Un’avvincente storia di fantascienza al limite tra quello che è stato e quello che potrà essere; un romanzo attuale e avvincente, scritto a quattro mani da Giuseppe di Clemente e Marco Capocasa
Benvenuti nell’universo di Elbrus. Anno Domini 2113.
La Terra è al collasso. I cambiamenti climatici prodotti dal riscaldamento globale hanno determinato nuovi equilibri geopolitici. Il sovrappopolamento e le migrazioni di massa verso i paesi «non più freddi» sono parte di un problema più esteso: l’imminente scarsità di risorse che permettano il sostentamento del genere umano nel prossimo futuro. L’esplorazione spaziale ha fallito nel suo obiettivo fondamentale, la fondazione di colonie autosufficienti dove l’Uomo del futuro potesse emanciparsi. Gli ostacoli non sono quelli dovuti alle tecnologie disponibili, ma alla natura stessa della specie umana. Ma la soluzione è dietro l’angolo e viene da un altro sistema solare, dalle cui profondità siderali, decine di anni più tardi, un messaggio risveglierà il Viaggiatore e con lui tutti i suoi simili.
Elbrus è questo, un’avvincente storia di fantascienza al limite tra quello che è stato e quello che potrà essere; un romano fantascientifico attuale e avvincente, scritto a quattro mani da
Giuseppe di Clemente, laurea in economia e una grande passione per l’astronomia e la fantascienza che coltiva sin da ragazzo, e Marco Capocasa, antropologo molecolare, anch’egli con una grande passione per la fantascienza legata alle letture dei classici di questo genere.
In Elbrus il riscaldamento globale sta producendo ormai effetti devastanti, tanto da compromettere seriamente la sopravvivenza dell’umanità e di tutte le specie animali e vegetali della Terra. Ma se i cambiamenti climatici fanno da sfondo al romanzo, la sua trama è invece legata a doppio filo ai progressi della genetica e della genomica umana spingendosi anche oltre, fino alla frontiera della clonazione umana, cercando di conservare un’attenzione particolare per gli inevitabili problemi etici e sociali connessi a queste pratiche.
Le vicende di Elbrus prendono vita in un universo nel quale vige l’impossibilità che qualunque fenomeno fisico, e a maggior ragione un veicolo spaziale, possa superare la velocità della luce accettando, inoltre, la discontinuità del tessuto spazio-tempo. L’ipotesi di una «schiuma quantistica» dove si formerebbero e dissolverebbero in un istante cunicoli o scorciatoie attraverso lo spazio e il tempo è quindi premessa nell’immaginare l’esistenza di una civiltà aliena che, caratterizzata da un livello di progresso tecnico-scientifico tale da consentire di ingegnerizzare veicoli in grado di viaggiare a una velocità prossima a quella della luce, sfrutta le fessure spazio-tempo spontanee per raggiungere luoghi altrimenti irraggiungibili.
Nell’intervista scritta a quattro mani e pubblicata sul sito dell’editore Armando Curcio Editore i due autori ci spiegano come due universi così lontani, quali l’antropologia molecolare e l’economia possano incontrarsi e dare luce ad un romanzo di fantascienza, quali possibili scenari possano realizzarsi nel nostro mondo futuro dove la crisi energetica e quella migratoria ne fanno da padrone e ancora come la manipolazione genetica, rappresentando una delle chiavi del romanzo, metta in grado la scienza addirittura di «riscrivere» il genoma umano.
E allora, eccola l’arroganza dell’uomo che erode gli equilibri che la natura ha costruito in milioni di anni, a opinione di molti l’ennesimo sopruso, un abominio di leghe di metallo.
E se ci giungesse un messaggio dal futuro?
«Andrus sale a bordo della macchina del tempo, e torna indietro dal 2155, con la ferma intenzione di palesarsi ai presidenti delle grandi potenze mondiali per metterli in guardia sul futuro terribile che l’umanità si troverà a dover fronteggiare. Giunto nel 2020 trova un mondo in perfetto equilibrio demografico, dove la povertà è un lontano ricordo e dove l’inquinamento e i gas serra sono concetti sconosciuti. Si guarda intorno e non capisce. Risale a bordo della sua macchina del tempo, avvia una diagnostica rapida e si rende conto di avere sbagliato linea temporale. Altro universo, altra storia, altra umanità»…
Elsa Sciancalepore