Xylella, ore di preoccupazione per il biologico pugliese

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Lavorazioni terreno agricoltura ulivo
Il tipo di lavorazione del terreno è strategico nel controllo dell'epidemia
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Un argomento troppo complesso che non ha visto coinvolte le associazioni di categoria che ora si trovano a dover correre ai ripari per scongiurare l’approvazione di un documento regionale in provvedimento che quindi per poter poi perdere valore deve venir impugnato. Dura presa di posizione dell’Aiab che richiede un immediato incontro con l’assessore all’Agricoltura della regione Puglia, Donato Pentassuglia, e con il presidente Michele Emiliano. La posizione Federbio

La Puglia rilancia l’impegno contro la Xylella fastidiosa chiedendo un coinvolgimento massimo a tutti gli attori coinvolti e questo per cercare di contrastare la diffusione del vettore attraverso adeguate misure di contenimento. Ci siamo già occupati di questo argomento che ormai da anni attanaglia il territorio pugliese e non solo attraverso una chiacchierata con Marco Scortichini che ha sottolineato come solo un contesto di collaborazione mediante verifica, possibilmente sinergica, delle iniziative sperimentali può arginare le epidemie e successivamente riportando la posizione della Confederazione produttori agricoli Copagri che chiarisce come la Puglia sia la seconda regione italiana per superficie biologica ma che le scelte politiche che oggi si paventano potrebbero declassare la produzione su una parte consistente del territorio.

Aiab

Della stessa opinione è l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab).

Negli ultimi anni Aiab Puglia è stata sempre presente nel territorio per sostenere le sue colture colpite dal disseccamento degli ulivi. Abbiamo aperto tavoli tecnico-scientifici ed inviato alla regione Puglia quanto evidenziato dai ricercatori.

Inviato mail, pec, comunicati stampa, abbiamo chiarito che l’unica strada da percorrere è quella di potenziare i sistemi di difesa delle piante. Una corretta gestione del suolo, le arature superficiali, le potature annuali o biennali, eliminare la pratica del diserbo chimico che durante il lavoro di studio e di sperimentazione ha favorito la diffusione di vettori e di patogeni associati al complesso del disseccamento rapido dell’olivo (Co.Di.Ro).

L’Associazione dichiara come sia fondamentale sottoporre il territorio ad un costante monitoraggio in modo da tenere sotto controllo tutti i più importanti parametri che regolano la vita di un ecosistema. Ma la scelta della regione Puglia, in barba all’agenda 2030, va invece in tutt’altra direzione imponendo sostanze neurotossiche alle colture: Deltametrina per vite (da tavola e da vino), mandorlo, olivo, erba medica, trifoglio, graminacee foraggere, floreali (coltura a pieno campo), vivai e ornamentali (coltura a pieno campo), pioppo e forestali in vivaio, impianti giovani; Acetamiprid per olivo, Fosmet per olivo, Spinetoram per olivo.

Le aziende biologiche certificate e i privati che conducono terreni agricoli nelle aree delimitate su cui insistono le colture indicate avrebbero quindi l’obbligo di operare due trattamenti.

Una situazione, denuncia l’Aiab, che porterebbe un’enorme danno economico alle produzioni agricole delle aree soggette a vincoli ambientali, senza contare l’impatto devastante sulla popolazione degli impollinatori, specie in relazione all’uso di pesticidi neurotossici dannosi per le api. L’uso di questi pesticidi, andrebbe peraltro vietato in fioritura «dall’apertura del fiore alla completa caduta dei petali, su colture erbacee, arboree e ornamentali, nonché su vegetazione spontanea […] anche in presenza di fioritura delle sole vegetazioni sottostanti le coltivazioni arboree» secondo quanto prescritto dalla Legge regionale 45/2014.

L’Aiab c’è sempre stata ma dichiara quanto sia fondamentale la cooperazione di tutti gli attori sociali perché è chiaro come misure del genere, proposte dalla regione Puglia, ucciderebbero non solo il biologico in Puglia, ma tutto quanto serve al pianeta per continuare ad esistere. Sul piano scientifico, inoltre, appare semplicistico, ingenuo e pericoloso ritenere possibile una completa e persistente eliminazione del batterio (presente ormai da anni) e dell’insetto vettore in un’area geografica così estesa, così come semplicistico, pericoloso e fuorviante appare attribuire completamente le responsabilità della sindrome da disseccamento degli ulivi al solo binomio Xylella/insetto vettore, in un’area ad elevato rischio ambientale caratterizzata, tra le altre cose, da elevate emissioni inquinanti e clima-alteranti, eccessivo utilizzo di pesticidi, decenni di gestione inadeguata dei rifiuti, bassissimo contenuto di sostanza organica dei suoli che in vaste aree sono per questo prossimi all’inaridimento.

Per Aiab, che richiede un immediato incontro con l’assessore all’Agricoltura della regione Puglia, Donato Pentassuglia, e con il presidente Michele Emiliano, è quindi assolutamente urgente che la regione modifichi il piano fitosanitario, basandosi sulle più recenti evidenze scientifiche e pratiche che dimostrano la possibilità di convivenza col batterio tramite strategie e cure naturali e virtuose, compatibili con i vincoli del biologico. I risultati, in termini di ambiente e salute dovuti all’impegno e all’esperienza, alla competenza e alla qualità degli operatori del biologico e biodinamico, non è né legittimo né tanto meno necessario che vengano sacrificati: sarebbe solo un crimine!

Federbio

Anche la Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica (Federbio) Puglia Natura per mezzo del suo vicepresidente Nino Paparella dichiara come i produttori biologici pugliesi siano da sempre stati molto attenti e partecipi a tutte le iniziative di lotta e contrasto alla diffusione della Xylella e dei relativi danni. Per questo, fin dal primo manifestarsi della malattia dell’olivo, hanno volontariamente adottato tutte le buone pratiche agronomiche necessarie ad impedire la diffusione del vettore e del batterio. Come ogni anno anche quest’anno si pone l’esigenza di una direttiva obbligatorio emanata dagli organi tecnici della Regione per il contrasto alla diffusione della malattia; come ogni anno i produttori biologici hanno proposto l’utilizzo per la lotta all’insetto vettore alcuni principi attivi ammessi dal regolamento europeo sulla agricoltura biologica. Negli anni passati tutto ciò è stato possibile grazie all’autorizzazione provvisoria concessa ad un preparato a base di estratto di arancio amaro, ammesso in agricoltura biologica, e idoneo a combattere l’insetto vettore in modo da impedirne la sua diffusione.

Quello che chiede la Federazione è che anche quest’anno la regione Puglia adotti provvedimenti analoghi a quelli degli anni precedenti, stimolando anche il Ministero della sanità alla concessione dell’autorizzazione provvisoria per la lotta all’insetto vettore di prodotti fitosanitari ammessi dal regolamento europeo sull’agricoltura biologica. Un cambio di rotta penalizzerebbe in modo enorme i produttori biologici pugliesi e sarebbe incomprensibile proprio nel momento in cui il governo nazionale e l’Unione europea puntano alla svolta Green dell’economia anche nel campo agricolo e all’incremento delle superfici in biologico.

Va certamente ricordato che fatto salvo, per le aziende in conversione, il normale termine del periodo di conversione secondo quanto disposto dai Reg. CE 834/2007 e CE 889/2008, per gli appezzamenti investiti ad oliveto che ricadano nelle zone delimitate, in cui vengano eseguiti trattamenti nei confronti di Philaenus spumarius con prodotti autorizzati per tale uso, ma non ammessi per la produzione biologica, il periodo di conversione è ricalcolato partendo dalla data del primo trattamento obbligatorio dell’anno e si considererà terminato solo quando, nel suolo e nel vegetale, si sia accertato analiticamente un livello di residui delle sostanze attive impiegate non superiore a 0,01 mg/kg. In ogni caso, il raccolto successivo al trattamento non può essere commercializzato con riferimento al metodo di produzione biologico.

 

Elsa Sciancalepore