La prima è a carico della Solvay S.A., condannata per la morte di un operaio. La seconda vede la condanna del ministero della Difesa al risarcimento dei danni per il decesso di un militare di leva a causa di un mesotelioma per esposizione ad amianto nei sommergibili durante il servizio militare. Protagonista è sempre l’Osservatorio nazionale amianto (Ona)
Sono di qualche giorno fa due sentenze storiche in tema amianto. La prima è a carico della Solvay S.A., condannata per la morte dell’operaio Romano Posarelli stroncato, il 18 novembre 2010, da cancro polmonare causato dall’esposizione professionale ad amianto nello stabilimento di Rosignano, la seconda vede la condanna del ministero della Difesa al risarcimento dei danni per il decesso a causa di un mesotelioma per esposizione ad amianto nei sommergibili durante il servizio militare di leva, del sig. G.R.T avvenuto a 60 anni dopo una lunga agonia.
Protagonista è sempre l’Osservatorio nazionale amianto (Ona), nella persona dell’avv. Ezio Bonanni, che dichiara nella prima sentenza come la magistratura del Lavoro del Tribunale di Livorno abbia affermato l’importante principio della tutela risarcitoria sia per la vittima primaria, sia per i suoi familiari e nella seconda la responsabilità del ministero della Difesa relativamente alla patologia cancerogena di mesotelioma peritoneale e che per l’importo liquidato afferma finalmente il principio che i militari di leva esposti all’amianto in servizio nella Marina militare, come nelle altre forze armate italiane, abbiano diritto al risarcimento del danno.
Ma vediamo nel dettaglio la prima sentenza…
La morte di Romano Posarelli giunse dopo un’agonia di 122 giorni, in presenza della moglie, Maria Luisa Filippi, e del figlio Massimiliano, già all’epoca coordinatore della sede Ona di Rosignano Solvay e impegnato nella ricerca delle prove sull’uso dell’amianto in Solvay.
Il Tribunale ha dato ragione alla vittima con una sentenza che contiene l’accoglimento delle domande risarcitorie, sia della vittima per la sua agonia (88mila euro con gli interessi dalla data della morte), che per gli stretti congiunti per la perdita parentale, che tiene conto della relativa giovane età della vittima (70 anni), e, con riferimento alla vedova, anche della durata del matrimonio (40 anni) con quantificazione del danno in 270mila euro e, per il figlio, in 200mila euro.
La storia del processo nasce da un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Livorno che ottenne il rinvio a giudizio dell’Ing. De Gaudenzi, direttore Solvay, per il reato di omicidio colposo. Nel 2015 inizia anche il procedimento civile innanzi il Tribunale di Livorno che vede una tenace resistenza della Solvay che negava la condizione di rischio, vinta grazie all’impegno costante del collegio di difesa delle vittime, coordinato dall’avv. Ezio Bonanni, con la partecipazione dell’avv. Isabella Sardella e dell’avv. Saverio Rossi.
Posarelli, prima di morire, esortò il figlio Massimiliano nell’impegno per la tutela della salute e della vita umana, rispetto al rischio costituito dall’amianto e dagli altri cancerogeni, e l’orfano ha raccolto il testimone. Fin dal 2008, infatti, l’Ona è operativa con una sede nel territorio di Rosignano Solvay e ha raccolto le prove di centinaia di casi di malattie asbesto correlate vincendo numerosi contenziosi, e questo ha costituito il presupposto della tutela in sede giudiziaria che prosegue con decine e decine di altri casi.
Il secondo caso riguarda la morte del sig. G.R.T avvenuta a 60 anni dopo una lunga agonia vede liquidato il massimo del risarcimento mai ottenuto per le vittime, complessivamente più di un milione e mezzo di euro a favore della vedova e degli orfani della vittima.
L’Ona, già dal 2008, ha censito più di 570 casi di mesotelioma tra coloro che hanno svolto servizio nella Marina Militare italiana e si è mobilitato in favore delle vittime. È solo la punta dell’iceberg poiché, se si tiene conto di tutte le malattie asbesto correlate, il dato epidemiologico è molto più elevato.
È stata azionata la tutela legale risarcitoria proprio sulla base dell’art. 20 della Legge 183/2010 e molti hanno ottenuto il riconoscimento dello status di Vittima del Dovere.
E contro la Marina Militare sono pendenti ben due procedimenti penali dove il primo risulta in dibattimento presso la Corte di Appello di Venezia con la prossima udienza il 7 luglio, e l’altro, c.d. Marina Ter in istruttoria dopo che la Procura generale ha avocato le indagini.
Le attività dell’Ona, anche attraverso il suo sportello telematico proseguono nella tutela delle Vittime Del Dovere e in generale per la tutela di tutte le vittime dell’amianto. Tutti i cittadini possono tenersi informati attraverso il Giornale sull’amianto oltre che rivolgersi all’associazione anche attraverso il numero verde 800 034 294.
Elsa Sciancalepore