All’Argonauta argo del Golfo di Napoli riconoscimento internazionale. La specie candidata dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn. Il premio sarà il sequenziamento del genoma del mollusco ad opera del Loewe Centre for Translational Biodiversity Genomics (TBG) del Senckenberg Research Institute and Natural History Museum di Francoforte. L’Argonauta argo ha incantato filosofi e scrittori, da Aristotele a Jules Verne, per il celebre guscio a «conchiglia» e le grandi braccia che ricordano «remi» o «vele»
È l’Argonauta argo il Mollusco Mondiale dell’Anno 2021. Candidato dalla Stazione Zoologica «Anton Dohrn», Istituto Nazionale di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine, il mollusco ha ottenuto 7.888 voti dagli appassionati di tutto il mondo, staccando per più di 2mila voti il secondo classificato. L’annuncio è stato dato stamattina, 1° febbraio 2021, da Julia Sigwart, capo sezione presso il Dipartimento di Malacologia del Museo Senckenberg, Carola Greve (Lab manager del Loewe-Center TBG), Tilman Schell (Loewe-Center TBG) e Yasunori Kano, segretario della società mondiale per la Ricerca sui molluschi (Unitas Malacologica).
Il premio sarà il sequenziamento del genoma dell’Argonauta argo da parte del Loewe Centre for Translational Biodiversity Genomics (TBG) del Senckenberg Research Institute and Natural History Museum di Francoforte.
«Il sequenziamento del genoma completo da parte del Loewe Centre for Translational Biodiversity Genomics (TBG) del Senckenberg Research Institute and Natural History Museum di Francoforte offrirà opportunità di lavoro a diversi gruppi di ricerca interessati a particolari cluster di geni coinvolti in diversi aspetti di questa specie», spiega Fabio Crocetta, biologo marino del Dipartimento di Ecologia Marina Integrata della Stazione Zoologica Anton Dohrn, che ha recentemente rinvenuto un esemplare di Argonauta argo nel Golfo di Napoli durante una analisi di routine delle specie accessorie nella pesca al pesce azzurro. «Il sequenziamento — continua il ricercatore — può anche offrire l’opportunità di effettuare comparazioni con specie imparentate dal punto di vista filogenetico o dal comportamento o stile di vita simili».
La Stazione Zoologica Anton Dohrn si conferma una eccellenza mondiale nel campo della ricerca per aver portato una specie del Mar Mediterraneo a ottenere questo risultato. «La compartecipazione del pubblico nel sostenere l’Argonauta argo e portarlo alla vittoria — afferma Fabio Crocetta — è da un lato un attestato di stima nei confronti dell’istituzione e del lavoro svolto dai singoli ricercatori e dall’altro mostra l’importanza del coinvolgimento delle persone, avvicinandole alla conoscenza del mare e della vita che lo popola».
«La vittoria del nostro cefalopode — afferma Roberto Danovaro, presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn, Istituto di Biologia, Ecologia e Biotecnologie Marine — ci fa molto piacere per due ragioni, la prima perché si è trattato di una competizione molto serrata che ha visto una vera partecipazione da parte di organismi internazionali. La seconda è che la Stazione Zoologica Anton Dohrn ha una lunga tradizione di ricerca sui cefalopodi marini. Si tratta di studi molto interessanti, in particolare sui loro meccanismi di apprendimento. La cosa più straordinaria — spiega Danovaro — è legata al fatto che questi organismi hanno una vita molto breve a fronte di una intelligenza molto sviluppata, si tratta di capire come facciano a diventare così intelligenti in così breve tempo. Sono coinvolte linee di ricerca sulla neurobiologia animale che potrebbero tornare utili anche per scoprire meccanismi legati al nostro cervello. Ecco, è bello sottolineare come anche dietro un concorso di bellezza per animali ci siano solide prospettive scientifiche».
L’Argonauta argo è stato definito il mollusco «più romantico» perché evoca lunghi viaggi per mare e uno spirito di avventura. L’Argonauta è un polpo pelagico dai tratti ancestrali che affascina naturalisti, scrittori ed il grande pubblico sin dall’antichità. Gusci di Argonauta, raffigurati anche in ceramiche risalenti al 3000 a.C., erano spesso usati come ornamenti da danzatrici e donne. Inoltre, l’Argonauta è stato al centro di diversi poemi e libri, tra cui il romanzo Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne.
Descritti originariamente dal mar Mediterraneo, un tempo si riteneva che gli Argonauti usassero il loro grande paio di braccia dorsali come «vele o remi» e le loro «conchiglie» come navi per galleggiare sulla superficie dell’oceano, proprio come impervi «navigatori». Oggi sappiamo che la specie ha uno stile di vita pelagico, ossia vive in mare aperto (a differenza della maggior parte dei cefalopodi), e che, sebbene sia possibile incontrarla nelle acque tropicali e subtropicali di tutto il mondo, l’incontro con gli uomini è una vera e propria rarità.
La specie è originale per numerosi motivi. È, innanzitutto, caratterizzata da un estremo dimorfismo sessuale, con le femmine che appaiono come grandi polpi e crescono fino a 30 centimetri ed i maschi generalmente molto più piccoli fino a 2 centimetri. Le femmine hanno anche braccia extra larghe (i celebri «remi o vele») che secernono il guscio, una struttura idrostatica finemente forgiata ed utilizzata non solo per ottenere un assetto neutro, ma anche per proteggere e trattenere le uova. Gli Argonauti, inoltre, sono voraci predatori ed usano i tentacoli per afferrare la preda e trascinarla verso la bocca, dove la mordono, iniettando del veleno prodotto dalla ghiandola salivare. Sono anche in grado di attaccare e divorare prede più grandi di loro, come le meduse.
Gli Argonauti appartengono ad un gruppo basale dell’ordine Octopoda, e potrebbero conservare alcune caratteristiche di polpi ancestrali. Il loro guscio ha una struttura particolare, interamente calcitica e priva di camere con setti, a differenza di tutti gli altri cefalopodi provvisti di conchiglia, tra cui Nautilus pompilius e Spirula spirula. Infine, il guscio non è prodotto dal mantello, che è, solitamente, il responsabile della formazione delle conchiglie, ma dai due tentacoli modificati. Questo carattere non è presente in alcun antenato, attuale o passato, e presumibilmente costituisce una innovazione evolutiva unica del genere Argonauta.
(Fonte Stazione Zoologica Anton Dohrn)