La Xylella capro espiatorio del dissesto agroecologico della Puglia

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siccita sud acqua
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L’Aiab snocciola le cause della situazione pugliese e indica le soluzioni: «bandire l’”anti-biotico” mortale e imporre il “pro-biotico” vitale. Le soluzioni sono ben descritte in specifici protocolli di interventi stilati da esperti scienziati in collaborazione con esperti agricoltori»

Nella lotta che la Puglia sta conducendo per contrastare l’espansione della Xylella che causa il disseccamento degli ulivi, si stanno finalmente mettendo a fuoco i nodi principali di questa macchina che non produce risultati. Come al solito, purtroppo, accade che la velocità delle istituzioni non corrisponde ai reali bisogni pur in presenza di documentazioni scientifiche che indicano mali e soluzioni.

A farne le spese è la qualità del nostro terreno che presenta segni evidenti di un vero dissesto agroecologico. Gli interventi sono sbilanciati a favore dei fitofarmaci. Nonostante documentazioni scientifiche sui danni che provocano all’ambiente e alla salute dell’uomo. Ma viene ignorato. Tant’è, ad esempio, che mentre gli agricoltori biologici devono certificarsi e indicare che il loro prodotto è biologico, nulla sui pericoli devono indicare gli agricoltori tradizionali.

Considerando gli orientamenti nella produzione mondiale e i legami con l’ambiente, la qualità della vita, la qualità dell’aria non è difficile prevedere che la partita agricola del futuro si giocherà sul biologico. Per questo la posizione della Regione Puglia, nello specifico degli interventi sulla Xylella, sembrano particolarmente arretrati.

Per saggiare la situazione abbiamo voluto sentire l’Aiab Puglia, un’associazione di categoria particolarmente qualificata, ci hanno risposto Giorgio Doveri, Coordinatore del Comitato Scientifico Multidisciplinare indipendente (Smi) e Patrizia Masiello, Presidente Aiab Puglia promotrice del Tavolo Multidisciplinare.

In estrema sintesi l’Aiab suggerisce: «bandire l’”anti-biotico” mortale e imporre il “pro-biotico” vitale. Le soluzioni sono ben descritte in specifici protocolli di interventi stilati da esperti scienziati in collaborazione con esperti agricoltori». Infatti l’Associazione fa riferimento ad un articolo scientifico redatto da alcuni membri del comitato Smi promosso da Aiab Puglia e pubblicato su un giornale specializzato di New York che è stato acquisito agli atti del Tar in favore degli agricoltori che avendo già ricevuto l’ordine di abbattimento stanno facendo ricorso.

 

La Regione si appresta a varare un altro Piano di interventi alla lotta contro la Xylella, ma voi Associazioni siete state coinvolte?

L’11 marzo data della prima presentazione del piano non è stata convocata nessuna associazione ambientalista ne associazioni di riferimento del mondo del biologico, non considerando tra l’altro che Aiab Puglia ha aperto diversi tavoli tecnici inviando sempre alla Regione le ricerche.

Dopo il comunicato apparso su «Villaggio Globale» abbiamo ricevuto un invito dall’assessorato all’Ambiente che ha organizzato un webinar in data 22 marzo 2021 coinvolgendo oltre ad Aiab Puglia il prof. Francesco Porcelli, alcune sigle ambientaliste e i referenti dei parchi, all’incontro c’erano anche l’assessore all’Agricoltura Donato Pentassuglia e il dott. Gianluca Nardone Direttore Dipartimento Agricoltura, Sviluppo rurale e ambientale.

Ora non siamo già fuori tempo per i trattamenti? Come è possibile che un assessorato regionale non conosca i tempi di intervento?

Il prof Francesco Porcelli, che non mi sembra un «apprendista stregone» ma che ha una propria visione parallela alla nostra, durante l’incontro del 22, suggeriva che fossimo già in ritardo per il controllo degli stadi giovanili, senza questo primo controllo quello degli adulti è inefficace e quindi dannoso: consistendo in distribuzione di insetticidi senza effetti positivo ma solo negativi. Un’altra occasione per inquinare senza risolvere.

Difronte alla terribile situazione regionale dovuta alla Xylella e dopo ormai quasi otto anni di trattamenti, siamo sicuri che l’unico nemico sia la Xylella?

Assolutamente no, il vero nemico è, e questo possiamo affermarlo con contezza scientifica, un totale dissesto agroecologico:

Cause: mancanza di sostanza organica nei terreni, pessima gestione media degli oliveti tra trattamenti chimici e mancate potature, dovuto ad abbandono o per ottenere più olio di bassa qualità; salinizzazione delle falde con 100mila pozzi artesiani non censiti che portano in superficie acqua salata e portano in profondità quella dolce.

Conseguenze: modifica del pH dei terreni, modifica degli equilibri radicali e della rizosfera, sfaldamento delle radici, incapacità della linfa di raggiungere molte parti apicali, quindi disseccamento della pianta, morte di batteri e altri microrganismi «buoni», vita di batteri (tra cui la Xylella), funghi, nematodi ed altri microrganismi «cattivi» che, senza il contrasto di quelli buoni, agiscono negativamente sulla fisiologia della pianta. Nitrati, nitriti e numerose altre sostanze sopra i limiti consentiti per legge, ormai da anni.

Soluzione: ripristino della sostanza organica con consorzi microbici, fertilizzanti naturali e appropriati sali minerali; riequilibrio idrosalino con sostanze naturali; cura meccanica (tra cui giuste e importanti potature) degli alberi e dei terreni; messa al bando di qualsiasi sostanza chimica ormai potenzialmente letale a causa di effetti cumulativi (sommatorie) nel tempo e nelle quantità degli ultimi decenni. Insomma, bandire l’«anti-biotico» mortale e imporre il «pro-biotico» vitale. Le soluzioni sono ben descritte in specifici protocolli di interventi stilati da esperti scienziati in collaborazione con esperti agricoltori.

Acquisito che gli interventi dei pesticidi non possono essere generalizzati ma che vanno salvaguardate le colture biologiche non è il caso di fare un passo avanti e bloccare tutti i pesticidi?

Certo che vanno bloccati tutti i pesticidi per tutte le colture. È necessario parlarne ancora alle soglie di un’ecatombe planetaria?

Cosa impedisce alla Puglia di svoltare e diventare una regione pilota verso una agricoltura più sana? Gli ostacoli sono all’interno della categoria degli agricoltori o sono politici?

Purtroppo non tutti gli agricoltori possono essere assolti, c’è la consuetudine in molti territori di pensare che con la chimica si agevolano molte situazioni, vedi l’uso indiscriminato del glifosato utilizzato anche per le semine in sodo nella cereagricoltura, glifosato usato anche nei comuni, nelle scuole dove sono presenti spazi verdi… sicuramente da una strategia politica che non tenendo conto delle indicazioni Ue non riesce a programmare una strategia di reale cambiamento.

Servirebbero informazione e formazione degli agricoltori, presenza nel tavolo di partenariato strategico di associazioni che hanno fatto la storia in Italia dell’agricoltura biologica e riconosciute dalla comunità europea ancora oggi.

Cosa andrebbe fatto?

Un atto di coraggio da parte delle istituzioni e della politica, forse a discapito dell’interesse di qualcuno: così come sono in grado in un giorno di imporci un coprifuoco alle 22:00, possono in un giorno imporci un nuovo tipo di agricoltura. Il singolo agricoltore non lo farà di sua sponte, è l’antica «mela d’Adamo» per cui cediamo alla comodità. Ma chi legifera ha il potere ed il dovere di farlo. Quel che facciamo all’ambiente lo facciamo a noi stessi.

 

Ignazio Lippolis