Il Salone della Csr e dell’innovazione sociale

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Un rinascere sostenibili, questo il titolo dell’edizione 2021, che vuole rappresentare un impegno, una sfida, una speranza perché per rinascere sostenibili sono necessari coraggio, innovazione, capacità di visione che mettano al centro organizzazioni responsabili, giovani e territori

Tutela e valorizzazione del territorio, promozione del benessere delle persone e delle comunità locali, sono questi gli obiettivi di sviluppo sostenibile verso i quali si impegnano molte realtà territoriali mettendo in campo buone prassi per la salute dell’ambiente e dei cittadini. E Anche in Puglia sono presenti eccellenze in questo ambito che hanno presentato le loro esperienze durante la tappa di Bari de «Il Salone della Csr e dell’innovazione sociale», un salone che tiene alta l’attenzione alla sostenibilità tutto l’anno.

Dal 2013 il Salone della CSR e dell’innovazione sociale rappresenta infatti l’appuntamento più atteso da chi crede nella sostenibilità. Riconosciuto come il principale evento in Italia dedicato a questi temi, il salone ha contribuito alla diffusione della cultura della responsabilità sociale, offerto occasioni di aggiornamento, facilitato il networking tra i diversi attori sociali. Un rinascere sostenibili, questo il titolo dell’edizione 2021, che vuole rappresentare un impegno, una sfida, una speranza perché per rinascere sostenibili sono necessari coraggio, innovazione, capacità di visione che mettano al centro organizzazioni responsabili, giovani e territori.

Durante l’evento barese si è partiti analizzando i dati del Rapporto 2020 «I territori e gli obiettivi di sviluppo sostenibile» dell’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), rapporto che analizza lo stato di avanzamento del nostro Paese rispetto all’attuazione dell’Agenda 2030 e ai 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs). Gianni Bottalico, Segretariato Asvis – Responsabile relazioni territoriali, presente all’evento ha sottolineato come una delle partite fondamentali per l’attuazione dell’Agenda 2030 si gioca a livello territoriale perché senza un coinvolgimento dei diversi territori (regioni, province, città e aree interne) la trasformazione necessaria per portare il Paese su un sentiero di sviluppo sostenibile rischia di restare astratta e poco coinvolgente, incapace di incidere sui comportamenti concreti della società e del mondo economico.

Andando quindi nel dettaglio la Puglia evidenzia un miglioramento per i Goal 4, 5, 7, 9 ,12 e 16. Per il Goal 4 diminuisce l’uscita precoce dal sistema di formazione (-5,7 punti percentuali) e aumenta la partecipazione dei disabili alle attività educative; per il Goal 5 aumenta il rapporto tra i tassi di occupazione delle donne con e senza figli, mentre per il Goal 7 incrementano le energie da fonti rinnovabili (+5,4 punti percentuali).

Con riferimento al Goal 9, aumentano le famiglie con una connessione a banda larga (+33,5 punti percentuali), così come per il Goal 12 aumenta la raccolta differenziata (+30,8 punti percentuali).

Con riferimento al Goal 16, diminuisce la durata dei procedimenti civili (-257 giorni) e il sovraffollamento delle carceri, attestandosi però nel 2019 ad oltre 152 detenuti per 100 posti disponibili, rispetto a una media nazionale di 120.

La Puglia evidenzia un deterioramento per i Goal 1, 8 e 15. Il calo osservato dal 2010 al 2019 per la povertà (Goal 1) è spiegato dall’aumento della povertà relativa (+6,0 punti percentuali) e della grave deprivazione materiale (+1,3 punti percentuali). Per il Goal 8, si registra una drastica riduzione degli investimenti fissi lordi, insieme all’incremento dei Neither in employment or in education or training (Neet) e del part-time involontario. Infine, gli ecosistemi terrestri devono il loro peggioramento all’aumento del consumo (+2.564 ettari consumati dal 2012 al 2019) e della frammentazione del suolo (+4,6 punti percentuali).

Importante anche la testimonianza di Corrado Tarantino, Presidente del Consorzio area marina protetta e riserva naturale di Torre Guaceto, che ha evidenziato come il Consorzio di gestione di Torre Guaceto, composto dal comune di Carovigno (Ente pubblico – stakeholder territoriali), dal comune di Brindisi (Ente pubblico – stakeholder territoriali), dal Wwf Italia (Ong – Organismo privato stakeholder nazionale) rappresenti il primo ente di gestione misto pubblico – privato in Italia. Racconta come la sfida era quella di continuare a produrre ma in maniera sostenibile tutelando le specificità del territorio e allora la collaborazione con Slowfood ha portato alla promozione di produzioni biologiche locali, come l’olio degli uliveti secolari, denominato Oro del Parco, e la cultivar del Pomodoro Fiaschetto.

Per quanto poi riguarda la gestione della pesca, nei primi cinque anni di gestione (2000-2005) la pesca è stata vietata per consentire la rigenerazione degli stock ittici mentre dal 2005 è iniziata la pesca sperimentale, con la stesura di un accordo di pesca condiviso tra ricercatori, pescatori e soggetto gestore. E affianco alla gestione dell’agricoltura e della pesca, Torre Guaceto è stata certificata dalla Carta europea del turismo sostenibile (Cets) i cui principi vanno dal lavorare in partnership ad elaborare e realizzare una strategia comune, dal tutelare e migliorare il patrimonio naturale e culturale dell’area a garantire ai visitatori un elevato livello di qualità, dal comunicare efficacemente le caratteristiche proprie dell’area ad incoraggiare prodotti turistici specifici, dal migliorare la conoscenza dell’area protetta ad assicurare la qualità di vita delle comunità locali, dall’accrescere benefici provenienti dal turismo per l’economia locale a monitorare i flussi dei visitatori.

 

Elsa Sciancalepore