Chi si sta preparando e quali ostacoli
La transizione ecologica ed energetica sarà un processo lungo e non è affatto scontato che sarà rettilineo, socialmente indolore, uniforme nel tempo ed eguale in tutti i Paesi. Comunque, le previsioni più attendibili focalizzano riduzione di occupazione in certi comparti e incremento in altri
«Il Leaders Summit» sul clima, organizzato in corsa dall’amministrazione di Joe Biden e svoltosi virtualmente la scorsa settimana, è stato il più grande raduno virtuale di leader delle 17 maggiori economie emettitori di gas serra del mondo e ha incluso i leader di altri paesi particolarmente vulnerabili agli impatti climatici o tracciare percorsi innovativi verso un’economia zero.
Il vertice virtuale dei leader sul clima è stato il più chiaro esempio della possibile combinazione di sinergie tra l’Europa e gli Stati Uniti. È l’inizio di un processo che richiederà un grande lavoro di coordinazione.
Il successo diplomatico è stato sancito anche dalla presenza dei grandi rivali geopolitici di Washington, Cina (prima al mondo nelle emissioni di CO2) e Russia. Il leader cinese Xi Jinping si è presentato e ha promesso di limitare l’utilizzo di carbone, pur evitando di aggiornare gli obiettivi climatici. Anche Vladimir Putin si è dimostrato «aperto al dialogo»
La transizione sostenibile non deve essere percepita solo come un peso: essa offre l’opportunità di creare lavoro e ricchezza, deve essere un catalizzatore per la giustizia sociale.
Il vertice è stato una pietra miliare sulla strada per la 26ª conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico che si terrà a Glasgow dal 1° al 12 novembre 2021. La conferenza dovrebbe essere preceduta da una serie di incontri preparatori che si terranno in Italia, coorganizzatrice della Cop26 insieme al Regno Unito. Arrivarci coesi, con obiettivi e piani sincronizzati e ben definiti, può fare la differenza che la sfida climatica ci mette davanti.
La transizione ecologica ed energetica sarà un processo lungo e non è affatto scontato che sarà rettilineo, socialmente indolore, uniforme nel tempo ed eguale in tutti i Paesi. Comunque, le previsioni più attendibili focalizzano riduzione di occupazione in certi comparti e incremento in altri.
Basti pensare alla produzione e messa in opera di tecnologie sempre più complesse per le rinnovabili, a generazione e impiego di idrogeno verde, alla mobilità sostenibile, alle life sciences, solo per citare alcuni macrosettori.
L’impatto che la transizione ecologica, così com’è stata delineata nel Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano, avrà sulla produzione energetica italiana vedrà continuare a crescere il consumo di gas in sostituzione del carbone. Basti pensare, solo per fare un esempio, che la megacentrale a carbone dell’Enel a Brindisi da 2.660 megawatt spegnerà l’ultimo dei suoi gruppi da 660 megawatt (oggi alimentati a carbone) entro il 2025. Si spera che per quella data avrà terminato i lavori di riconversione a metano, anche se a oggi non ha ancora ricevuto le autorizzazioni dalle autorità competenti.
Inoltre, l’energia da fonti rinnovabili crescerà con eolico, fotovoltaico e biomasse. La Puglia, a tal riguardo, ha il primato nazionale di energia generata da eolico e fotovoltaico.
Non si intravedono difficoltà particolari sulla riqualificazione professionale delle maestranze che dovranno praticarla (che già oggi in alcuni comparti hanno livelli di qualificazione medi e medio-alto) mentre ci sarà la necessità di un grande piano nazionale, articolato per settori e territori e da promuoversi di concerto fra Stato e Regioni, che gestisca i processi dalle dimensioni molto ampie per numero di soggetti che ne saranno coinvolti e il personale che sarà chiamato a trasferire know-how.
Fabbriche di grandi dimensioni stanno ricorrendo in maniera massiccia agli ammortizzatori sociali, stanno fronteggiando ormai da anni flessioni crescenti e strutturali di domanda. Si pensi allo stabilimento della TD-Bosch di Bari, con oltre 1.800 occupati, ove è nato il common rail per motorizzazioni diesel, e che ormai da anni ne subisce la pesante flessione.
Al contempo i settori già investiti, o almeno lambiti, da processi di riconversione e ristrutturazione sono numerosi, basti pensare (solo per citarne uno dei maggiori per numero di addetti e diffusione territoriale) all’automotive con la crescita dell’ibrido e del full electric.
Infine, se si introdurranno uno o più forni elettrici nel Siderurgico di Acciaierie d’Italia a Taranto la flessione occupazionale sarà pesante e bisognerà ricollocare in nuove attività chi perderà il lavoro. E nessuno pensi che si potrà fare ricorso per anni alla cassa integrazione. Bisognerà lavorare invece a piani di reindustrializzazione qualificati, rigorosi, settorialmente ben definiti. Le potenzialità ci sono.
Il governo potrà ammortizzare lo shock della transizione mettendo finalmente a punto un sistema moderno, avanzato e ben articolato di ammortizzatori sociali che diano prospettive e dignità ai lavoratori interessati che devono sentirsi protagonisti di una fase, certamente storica ma inevitabile, del nostro Paese.
Francesco Sannicandro, già Dirigente Regione Puglia e Consulente Autorità di Bacino della Puglia