Il nuovo studio commissionato alla Commissione europea sulle «nuove tecniche genomiche» (Ngt), di fatto apre le porte alla deregolamentazione di nuovi Ogm, ignorando il principio di precauzione. I rischi per i piccoli proprietari agricoli. L’agricoltura intensiva
Slow Food è seriamente preoccupata dalle conclusioni dello studio commissionato alla Commissione europea sulle «nuove tecniche genomiche» (Ngt), che di fatto apre le porte alla deregolamentazione di nuovi Ogm, ignorando il principio di precauzione. Pubblichiamo integralmente il comunicato di Slow Food.
«Con il Green Deal e la strategia Farm to Fork, la Commissione europea si è impegnata ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare veramente sostenibile. Proponendo adesso di rivedere le regole in materia di Ogm, la Commissione decide di non investire in sistemi agroecologici che portano benefici agli agricoltori, alle comunità locali e all’ambiente», afferma Marta Messa, direttore di Slow Food Europa. Ancora una volta, quindi, vediamo prevalere gli interessi dell’agroindustria a discapito di un’agricoltura rispettosa dell’ambiente e della libertà dei contadini di piccola scala di decidere in materia di sementi.
La presa di posizione di Slow Food
Nel 2018, la Corte di giustizia europea aveva stabilito che l’esclusione dei nuovi Ogm dalla direttiva Ue sugli Ogm «comprometterebbe l’obiettivo di protezione perseguito dalla direttiva e non rispetterebbe il principio di precauzione che essa cerca di attuare». La Commissione europea sta ora pericolosamente contestando la sentenza. Se i nuovi Ogm non saranno sottoposti a test di sicurezza, si determinerà un vuoto nella tracciabilità ed etichettatura, e questa è una notizia preoccupante per i cittadini europei, che potrebbero ritrovarsi nel piatto i nuovi Ogm senza informazioni in etichetta e senza esercitare il proprio diritto a scegliere, e per gli agricoltori e gli allevatori, per i quali garantire nuovi alimenti senza Ogm diventerà sempre più difficile e costoso.
I nuovi Ogm potrebbero essere potenzialmente dannosi per l’ambiente e la sovranità alimentare dei piccoli agricoltori. Senza una regolamentazione rigorosa potrebbero verificarsi gravi danni agli ecosistemi e alla biodiversità, poiché non si potrebbero prendere misure contro la diffusione incontrollata di nuovi organismi Ogm nell’ambiente. L’agricoltura e la produzione alimentare che si basano su fonti prive di Ogm non potrebbero più essere protette.
«La strategia Farm to Fork ha inteso rafforzare molto il ruolo dell’agroecologia per una vera transizione ecologica e l’apertura ad una tecnologia genetica che pone infiniti dubbi non sembra oggi coerente con gli auspici di poco meno di un anno fa. Inoltre, la strategia mira a fornire ai consumatori una migliore informazione in modo che i cittadini possano fare scelte consapevoli e contribuire alla transizione verso sistemi alimentari più sostenibili. Deregolamentare i nuovi Ogm significherebbe che questi non avrebbero più l’obbligo di essere etichettati, in completa contraddizione con gli obiettivi della strategia Farm to Fork. Esortiamo gli Stati membri a difendere il principio di precauzione, la sicurezza dei cittadini, la libertà di scelta degli agricoltori e la biodiversità», conclude Messa.
Un po’ di storia
La tecnologia dell’ingegneria genetica si è evoluta dall’introduzione delle prime colture geneticamente modificate (Gm) più di 20 anni fa. È emerso un insieme di nuove tecniche Gm che gli scienziati chiamano collettivamente «editing genetico». Il gene editing permette agli ingegneri genetici di modificare i geni esistenti piuttosto che aggiungere geni da altre specie. Queste nuove tecnologie sono anche chiamate «new breeding techniques» dall’industria agro biotecnologica, «innovative tecniche genomiche» dal Consiglio dell’Ue o «nuove tecniche genomiche» dalla Commissione europea. Slow Food chiama queste nuove tecniche di ingegneria genetica «nuovi Ogm» poiché, secondo la sentenza della Corte di giustizia europea, si tratta legalmente e tecnicamente di tecniche di modificazione genetica, e quindi presentano gli stessi rischi.
Nel 2018, la Corte di giustizia europea (Cgue) ha stabilito che i nuovi Ogm devono essere regolamentati come Ogm secondo i regolamenti dell’Ue, quindi seguendo il principio di precauzione. La sentenza della Corte di giustizia europea significa che la nuova generazione di colture e semi Gm deve passare attraverso controlli di sicurezza, un processo di autorizzazione ed essere etichettata prima di essere immessa sul mercato, per garantire agli agricoltori, ai produttori di cibo e ai consumatori il diritto di sapere se un prodotto alimentare contiene organismi Gm o meno.
Slow Food ha da tempo una posizione contraria agli Ogm per i rischi che presentano per la biodiversità, per le minacce che pongono ai mezzi di sussistenza degli agricoltori locali e per il fatto che sono incompatibili con un sistema agricolo basato sull’agroecologia. Inoltre, i prodotti delle tecniche genomiche sono coperti da brevetti di proprietà di una manciata di multinazionali. I brevetti sulle sementi hanno conseguenze economiche negative per il settore agricolo, compresa la monopolizzazione e la concentrazione del mercato delle sementi. L’agricoltura Gm favorisce lo sviluppo di monocolture intensive, ponendo una crescente minaccia alla sopravvivenza delle sementi tradizionali e delle stesse comunità rurali, che sono sempre più private dei loro mezzi di produzione e di sostentamento.
L’Ue deve attuare pienamente la sentenza della Corte di giustizia europea del 2018 e garantire che i nuovi Ogm siano soggetti ai controlli di sicurezza di base e ai requisiti di autorizzazione. Il 30 marzo 2021 è stata inviata una lettera al vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, nella quale si mette in guardia dai rischi della deregolamentazione dei nuovi Ogm.
Cosa dice lo studio della Commissione?
Il 29 aprile la Commissione europea ha pubblicato il suo atteso studio sulle nuove tecniche genomiche , richiesto dal Consiglio dell’Ue nel novembre 2019. Lo studio conclude che:
- «I prodotti Ngt e le loro applicazioni potrebbero fornire benefici alla società dell’Ue e affrontare importanti sfide» tra cui «la resilienza e la sostenibilità nel sistema agroalimentare»;
- Per permettere ai nuovi Ogm di contribuire alla sostenibilità, «dovrebbe essere previsto un meccanismo appropriato per valutare i loro benefici»;
- Le attuali regole dell’Ue sugli Ogm non sono adatte allo scopo.
Lo studio conclude poi che è necessaria una nuova politica che regoli i nuovi Ogm. Questo è profondamente preoccupante in quanto implica che la Commissione sta cercando di indebolire i principi che attualmente regolano gli Ogm e l’editing genetico. Il commissario Stella Kyriakides, capo del dipartimento Salute dell’Ue, afferma che «le nuove tecniche genomiche possono promuovere la sostenibilità della produzione agricola, in linea con gli obiettivi della nostra strategia Farm to Fork».
(Fonte Slow Food)