Un Piano casa tormentato
Le contorsioni legislative per avere una legge più permissiva e che non contrasti con il Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr). Insomma, la Puglia si conferma la Regione che vorrebbe essere Stato ma non può
È stata appena abrogata dal Consiglio regionale con la relativa legge pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Puglia e già è stata proposta la sua riapprovazione con modifiche migliorative. Stiamo parlando della norma contenuta nella legge regionale sul Piano casa (articolo 6, comma 2. lett. c-bis) della legge regionale n. 14/2009) abrogata con la legge n. 3 del 24 marzo scorso. Una norma dichiaratamente illegittima, introdotta nel 2016 nella legge sul Piano casa ben sapendo che la sua applicazione avrebbe determinato notevoli problemi ai Comuni che avessero voluto utilizzarla. Sì, perché con quella norma si superavano le disposizioni del Piano paesaggistico territoriale regionale (Pptr) senza alcuna intesa con il Mibact (ora ministero della Cultura), condizione necessaria ed indispensabile per derogare alle previsioni di tutela paesaggistica.
Il Consiglio regionale è stato chiamato più volte a modificare la legge sul Piano casa estendendone a dismisura l’applicabilità, ben oltre gli obiettivi dell’iniziale norma del 2009. Si sono consentiti aumenti di volumetrie e cambi di destinazione d’uso a gogò, anche in aree tutelate. Per accordi taciti e politici, dal 2016 la questione di legittimità costituzionale non è mai stata sollevata dal governo nazionale. Fino al febbraio di quest’anno, quando il Ministero guidato da Franceschini ha rotto gli indugi ed chiesto al Governo di impugnare la norma di proroga della legge sul piano casa contenuta nella legge finanziaria regionale 2021. Che cosa sia accaduto tanto da spingere il Mibact a fare quello che non ha fatto in tanti anni, è ancora da comprendere. Sta di fatto che la norma impugnata dal Governo è proprio quella che consente di applicare il piano casa nelle aree tutelate dal Pptr.
Ecco quindi che il consigliere regionale che più si è impegnato per allargare le maglie della legge, il PD Fabiano Amati, ha colto al volo l’occasione ed ha proposto l’abrogazione della norma tanto discussa. La sua proposta di legge è poi divenuta la citata legge n. 3/2021. Ma quell’abrogazione non ha evidentemente risolto tutti i problemi. Infatti nel corso degli anni i Comuni hanno assentito interventi nelle aree tutelate paesaggisticamente e l’abrogazione della norma che li ha consentiti agisce solo per il futuro facendo salvo il passato. La disparità di trattamento deve aver irritato non pochi enti locali i quali si sono lamentati con i consiglieri regionali di riferimento. Alcuni di questi, guidati da Stefano Lacatena di Forza Italia, stanno rimettendo mano alla norma sul Piano casa ripristinando la possibilità di intervenire in aree tutelate paesaggisticamente ma consentendo interventi in coerenza con le prescrizioni e le direttive del Pptr. Questo potrebbe superare il rischio di incostituzionalità e la disparità di trattamento tra Comuni.
Non solo. La stessa proposta di legge introdurrebbe la possibilità di sanare abusi edilizi conformi alla disciplina vigente al momento della presentazione della domanda di sanatoria e non già al momento della commissione dell’abuso. I presentatori si rifanno a norme analoghe adottate in Emilia-Romagna ed in Sicilia. Ma, come evidenziano gli uffici del Consiglio regionale nell’analisi tecnico-normativa della proposta, sulla legge siciliana si è già espressa la Corte Costituzionale statuendo che «spetta al legislatore statale la scelta sull’an, sul quando e sul quantum della sanatoria, potendo il legislatore regionale intervenire solo per quanto riguarda l’articolazione e la specificazione di tali disposizioni […]». Né, sostiene la Consulta, ha rilievo una parte della giurisprudenza amministrativa anche perché contraddetta da orientamenti consolidati espressi nel 2016 dal Consiglio di Stato che ha ribadito come un eventuale riconoscimento normativo non potrebbe che provenire da una legge del Parlamento.
Insomma, la Puglia si conferma la Regione che vorrebbe essere Stato ma non può.
Fabio Modesti