Xylella, le inadempienze della Regione Puglia

2405
Uliveto Ulivi campagna A Perrini
Foto di repertorio di A. Perrini
Tempo di lettura: 4 minuti

Sono troppi gli interrogativi senza risposta, le procedure che lasciano perplessi, i danni che gli agricoltori stanno subendo. Interventi discutibili che creano problematiche e a cui si cerca di riparare alla buona. I Piani di lotta e i monitoraggi

L’olio, gli ulivi, il paesaggio, parte notevole della storia della Puglia è racchiusa in questo splendido albero che l’arte dei potatori ha fatto diventare sculture splendide che hanno ispirato artisti di varie generazioni. La Regione Puglia non può avvicinarsi a questa pianta con sufficienza, quasi vivendo di rendita, quella che le viene dal lavoro di generazioni di contadini e imprenditori, per questo prima o poi sarà chiamata a rispondere ai cittadini di sue inadempienze.

Uno strategico banco di prova è dato proprio dalla diffusione della Xylella fastidiosa, un batterio ampiamente diffuso ma che si è accanito nel Salento tanto da fare il deserto. E le inadempienze sono tante, dall’applicazione degli interventi all’impiego indiscriminato dei prodotti fitosanitari. Appena attutito dall’allargamento anche ai prodotti biocompatibili per non danneggiare un’altra filiera di produzione agricola qual è l’agricoltura biologica.

La conoscenza del territorio

Ma viene da chiedersi, la Regione conosce realmente il territorio? Esaminando gli atti e gli interventi, sorgono legittimamente molti dubbi.

L’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia, uomo cresciuto fra le problematiche degli agricoltori e quindi conoscitore dei problemi e delle aspettative di questo mondo produttivo, aveva promesso una svolta nella lotta al vettore che determina la diffusione della Xylella, con l’utilizzo su tutto il territorio regionale di fitofarmaci chimici, andando ben oltre quanto prescritto dall’Ue che prevede la lotta al vettore nelle aree delimitate (art 8 Reg. UE 1201/2020 «Misure contro i vettori dell’organismo nocivo specificato», comma 2: «Lo Stato membro interessato applica pratiche agricole per il controllo della popolazione di vettori dell’organismo nocivo specificato, in tutti i suoi stadi, nella zona infetta e nella zona cuscinetto. Esso applica tali pratiche nel periodo più adatto dell’anno, indipendentemente dalla rimozione delle piante interessate. Tali pratiche comprendono trattamenti chimici, biologici o meccanici efficaci contro i vettori, a seconda dei casi, in funzione delle condizioni locali».

Un intervento che è stato appena corretto qualche giorno fa ma che purtroppo non fa giustizia di una reale svolta regionale di «pacificazione» con l’ambiente che continua ad essere maltrattato e sfruttato.

I Piani di lotta

E poi c’è l’aspetto dei Piani di lotta regionali, tardivi, colpevolmente tardivi.

Gli entomologi lo sanno bene: che senso ha inseguire le farfalline con i veleni? La Xylella va intercettata e colpita, con la speranza di ridurne la popolazione, quando è in via di riproduzione.

Il contenimento del vettore è il principale strumento di contrasto dell’infezione, più degli stessi abbattimenti delle piante infette; senza di esso, come dice l’Efsa, è letteralmente impossibile fermare l’infezione. Fondamentale è intervenire per tempo con la lotta meccanica (arature e trinciature) per distruggere a terra gli stadi giovanili dell’insetto. Un corretto monitoraggio qualitativo e quantitativo dello sviluppo dell’insetto indica il momento opportuno per eseguire le lavorazioni del suolo, prima che raggiunga lo stato adulto.

Eppure, ogni anno, i provvedimenti per disciplinare le azioni e per intraprendere il fondamentale monitoraggio vengono adottati con enorme ritardo. Anche quest’anno, ormai ad aprile, (l’anno scorso fu approvato con DGR 548 del 21 aprile 2020)…

E non c’è ancora un Piano di lotta alla Xylella. Il cambio di passo non è percettibile. La scadenza per le arature, inoltre, è fissata fin dall’inizio, al 30 aprile, pena sanzioni. Cosa alquanto incomprensibile, visto che lo sviluppo biologico della sputacchina è determinato dall’andamento climatico. In anni con febbraio e marzo caldi, come quello attuale, lo stadio di adulto può essere raggiunto anche 2-3 settimane prima e un’aratura negli ultimi dieci giorni di aprile rischia di diventare inutile; di qui la necessità di un valido monitoraggio nei mesi precedenti.

I monitoraggi

I monitoraggi… ma chi li fa i monitoraggi? Quest’anno non è chiaro chi abbia fatto o faccia il monitoraggio e la Regione, peraltro, pare non abbia incaricato nessuno, tanto che è partito un appello per un monitoraggio volontario, appello lanciato da «Scienza aperta» e coordinato da Infoxylella (che sono sempre gli stessi: Ipsp-Cnr, Istituto per la Protezione sostenibile delle piante, il Crsfa, Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura «Basile Caramia», l’Arptra, Associazione regionale pugliese tecnici e ricercatori in agricoltura).

Ma a che serve questo tardivo monitoraggio? Che oltretutto prevede solo una rilevazione qualitativa dello stadio di sviluppo del vettore? E ancora: una rilevazione così delicata non è meglio che sia affidata a strutture professionali, adeguatamente preparate?

Il discorso del monitoraggio dei vettori, sempre trascurato, è invece di enorme importanza ai fini della lotta alla Xylella, è una vicenda veramente poco chiara.

Il monitoraggio degli insetti dannosi in agricoltura è parte fondamentale dei piani di difesa delle colture agricole, che si svolge secondo le linee guida di difesa integrata a livello nazionale. Ogni Regione adotta annualmente i propri programmi di difesa attiva lotta integrata, che comprende anche l’espletamento di un servizio di monitoraggio delle coltura e dei parassiti, tra cui, per l’ulivo, la sputacchina. Tale servizio era svolto dall’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia tramite i Consorzi di Difesa presenti in ogni Provincia. Con legge 33/2017 le competenze di difesa attiva delle coltura e di agrometeorologia (compreso di fatto il personale dei Consorzi di Difesa) furono trasferiti all’Arif, che dal 2018 svolge tali funzioni. Vengono emessi durante tutto l’anno bollettini fitosanitari settimanali per la difesa delle varie colture (anche tramite il monitoraggio in campo dei parassiti) e bollettini quotidiani per la parte meteorologica.

La Regione, quindi, dispone di personale per rilievi e monitoraggi con esperienza in campo trentennale e di tutti i dati agrometeo necessari a fare previsioni per lo sviluppo dei vari stadi della sputacchina.

Perché fino ad oggi l’Arif non ha realizzato nessun monitoraggio per la sputacchina?

Per il 2019 il monitoraggio del vettore fu affidato, con ritardo rispetto alle esigenze, con DDS 34 dall’Osservatorio fitosanitario al consorzio Basile Caramia – Cnr (gli stessi che oggi propongono il monitoraggio volontario) per complessivi 226.000 euro. Per il 2020, nonostante la DGR 548 pag. 13 avesse specificato che il monitoraggio del vettore era compito dell’Arif, questo veniva assegnato con affidamento diretto dall’Organo commissariale (commissario Ranieri, vice commissari Damiani e Ferraro) al Basile Caramia per 40.000 euro (1/5 dell’anno prima). Per il 2021 non si sa nulla.

Perché non è stato realizzato il Piano di monitoraggio affidato all’Arif per legge e che rientra nei propri compiti istituzionali?

O, se l’ha realizzato, perché non riferisce all’assessorato Agricoltura o alla Giunta?

L’assessore all’Agricoltura, persona ben addentro alle tematiche agricole, conosce queste carenze? Quale può essere il motivo per cui il monitoraggio (a pagamento o gratuitamente) deve essere svolto sempre dagli stessi soggetti (Basile Caramia, Cnr) e non dagli ex Codifesa che hanno una maggiore esperienza in campo?

Domande che cercano una risposta nel mare magnum delle problematiche legate alla Xylella. E risposte urgenti dopo soldi spesi, danni al patrimonio regionale e fatica di tanti lavoratori agricoli. Qui, è il caso di dire, carta canta, e non c’entrano né i tanti volontari che gridano e vorrebbero impedire eradicazioni fantasiose e immotivate né possono bastare accuse irrilevanti e slogan o diffamazioni. L’assessore Pentassuglia, se vuole avere un reale cambio di passo, sa da dove cominciare.

 

Ignazio Lippolis