A scuola insegnate la «istorìa»…
Possiamo rileggere le varie fasi che si sono registrate dell’Afghanistan moderno e coglieremo in un palmo di mano le radici dell’attuale dramma che si sta svolgendo sotto gli occhi attoniti del mondo intero
Nello studio della Storia ci si può fermare alla conoscenza delle sequenze temporali degli avvenimenti: ecco gli insegnanti che pretendono la memoria degli anni e, al corto di chiarezza delle cifre, ti buschi l’insufficienza. Questa non è «la» Storia. Il termine greco da cui ha preso origine quello latino e di conseguenza italiano è «istorìa» che significa «ricerca».
Se così è allora lo studio della storia è la conoscenza dei fenomeni in cui ha spessore scientifico l’individuazione delle cause, i sottesi progetti di egemonia e di creazione delle sudditanze che assicurano potere, ricchezza e predominio. Lo studio comparato dei contrasti nelle varie epoche, l’accostamento e la divaricazione degli avvenimenti consente di trovare padri e madri delle moderne e contemporanee vicende in cui la violenza predomina, le alleanze si stipulano e i disimpegni si esercitano.
Possiamo rileggere le varie fasi che si sono registrate dell’Afghanistan moderno e coglieremo in un palmo di mano le radici dell’attuale dramma che si sta svolgendo sotto gli occhi attoniti del mondo intero.
Nel gesto del passaggio di mano delle armi c’è il simbolo sintetico ma eloquente di tutta la storia che ha interessato Occidente, Medioriente e Oriente da Yalta in poi, passando da continente in continente, storia che oggi ci consegna nuovi modelli di fuga. Al suo interno i civili: donne e bambini, mentre il resto del mondo organizza le ferie e i commerci.
Il primo giorno di scuola da cosa inizieranno gli insegnanti? Dalla preistoria o dall’impero di Roma, dalla scopetta dell’America o dal Risorgimento italiano? Per favore, dispiegate su un tavolo i giornali, discutete sulle fotografie graffianti tanta sicumera e parlate e fate parlare i vostri alunni, e poi a ritroso le cause, gli effetti, le convenienze, senza tralasciare quanti hanno dato la vita perché il riso non fosse racimolato tra i rifiuti, perché il velo non costituisca la grata per occhi indagatori, perché neanche dalle nostre parti una sola ragazzina perda la vita per il rifiuto di un amore venduto a suo prezzo!
Questo è solo l’accenno ad un modo di porsi dinnanzi alle trame politiche perché il senso critico illumini le menti dei nostri ragazzi e dei giovani. Un invito a crescere nella scuola, un approccio allo studio della Storia che dia senso e gusto agli apprendimenti di Educazione Civica: impresa interdisciplinare, educazione alla vita civile e alla responsabilità della partecipazione convinta. Buon lavoro!
Francesco Sofia, Pedagogista, Socio onorario dell’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani
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