La piccola baia di San Giorgio (o pantano) è stata l’approdo della nave che portò a Bari le ossa di San Nicola trafugate in Asia minore. Il problema della strada in espansione e della linea ferroviaria. Il presidente dell’Archeoclub di Bari Nino Greco: «il nuovo tratto ferroviario va a sconvolgere una zona importante dal punto di vista naturalistico. Ed a soli 20 metri di distanza c’è già una cava dismessa in cui si potrebbe innestare la linea ferroviaria»
Scriviamo qui di un parco mai nato, come ce ne sono altri, tanti. Ma questo è uno di quelli voluti, che mette insieme un po’ tutti, cittadini comuni e cittadini impegnati per la tutela ambientale, cacciatori e agricoltori, amministratori pubblici ed amministrati. L’area è quella di lama San Giorgio, un solco erosivo nel calcare duro ed in piccola parte in rocce tufacee, che parte da Monte Sannace a Gioia del Colle e dopo oltre 40 chilometri arriva a mare a Bari, al porticciolo di San Giorgio nell’immediata periferia meridionale attraversando prima i territori dei Comuni di Sammichele di Bari, Turi, Casamassima, Rutigliano, Noicattaro e Triggiano.
La piccola baia di San Giorgio (o pantano) è stata l’approdo della nave che portò a Bari le ossa di San Nicola trafugate in Asia minore. Lama San Giorgio entrò di buon diritto fra le aree da proteggere con la legge regionale n. 19 del 1997. Ma da 24 anni tutto tace. Una vicenda simile a quella di Costa Ripagnola, per intenderci. Dalla testa della lama, a Monte Sannace, appunto, e per tutto il corso, reperti archeologici risalenti anche al neolitico. Ora sarebbero state trovate anche tracce di un villaggio risalente all’età romana in agro di Triggiano.
La vicenda legislativa mai concretizzatasi è il paradigma dell’impotenza politica. Dal 2003, data in cui fu raggiunto l’accordo tra Regione, enti locali e rappresentanti di associazioni protezionistiche e datoriali su perimetrazione, norme di tutela e gestione, ad oggi non è accaduto nulla.
Nel dicembre 2018, la Giunta regionale ha adottato il disegno di legge per l’istituzione del parco regionale di lama San Giorgio aggiungendoci anche lama Giotta, che scorre parallela alla prima e sfocia nella frazione barese di Torre a Mare, esteso oltre 4.600 ettari. Da quel momento entrarono in vigore norme di salvaguardia che in teoria avrebbero dovuto proteggere quei luoghi fino alla definitiva istituzione del parco. Istituzione che, però, non è mai avvenuta. Il disegno di legge si è arenato nella Commissione consiliare competente, mai discusso, la legislatura è terminata nel 2020 e con essa hanno cessato di avere effetto anche le norme di salvaguardia. Su lama San Giorgio, quindi, campo libero anche per proseguire a far confluire i reflui depurati del centro abitato di Casamassima nella lama in territorio di Rutigliano.
Qualche mese fa la Regione ha deciso di escludere dalla procedura di Valutazione di impatto ambientale il progetto di trincee drenanti dell’Acquedotto Pugliese che colletteranno i reflui, in caso di troppo pieno, in un grande bacino di fitodepurazione da realizzare sul ciglio della lama. Il Comune di Rutigliano si è rivolto al Tar Puglia. La mancata approvazione della legge istitutiva del parco, poi, potrebbe aver agevolato la realizzazione di due opere pubbliche di grandi dimensioni, attese da tempo per risolvere annosi problemi di trasporti (il raddoppio dei binari e la variante della statale 16 tra Bari e Mola) che però rischiano di spazzare via una volta per tutte paesaggi, risorse naturali e reperti archeologici. Quelle opere pubbliche, tuttavia, erano già contemplate nel disegno di legge per l’istituzione del parco che, all’articolo 14, comma 2., prevedeva la loro salvezza. Sono in ballo 250 milioni di euro per la variante a sei corsie della statale 16 da Bari a Mola (con consumo di suolo a gogò) e 391 milioni di euro per la variante ferroviaria che «risolverà» il famigerato collo d’oca ricongiungendo con il mare i quartieri Carrassi e Japigia di Bari. E libererà aree per la realizzazione del progetto Costa sud, sempre nel capoluogo di regione, un grande parco artificiale con costruzioni andando a sottrarre aree naturali a monte. Lo scambio potrebbe anche essere accettabile se si tutelasse effettivamente lama San Giorgio (e Giotta).
L’Archeoclub di Bari ha rilevato e comunicato alla Regione ed alla Soprintendenza, già a dicembre scorso tramite il suo presidente Nino Greco, che «il nuovo tratto ferroviario va a sconvolgere una zona importante dal punto di vista naturalistico. Ed a soli 20 metri di distanza c’è già una cava dismessa in cui si potrebbe innestare la linea ferroviaria. Lo spostamento servirebbe a salvare un tratto che riteniamo che abbia un valore, visto che durante i sopralluoghi abbiamo rilevato la presenza di buche artificiali scavate in periodo preistorico e ampliate in periodo romano. Forse alloggi per grossi vasi che contenevano materiale alimentare per essere venduto». Entrambe, Regione e Soprintendenza, tacciono e l’embrione del parco di lama San Giorgio e Giotta resta congelato.
Fabio Modesti