Ostuni, nuovo turismo e vecchi strumenti

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Non è possibile che strumenti urbanistici pensati ed approvati in tempi in cui lo sguardo era rivolto al dissennato consumo di suolo ed al cemento salvifico, possano continuare a determinare situazioni che si scontrano con l’attualità di altre norme e scelte sovraordinate. Perché il territorio è sì gestito dai Comuni ma i beni ambientali e paesaggistici sono di tutti e non è onesto lasciare che chi vuole fare investimenti in Puglia venga di fatto raggirato

La chiamiamo «operazione Merletto» ma non è né una storia di spionaggio né un recupero di antichi saperi all’uncinetto. Si tratta, invece, di una lottizzazione in quel di Ostuni, sulla costa, a fianco della frazione di Villanova. Una storia vecchia, risalente alla fine del secolo scorso ed all’inizio di questo, quando il piano di lottizzazione, che prende il nome dalla società oggi proprietaria dei suoli, viene approvato dal Consiglio comunale di Ostuni. L’area, destinata ad ospitare una mega struttura turistico-alberghiera da 133.000 metri cubi in contrada Mogale, è stata acquistata alla fine del 2020 dalla società Merletto s.r.l. del gruppo immobiliare Omnam Italy, controllata italiana della società immobiliare londinese Omnam, per lo sviluppo di un resort 5 stelle lusso con hotel, residence, bar sulla spiaggia e una vasta gamma di servizi di lusso.

«L’acquisto del terreno e il successivo sviluppo — si legge in un comunicato stampa dello studio legale che ha assistito gli acquirenti — sono la prima iniziativa della partnership tra il Gruppo Omnam (promotore dell’iniziativa) ed un gruppo di investitori stranieri guidato da Adam Hudaly». Quest’ultimo ha coinvolto nell’operazione immobiliare Four Seasons Hotels and Resorts che attualmente gestisce 119 hotel e resort e 45 residenze private in 48 Paesi, comprendendo più di 50 progetti attualmente in corso di realizzazione.

Il piano di lottizzazione, ha dovuto però subire modifiche dopo che l’Autorità di Bacino ha imposto la realizzazione di un canale a cielo libero per lo smaltimento delle acque piovane con conseguente spostamento di 12 corpi di fabbrica. La società proponente ha quindi deciso di variare anche la consistenza dell’intervento passando da 1.200 stanze a circa 230 ma con cubatura che varia poco, da 133.000 a circa 127.000 metri cubi. La variante al piano di lottizzazione è ora sotto la lente della valutazione ambientale strategica (Vas) regionale e le cose cominciano a complicarsi. E non c’è dubbio che la prima complicazione sia che la lottizzazione è il risultato del Piano regolatore generale (Prg) di Ostuni, risalente ai primi anni 80 del secolo scorso; la seconda complicazione è che quel Prg non è stato adeguato al vigente piano paesaggistico territoriale della Regine Puglia che per quella zona di Mogale ha tutt’altre previsioni e strategie.

La contraddizione emerge proprio in sede di valutazione strategica. La sezione paesaggio della Regione Puglia, infatti, è intervenuta nel procedimento di valutazione dicendo la sua. E sono considerazioni difficili da superare, nonostante la variante abbia cercato di adattarsi alle norme paesaggistiche. Nelle sue conclusioni, l’ufficio regionale sostiene che «considerato l’alto valore paesaggistico e ambientale dell’area d’intervento nel contesto paesaggistico di riferimento, questa Sezione […] ha indicato in relazione alle descrizioni strutturali e ai valori riconosciuti dal Pptr le criticità generate dagli interventi che compromettono la stessa figura dal punto di vista paesaggistico, e che l’intervento di realizzazione della struttura turistico ricettiva e commerciale in oggetto potrebbe contribuire a generare o incrementare».

Ed ancora «la trasformazione potrebbe risultare pregiudizievole alla qualificazione paesaggistica dell’ambito interessato, poiché il previsto insediamento si configura come una piattaforma ad uso turistico-ricettivo che, con il previsto carico antropico ed insediativo potrebbe interferire con gli equilibri paesaggistici, visivo percettivo ed ecologici del sito, compromettendo gli elementi caratterizzanti il contesto e al contempo favorire le su richiamate criticità e i suddetti fattori di rischio della qualità paesaggistica dei paesaggi rurali costieri della Figura Territoriale così come riconosciuti dal Pptr, nella Scheda di Ambito n. 5.7 «Murgia dei Trulli» e nella Scheda PAE0017».

Altre considerazioni negative seguono nel parere della Sezione Paesaggio. E, in quanto parere nel procedimento di Vas, non ha valore di diniego di autorizzazione paesaggistica ma di fatto lo anticipa. Resta, quindi, il problema di fondo che si scontra con tutte le ecolalìe su green deal e sostenibilità ambientale: non è possibile gestire territori turisticamente ed economicamente rilevanti, come quello della marina di Ostuni, gettando gli investitori stranieri o italiani nel ribollente calderone mefitico delle contraddizioni giuridiche e politiche. Non è possibile che strumenti urbanistici pensati ed approvati in tempi in cui lo sguardo era rivolto al dissennato consumo di suolo ed al cemento salvifico, possano continuare a determinare situazioni che si scontrano con l’attualità di altre norme e scelte sovraordinate. Perché il territorio è sì gestito dai Comuni ma i beni ambientali e paesaggistici sono di tutti e non è onesto lasciare che chi vuole fare investimenti in Puglia venga di fatto raggirato. Così come non è giusto lasciare soli i Comuni con i propri Prg di oltre 40 anni fa senza accompagnarli nella ineludibile, questa sì, transizione verso la tutela dei territori.

 

Fabio Modesti