Un gruppo internazionale e interdisciplinare di ricercatori, coordinato dal prof. Alessandro Achilli dell’Università di Pavia, è riuscito ad ottenere per la prima volta genomi antichi dall’Istmo di Panama, che confrontati con i genomi delle popolazioni attuali hanno messo in evidenza le particolarità genetiche dell’area Istmo-Colombiana fornendo anche una nuova interpretazione di alcune sepolture pre-Ispaniche rinvenute a Panama City
L’Istmo di Panama è stato un passaggio obbligatorio durante il primo popolamento delle Americhe circa 15-20mila anni fa e un punto nevralgico di passaggio di beni, idee e anche persone durante il più recente periodo coloniale. In questo studio, un gruppo internazionale e interdisciplinare di ricercatori, coordinato dal prof. Alessandro Achilli dell’Università di Pavia, è riuscito ad ottenere per la prima volta genomi antichi dall’Istmo di Panama, che confrontati con i genomi delle popolazioni attuali hanno messo in evidenza le particolarità genetiche dell’area Istmo-Colombiana fornendo anche una nuova interpretazione di alcune sepolture pre-Ispaniche rinvenute a Panama City.
Lo studio ha anche identificato una nuova componente genetica, mai riscontrata prima nelle popolazioni Indigene Americane, presente soprattutto in uno degli attuali gruppi etnici Panamensi (i Guna).
La ricerca, intitolata «Archaeogenomic distinctiveness of the Isthmo-Colombian area», è stata pubblicata il 23 marzo su «Cell», una delle più prestigiose riviste scientifiche nel campo delle Scienze della Vita.
Ricostruire la storia demografica degli ultimi diecimila anni dell’Istmo di Panama attraverso il Dna è stato l’obiettivo di un team internazionale di antropologi, archeologi, storici e genetisti provenienti da Panama, Colombia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania, Estonia, Spagna e Italia, coordinati dai genetisti Alessandro Achilli e Marco Rosario Capodiferro del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università di Pavia, in collaborazione con la storica Bethany Aram dell’Università Pablo de Olavide di Siviglia.
Il clima tropicale di Panama e la vicinanza dei siti di scavo all’oceano sono condizioni estreme per la conservazione dei residui di Dna presenti nei resti scheletrici (ossa e denti) di antiche sepolture. Nonostante ciò, Capodiferro e collaboratori sono riusciti nell’arduo compito di sequenziare e analizzare i primi genomi da ossa provenienti dall’Istmo di Panama, confrontandoli anche con dati genomici di Panamensi moderni. In particolare, sono stati analizzati 12 genomi antichi, di cui dieci pre-Ispanici e due del primo periodo coloniale, tutti sepolti a Panama City (nei siti di Coco del Mar e Panamá Viejo), e i genomi moderni di 84 individui provenienti da tutta Panama che avevano donato il proprio Dna per questa ricerca nel 2016.
Il dott. Marco Capodiferro descrive così la variabilità genetica dell’Istmo: «La ricerca ha messo in evidenza una chiara struttura (differenziazione) genomica delle popolazioni di Panama, che caratterizza in maniera evidente i diversi gruppi etnici attuali e precoloniali di Panama. Potremmo dire che ciascun gruppo popolazionistico ha una propria storia genetica. Al contempo sono state identificate anche maggiori somiglianze genetiche tra i gruppi etnici (Bribri, Naso Djërdi e Ngäbe) della regione occidentale di Panama (estesa ai Cabécar del Costa Rica) rispetto alla parte orientale, dove troviamo i Guna, gli Emberá e i campioni antichi analizzati in questo lavoro. È interessante notare come questi cluster genomici in parte riflettano i due principali gruppi culturali pre-Ispanici, Gran Chiriquí ad ovest e Gran Darién ad est».
Ma i risultati di questa ricerca hanno implicazioni che vanno ben oltre la regione dell’Istmo. Il confronto con i dati genomici di 1800 individui antichi e moderni ha da un lato confermato che i gruppi Indigeni (antichi e moderni) dell’Istmo di Panama condividono le stesse radici genetiche con le popolazioni Indigene di Nord, Centro e Sud America, dall’altro ha rivelato una variabilità genetica unica nell’area Istmo-Colombiana, particolarmente evidente nei Panamensi. «Per spiegare questa unicità — spiega il prof. Achilli — abbiamo dovuto ipotizzare l’arrivo a Panama di tre diverse componenti genetiche ancestrali molto antiche, fra le quali una mai evidenziata in precedenza e altrove, che raggiunse Panama più di diecimila anni fa, espandendosi localmente durante il primo Olocene (circa 10mila anni fa) e che ha lasciato tracce evidenti sia nel genoma dei Panamensi di oggi, specialmente in gruppi etnici isolati come i Guna, sia in quelli del passato».
La prof.ssa Bethany Aram, storica, sottolinea che «questo studio ha fornito anche risposte ad annose questioni archeologiche e antropologiche, fornendo nuove interpretazioni su due tombe pre-Ispaniche rinvenute nei siti archeologici di Panamá Viejo e Coco del Mar, che presentano scheletri interi di sesso femminile circondati da numerosi crani di individui di sesso esclusivamente maschile, datati tra il 600 e il 1450 AD».
«Questo studio è un modello per studi futuri interdisciplinari riguardanti l’area Istmo-Colombiana, che è stata ed è tuttora un crocevia di popoli — conclude il prof. Achilli —. Nel prossimo futuro la storia genetica di questa regione sarà arricchita dall’analisi di genomi completi di individui moderni e genomi ad alta risoluzione di campioni antichi raccolti in siti archeologici diversi datati in un arco temporale più ampio che va dall’inizio dell’Olocene al periodo coloniale, fornendo anche informazioni più accurate sulle variazioni demografiche pre e postcoloniali».
Tra gli autori principali troviamo genetisti del Gruppo di Genomica delle Popolazioni Umane e Animali del Dip. di Biologia e Biotecnologie «L. Spallanzani» dell’Università di Pavia (M.R. Capodiferro, A. Raveane, N. Rambaldi Migliore, G. Colombo, L. Ongaro, U.A. Perego, V. Grugni, G. Lombardo, A. Olivieri A. Torroni, O. Semino e A. Achilli) e di altre Università Italiane (A, Modi, M. Lari M e D. Caramelli, Firenze; L. Pagani, Padova; F. Montinaro, Bari), insieme a ricercatori (archeologi, antropologi e storici) di altre parti del mondo.
La ricerca, condotta in collaborazione con il Patronato Panamá Viejo, il Gorgas Memorial Institute for Health Studies di Panama, i laboratori del Dna antico e di genetica delle popolazioni moderne dell’Università dell’Illinois e dell’Università di Tartu, con l’approvazione delle autorità Panamensi (Dirección Nacional de Patrimonio Histórico, Instituto Nacional de Cultura) è stata finanziata dal progetto European Research Council (Horizon 2020) ERC CoG 648535 “ArtEmpire,” diretto dalla Prof.ssa Aram, dall’Università di Pavia – programma INROAd, da Fondazione Cariplo progetto n. 2018–2045 e dal Ministero dell’Istruzione, Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR) progetto PRIN2017 20174BTC4R.
COMPLETE REFERENCE: Capodiferro MR, Aram B, Raveane A, Rambaldi Migliore N, Colombo G, Ongaro L, Rivera J, Mendizábal T, Hernández-Mora I, Tribaldos M, Perego UA, Li H, Scheib CL, Modi A, Gòmez-Carballa A, Grugni V, Lombardo G, Hellenthal G, Pascale JM, Bertolini F, Grieco G, Cereda C, Lari M, Caramelli D, Pagani L, Metspalu M, Friedrich R, Knipper C, Olivieri A, Salas A, Cooke R, Montinaro F, Motta J, Torroni A, Martín JG, Semino O, Malhi RS, Achilli A. Archaeogenomic distinctiveness of the Isthmo-Colombian area. March 23, 2021. Cell [IF2019: 38.637]. https://doi.org/10.1016/j.cell.2021.02.040
(Fonte Università di Pavia)