La rigenerazione urbana non è restaurare

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Bari palazzo Mincuzzi
Bari, palazzo Mincuzzi
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E inaspettatamente Bari

Riqualificare un’area o rigenerarla è dunque un modo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, cercando di riqualificare lo spazio occupato dalle persone ed aumentarne, ove possibile, il valore. Per questo motivo molte amministrazioni comunali hanno rivisto le loro priorità privilegiando e favorendo azioni di recupero urbane, soprattutto delle aree periferiche più degradate

Il bisogno di ammodernare le infrastrutture delle nostre città, le esigenze sempre più stringenti in termini di mobilità e la necessità di rendere le città più «abitabili», soprattutto nelle aree periferiche, hanno messo in primo piano l’esigenza di un nuovo modo di intendere e concepire l’area urbana. A tutte queste istanze si è cercato di dare risposta negli ultimi tempi con il concetto di rigenerazione urbana.

La qualità della vita

Occorre sottolineare che quando si parla di rigenerazione il riferimento non è alla mera ricostruzione di un edificio fatiscente o a un progetto qualsiasi di riqualificazione. L’obiettivo della rigenerazione urbana è contribuire a rendere le città sostenibili e più a misura d’uomo.
Riqualificare un’area o rigenerarla è dunque un modo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, cercando di riqualificare lo spazio occupato dalle persone ed aumentarne, ove possibile, il valore.
Per questo motivo molte amministrazioni comunali hanno rivisto le loro priorità privilegiando e favorendo azioni di recupero urbane, soprattutto delle aree periferiche più degradate. Si è cominciato, quindi, a diffondere l’idea di recuperare il più possibile spazi e aree già presenti.
Nell’ultimo decennio la rigenerazione urbana ha fatto passi in avanti affermandosi come occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l’occupazione e l’imprenditoria locale. È stata anche occasione per dare alle città non solo un aspetto nuovo, attraverso un rilancio dell’immagine territoriale, ma anche un motivo di rilancio dal punto di vista culturale, economico e sociale e chiaramente con attenzione agli aspetti ambientali.
La rigenerazione è un processo che non ha regole predefinite e deve adattarsi al caso concreto. Un fattore importante in un programma di rigenerazione urbana è sicuramente il coinvolgimento degli attori sociali. Rigenerare, infatti, non deve solo favorire la trasformazione fisico-spaziale del territorio, ma deve contribuire anche al miglioramento del contesto sociale e ambientale. Dunque non occorre solo il coinvolgimento degli attori dell’edilizia, ma anche di tutte le componenti sociali, come quelle di tipo associativo.
La normativa in tema di rigenerazione urbana sta trovando un importante spazio nella legislazione nazionale e regionale. A livello centrale, il D.L. 18 aprile 2019, n. 32, meglio noto come decreto Sblocca cantieri, recante «Disposizioni urgenti per il rilancio del settore dei contratti pubblici, per l’accelerazione degli interventi infrastrutturali, di rigenerazione urbana e di ricostruzione a seguito di eventi sismici», ha posto come obiettivo del Governo una riduzione del consumo di suolo a favore della rigenerazione del patrimonio edilizio esistente incentivandone la razionalizzazione, promuovendo e agevolando la riqualificazione di aree urbane degradate.
Recentemente la nuova Legge di Bilancio 2020 ha previsto, per gli anni dal 2021 al 2034, l’assegnazione ai comuni di 8,5 miliardi di euro destinati a progetti di rigenerazione urbana volti alla riduzione di fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, nonché al miglioramento della qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale.
La gestione delle aree urbane è ormai diventata una priorità nell’agenda di ogni governo, che sia locale o nazionale. Ciò ha reso indispensabile che ogni professionista del settore abbia le giuste competenze per rispondere nel migliore dei modi alle esigenze professionali che il mercato attuale impone.
A questo proposito sono necessari percorsi formativi con l’obiettivo di fornire capacità professionali idonee per approfondire caratteristiche e parametri principali per la progettazione di una realtà urbana e della sua amministrazione.

Una nuova concezione di ambiente

Va detto, inoltre, che lo scopo della riqualificazione urbana è quello di ridare un certo benessere ai residenti del quartiere degradato o deturpato.
Ogni intervento del genere porta con sé anche operazioni volte ad incentivare una nuova concezione di ambiente, di incremento dell’economia ma anche delle relazioni sociali.
Si sa che agire sugli edifici ma anche sugli spazi pubblici, genera nel cittadino una nuova presa di coscienza verso ciò che lo circonda. Disporre interventi di riqualificazione urbana non fa altro che garantire il miglioramento delle attuali condizioni di vita del quartiere interessato.
Per realizzare la riqualificazione è necessario saper pianificare. Per questo motivo bisogna affidarsi a progetti ben strutturati, confrontarsi con associazioni che siano in grado di garantire un miglioramento della qualità della vita e con altri organi che puntano a rendere più agevoli le condizioni di vita dal punto di vista ecologico e anche sociale.
La riqualificazione urbana, però, può non interessare un solo quartiere ma anche il circondario e, a volte, tutta la città. L’obiettivo è quello di creare spazi che siano sempre di più a misura di uomo. Per tale motivo è importante affidarsi a chi garantisce la realizzazione effettiva di tali fini.
L’Europa ha deciso di supportare gli interventi di riqualificazione urbana di ciascuno dei paesi membri.
Tale politica è importante poiché serve per creare nuovi posti di lavoro, sfruttare nuove risorse energetiche di natura sostenibile, quindi, generare una nuova concezione sociale.
Strano ma vero, una città del meridione del nostro Paese ha puntato sulla riqualificazione urbana attraverso una serie di interventi mirati di rigenerazione.

Inaspettatamente Bari…

Nel 2019 la famosa guida Lonely Planet ha, infatti, inserito Bari al quinto posto tra le migliori destinazioni europee e prima in Italia con questa motivazione: «Dalla città portuale un tempo malridotta, che sorge sul tallone d’Achille italiano, si gode la rinascita avvenuta nel corso di un decennio. Il rinnovato centro storico è il cuore, i negozi chiusi sono diventati ristoranti a conduzione familiare dove le nonne cucinano piatti di orecchiette in graziose piazze. Ma i cambiamenti vanno oltre la pura estetica, perché sono stati riaperti anche gli spazi culturali, dall’elegante Teatro Piccinni agli storici alberghi, già destinati all’oblio, come l’Oriente, senza dimenticare il Teatro Margherita, costruito su palafitte in stile art nouveau, oggi riadattato a straordinario spazio artistico. Grazie ad una vivace vita notturna, all’aumento della sicurezza per le strade e alle spiagge più pulite: Bari sta tornando alla ribalta».
Fra gli interventi pubblici che daranno valore ai quartieri e potranno essere un volano anche per gli investimenti privati, l’attuale amministrazione comunale di Bari, guidata dal Sindaco Antonio De Caro, ha in animo di attuare una riqualificazione della città, ossia di attuare interventi di recupero a livello di infrastrutture e servizi con evidenti miglioramenti nella qualità della vita e nella sfera sociale, economica e ambientale.
Oltre il waterfront di San Girolamo già rigenerato, si ricorda il lavoro in corso per altre porzioni com’è quella di Santo Spirito, più a nord, ma anche lo stesso molo di San Cataldo, il cui progetto preliminare è stato approvato un anno e mezzo fa, per un importo di 2,8 milioni di euro. Oggi è cambiato l’importo, per cui si inizierà con un primo stralcio che riguarda l’area del faro fino alle spiagge antistanti la Fiera del Levante. Un tratto strategico per il rafforzamento della relazione tra l’acqua e la città.
Si prevede di dare spazio anche ai privati, proprietari e imprenditori, lungo il waterfront di Bari, in particolare nell’area di Costasud, da Pane e Pomodoro fino a San Giorgio: qui, sulla base dell’esito di un concorso di idee sono previsti interventi compatibili con il piano particolareggiato. Edifici residenziali a 300 metri dalla costa, hotel e funzioni ricettive, spazi per servizi, sport e tempo libero: si tratta di un’area oggi abbandonata e caratterizzata da un forte degrado sociale.
Inoltre, per la rinascita dell’area dell’ex Caserma Rossani, il cui progetto è nato da un concorso vinto dallo studio Fuksas, è previsto un parco di 80mila mq e i primi 30mila mq saranno pronti entro l’estate. «Due edifici saranno restaurati e diventeranno una delle più grandi biblioteche del Mezzogiorno», racconta il sindaco. Con Invitalia si sta, intanto, lavorando per lanciare un concorso di progettazione per altri tre immobili che ospiteranno l’accademia delle Belle arti.
Ma, a mio avviso, la vera riqualificazione sarà nel cuore del quartiere Libertà: mi riferisco alla riqualificazione dell’ex manifattura tabacchi, un nodo fondamentale della strategia di rigenerazione urbana del quartiere Libertà.
L’intero isolato, unico delle dimensioni del piano Murattiano d’origine, diventa un polo multifunzionale, attivo 24 ore su 24, in cui far convivere ricerca, innovazione, commercio, spazi pubblici e di comunità: una risposta alla domanda di luoghi di aggregazione attivi nel quartiere.
Con l’ok del Comune al progetto per un centro di ricerca dove è previsto anche l’insediamento del Cnr, con 700 ricercatori. Investimento da 30 milioni di euro per un’operazione che era in stand by e che è stata sbloccata trovando un compromesso tra il progetto nato da un altro concorso di idee «Mani futura» e le necessità del Cnr. In quest’area tra l’altro il Comune ha avviato il progetto «Porta futuro» con un centro per l’impiego e la formazione, e una casa delle start up, per i giovani, che, a questo punto, beneficeranno della prossima riqualificazione.
È questo un progetto dove la valorizzazione e la riqualificazione del patrimonio pubblico si combinano con la redditività economica, ma soprattutto sociale.
La strada tracciata oggi sul fronte urbano è, quindi, quella dell’attuazione di interventi puntuali, operando un’ampia strategia di rigenerazione che prevede la riqualificazione dei quartieri periferici con il piano delle periferie, con i Pirp di Japigia e San Marcello e il Priu di San Paolo – Lama Balice; con l’apertura di parchi in aree degradate o abbandonate, tra cui anche il Parco della rinascita nell’ex Fibronit; con la strategia di riqualificazione urbana attraverso la street art, tra cui il disegno murale di David Tremlett nel complesso monumentale di Santa Chiara e San Francesco della scarpa; ma anche con altri ambiziosi progetti, tra cui quello del Polo unico della giustizia. E mi fermo qui.

Francesco Sannicandro, già Dirigente Regione Puglia e Consulente Autorità di Bacino della Puglia