero e di riciclo laddove reperibili. Pertanto è opportuna un’analisi di mercato per verificarne la disponibilità locale e la compatibilità col processo, accompagnata da una verifica delle possibilità di modifica del processo produttivo stesso per adeguarlo all’impiego di materi prima da recupero/riciclo.
2 – Tracciabilità etica socio-ambientale dei materiali
La pratica deve prevedere un sistema di tracciabilità dei materiali che impiega. E pertanto deve essere nota: l’origine, la provenienza, la modalità di produzione, il sistema di trasporto e di consegna, e le distanze. L’analisi del ciclo di vita del prodotto e la dichiarazione ambientale di prodotto nonché il marchio comunitario Ecolabel possono essere un modo per dimostrare la tracciabilità. Ove presenti possibili alternative di diverso valore etico e socio-ambientale, l’eventuale maggiore economicità non può essere adotta come criterio di opzione di un’alternativa di minor valore etico e socio-ambientale. Se il materiale impiegato è una qualsiasi plastica di sintesi, questa deve essere esclusivamente di recupero, possibilmente da raccolta ambientale.
3 – Tracciabilità etico/ambientale dei fornitori
La pratica deve prevedere un sistema di tracciabilità dei fornitori dei materiali e dei servizi che hanno rilevanza con la pratica proposta. Pertanto deve essere noto per ogni fornitore: la corretta gestione del personale addetto alla produzione dei materiali, la sua corretta gestione ambientale, sociale e di sicurezza. L’adozione di sistemi qualità e ambientale, delle norme di sicurezza e di percorsi di responsabilità sociale possono essere un modo per dimostrare la tracciabilità del fornitore stesso.
4 – Selezione materiali per durabilità del prodotto
La pratica deve dimostrare che per ogni materiale utilizzato per realizzare il prodotto è stata considerata la sua maggiore durata nel tempo, attraverso il confronto fra differenti opzioni e la possibile modifica del processo produttivo per consentire l’impiego del materiale più durevole (fra quelli di rispetto del criterio 1)
5 – Selezione delle materie prime in base alla diponibilità locale
La pratica deve utilizzare possibilmente materiali da produzione locale e prossimale in base alle disponibilità. Conviene sempre svolgere una verifica delle disponibilità locali dei materiali selezionati secondo i 4 precedenti criteri; tale valutazione può indurre anche una revisione dell’intero diagramma di flusso valutativo, laddove il materiale selezionato ai punti precedenti dovesse risultare disponibile solo a grandi distanze e in presenza di alternative locali.