Gli squali sulle tavole italiane

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Un team di scienziati incaricati dal Wwf ha sviluppato, per la prima volta, un’analisi della rete globale di commercio di squali e razze usando la teoria dei grafici, per dare un’immagine più chiara degli gli attori chiave, le relazioni e le proprietà delle reti che guidano i flussi di questo prodotto ittico di nicchia ma altamente commercializzato

Il declino di squali e razze è un fattore che contribuisce al deterioramento del nostro oceano ed è sintomatico di un più ampio sovrasfruttamento marino. Per far fronte alla situazione prima che sia troppo tardi, abbiamo bisogno di una comprensione migliore dell’opaco e complesso commercio globale dei loro prodotti.

Esordisce così il rapporto Wwf «The shark and ray meat network: a deep dive into a global affair» pubblicato ieri in occasione della giornata mondiale degli squali che svela come l’Unione europea risulti essere responsabile di più del 20% del commercio legale di carne di squalo a livello globale.

Un team di scienziati incaricati dal Wwf ha sviluppato, per la prima volta, un’analisi della rete globale di commercio di squali e razze usando la teoria dei grafici, per dare un’immagine più chiara degli attori chiave, le relazioni e le proprietà delle reti che guidano i flussi di questo prodotto ittico di nicchia ma altamente commercializzato.

Anche se le pinne sono generalmente molto più costose del costo della carne e il commercio globale di pinne ha ricevuto molta più attenzione sino ad oggi, il commercio globale di carne di squalo e razza è in realtà maggiore del commercio di pinne sia per volume sia per valore. Il valore totale del commercio di squali e razze nel periodo 2012-2019 supera i 4,1 miliardi di dollari. Il valore della carne di squalo e razza combinato (2,6 miliardi di dollari) supera infatti il valore delle pinne di squalo (1,5 miliardi di dollari).

La Spagna è al primo posto per le esportazioni mentre l’Italia è al primo posto nella lista globale dei Paesi importatori di carne di squalo per valore complessivo dei prodotti importati (345 milioni di dollari) e terzo in lista in termini di volume, con un totale di 89mila tonnellate.

Nei mari italiani squali e razze sono ancora vittime della pesca accidentale. Le percentuali più alte di elasmobranchi sbarcati sono registrate, rispettivamente, nel Mar Adriatico settentrionale (36,7%), in Sicilia meridionale (29,1%), nel Mar Ligure e Mar Tirreno settentrionale (12,2%), con la pesca a strascico che incide maggiormente sullo sbarco di tutte le specie commerciali italiane di squalo e razza (78,6%), seguita da tramagli e reti da posta (17,5%) e da ami e palangari (3,8%).

Le tre specie più pescate in Italia sono la razza (R. Clavata), il palombo (M. mustelus) e il gattuccio (S. canicular), che insieme rappresentano più del 60% degli elasmobranchi sbarcati. I palombi sono gli elasmobranchi con il maggior valore commerciale, e vengono venduti a 5 euro/kg, seguiti dagli spinaroli (3,9 euro/kg).

Una volta sbarcati, agli squali pescati viene rimossa la pelle per non renderli riconoscibili e farli assomigliare ad altre specie di maggior valore economico. Questo accade molto spesso per il boccanera (Galeus melastomus) che può essere venduto come «gattuccio» (Scyliorhinus canicula) o spinarolo (Squalus spp) a seconda della regione, oppure per la verdesca (Prionace glauca) a volte venduta come pesce spada.

Un’analisi che ha identificato non solo i principali importatori ed esportatori di carne di squalo e razza ma anche commercianti che giocano un ruolo essenziale di intermediari, fornendo informazioni utili su come e dove concentrare al meglio gli sforzi internazionali per invertire il declino delle popolazioni di squali e razze andando ad evidenziare anche la necessità di dati molto più dettagliati sul commercio internazionale.

I principali attori nazionali nel commercio globale devono intervenire per invertire la rotta e permettere la conservazione e la sostenibilità della pesca, adottando misure precauzionali e scientificamente fondate di gestione. Risorse aggiuntive dovrebbero essere dedicate ai controlli e alla sorveglianza.

A livello internazionale, sono richiesti codici commerciali e tariffari molto più dettagliati ed in particolare per la carne di razza.

Trasparenza e tracciabilità sono necessarie dal punto di cattura attraverso ogni fase della filiera, per garantire che il commercio rimanga legale e gestibile, per mantenere le specie protette fuori mercato e per consentire ai consumatori di informarsi sugli acquisti. E anche i consumatori devono fare la loro parte evitando di acquistare o mangiare tali prodotti a meno che non provengano da fonti sostenibili e tracciabili consapevoli che attualmente pochissimi sono i prodotti disponibili sul mercato che soddisfano requisiti di sostenibilità.

 

Elsa Sciancalepore