La chiave di lettura dell’«attualismo»

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Il termine «attualismo» (coniato da due geologi scozzesi) viene utilizzato in geologia e sta a significare che i fenomeni geologici o fisici che operano adesso, hanno sempre agito, con la stessa intensità, nel passato dei tempi geologici. Tutto ciò deriva da un altro assunto: un’adeguata conoscenza delle dinamiche del clima nella storia del pianeta è cruciale per valutarne l’evoluzione futura

«Il presente è la chiave del passato»: questa frase rappresenta il compendio al principio dell’attualismo, largamente dibattuto in filosofia della scienza e pilastro della scienza geologica.
L’altra frase: «il passato è la chiave del futuro», potrebbe essere, la sua trasposizione nel campo della scienza del clima.
Il termine «attualismo» (coniato da due geologi scozzesi) viene utilizzato in geologia e sta a significare che i fenomeni geologici o fisici che operano adesso, hanno sempre agito, con la stessa intensità, nel passato dei tempi geologici.
Tutto ciò deriva da un altro assunto: un’adeguata conoscenza delle dinamiche del clima nella storia del pianeta è cruciale per valutarne l’evoluzione futura. Ma se questa conoscenza è parziale, oppure condizionata da fattori ideologici, l’idea che ne deriva del clima del futuro non può che essere affetta dagli stessi problemi, risultando quindi, del tutto inutile ove non dannosa, in sede di definizione di eventuali politiche di mitigazione e adattamento.
L’attenzione della comunità scientifica che si occupa di clima, da qualche anno a questa parte, è stata catalizzata dalle variazioni della temperatura media superficiale globale.
La scienza da tempo concorda sul fatto che il riscaldamento climatico esiste ed è primariamente collegato alle emissioni umane di gas ad effetto serra, le quali sono a loro volta connesse ai consumi umani di energia (di origine fossile).
Al di là quindi di ogni approccio di tipo negazionista o superficiale alla tematica del cambiamento climatico, servirebbe che ciascuno si approcciasse a queste tematica in maniera seria e ragionata al fenomeno del riscaldamento climatico globale, già definito come «…il primo nemico dell’umanità e la prima, più importante sfida che deve impegnare l’ambientalismo».
Anche perché si tratta di un fenomeno che coinvolge tutta l’umanità, seppur in modo differente, quindi è sensato che ciascuno si chieda come poter collaborare al suo contrasto nella vita di tutti i giorni.
Si tratta di un processo preoccupante, dal momento che tale riscaldamento climatico origina numerosi conseguenti fenomeni di alterazione in tutti i comparti ambientali, e già oggi i suoi effetti sono ben visibili a livello fisico (andamento meteo climatico in primis) e biologico.
Tale parametro, tuttavia, è di per se imperfetto per problemi di natura strumentale, di distribuzione dei punti di osservazione e di raccordo tra serie più «datate» e serie più recenti.
È inoltre difficile considerarlo rappresentativo delle condizioni energetiche del sistema nel suo complesso, ma è anche l’unico di cui si disponga di record sufficientemente lunghi per rappresentare le dinamiche del clima, l’unico inoltre, di cui sia possibile stabilire relazioni quantitative con i vari dati che possono consentire di descriverne l’evoluzione.
Non si può dimenticare infatti, che alla base delle «preoccupazioni» per il futuro del clima e quindi del pianeta, ci sono sostanzialmente due concetti: il riscaldamento delle ultime decadi del secolo scorso non avrebbe precedenti negli ultimi mille anni e che le origini di questa impennata sarebbero essenzialmente antropiche, ovvero indotte dall’aumento della concentrazione di CO2 ascrivibile alle attività umane.
Va da sé che questa impostazione è in aperto contrasto con la variabilità cui la temperatura è stata soggetta in vari periodi storici. Nel medioevo (950–1250) vi sono state temperature di 1-3°C superiori alle attuali; in seguito vi è stato un periodo di intenso e prolungato raffreddamento (1500-1850) conclusosi appena prima dell’inizio dell’era industriale. In tale periodo una vasta storiografia colloca frequenti eventi meteorologici intensi, a riprova del fatto che sia la tendenza al freddo e non la deriva verso il caldo a innescare fenomeni violenti.
Non guasta, a mio avviso, anche nel campo della geologia, uno sguardo al passato per conoscere il futuro, secondo il postulato del principio dell’attualismo.

 

Francesco Sannicandro, già Dirigente Regione Puglia e Consulente Autorità di Bacino della Puglia