Il lago d’Iseo rischia una frana grande quanto un palazzo di 73 piani

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Frana lago d Iseo
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L’allarme di Antonello Fiore, presidente Sigea

È il triste risultato di anni di sottovalutazione dei fenomeni geologici e di abbandono al mercato, alla produzione, allo sfruttamento e basta delle risorse ambientali. Infatti, questa frana, è in relazione all’attività estrattiva

Nel lago d’Iseo rischia di finire una frana grande quanto un palazzo di 73 piani quasi un campo di calcio di pari altezza… e si potrebbe generare un’onda alta 5 metri.

È il triste risultato di anni di sottovalutazione dei fenomeni geologici e di abbandono al mercato, alla produzione, allo sfruttamento e basta delle risorse ambientali. Infatti, questa frana, è in relazione all’attività estrattiva.

I geologi della Società italiana di geologia ambientale (Sigea) intervengono nuovamente sulla questione e Antonello Fiore, Presidente della Società italiana di geologia ambientale) stigmatizza: «La stagione autunno inverno 2020/2021, se non ci fosse stata l’emergenza sanitaria, economica e sociale, sarebbe stata ricordata per la vera emergenza che il nostro Paese soffre da decenni: l’emergenza territoriale».

Il lago d’Iseo in pericolo

«In questi giorni — continua la nota Sigea — stiamo seguendo con una certa preoccupazione l’evolversi della situazione in Lombardia, lungo un versante del lago d’Iseo in agro di Tavernola Bergamasca (BG). Una frana questa molto pericolosa perché in funzione della sua evoluzione e velocità di spostamento finendo nel lago d’Iseo potrebbe generare un’onda anomala alta fino a 5 metri. Una frana questa molto probabilmente influenzata dall’attività estrattiva lungo il versante che sta franando.
«Secondo le ultime analisi condotte dal prof. Nicola Casagli, Presidente dell’Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale di Trieste e docente Geologia Applicata dell’Università di Firenze, si tratta di una frana di scivolamento planare che interessa un versante con rocce stratificate con assetto a franapoggio, interessato in passato da attività estrattiva. Il volume instabile è stato stimato in almeno 1,5 milioni di metri cubi. Vorrei materializzare nelle nostre menti questi volumi: immaginiamo un campo di calcio (105 x 65 metri) con una superficie di 6.825 mq; per arrivare al volume di 1,5 milioni di metri cubi bisogna immaginare tutto il campo coperto di terra per 220 metri di altezza, in altre parole un grattacielo alto 73 piani. In questo periodo la frana si muove a velocità pressoché costante di circa 2 cm/giorno ed è tenuta sotto controllo con un sistema di monitoraggio in tempo reale che non ha nessun effetto sull’evoluzione del fenomeno ma solo per rendere efficaci le procedure di Protezione Civile individuate». È quanto ha affermato Antonello Fiore, Presidente nazionale della società italiana di geologia ambientale (Sigea).

Da Ottobre una lunga lista di disastri

«La conoscenza dell’ambiente e dei suoi delicati equilibri, la consapevolezza di come le attività umane possono interferire su questi equilibri producendo severe alterazioni, dovrebbero interessare tutti, perché ogni alterazione degli equilibri naturali interferisce con la nostra salute, con il nostro benessere.
«Se transizione ecologica deve essere, che sia basata, pensando al futuro – ha continuato Fiore – su regole certe di pianificazione e sulla manutenzione e monitoraggio di quel territorio che abbiamo così egoisticamente sfruttato.
«La stagione del dissesto geo-idrologico è iniziata in ottobre con l’alluvione che ha interessato Limone Piemonte, continuando in novembre con l’alluvione di detriti e fango che ha sepolto una parte dell’abitato di Bitti in Sardegna. L’anno 2020 si è chiuso a dicembre con la rottura dell’argine del Panaro in Emilia Romagna e l’alluvione di Crotone, città calabrese già interessata da un fenomeno analogo nel 1996.
«Il 2021 — conclude il presidente Antonello Fiore — è iniziato in perfetta continuità con l’emergenza territoriale dell’anno precedente. In gennaio una frana ha distrutto l’albergo Eberle a Bolzano, per fortuna senza ospiti a seguito dell’emergenza sanitaria, dopo pochi giorni si è aperta una voragine di dimensioni non trascurabili nel parcheggio dell’Ospedale del Mare di Napoli e in febbraio si sono verificati, sempre in Campania e lungo la costiera Amalfitana, numerosi fenomeni franosi. Sembrava che il peggio si fosse materializzato in Liguria con la porzione del cimitero di Camogli franata e 320 bare finite in mare con i loro resti umani in balia di pesci e gabbiani. Questo elenco conferma la fragilità del nostro Paese, con i sui tanti piedi nel fango».
Sarebbe ora di passare dalle osservazioni alle soluzioni.

 

R. V. G.