La mania del rintracciamento
Chi si oppone all’obbligo vaccinale pretende a buon diritto che ci siano risposte a tutti gli interrogativi prima di subire l’obbligo che sta viaggiando tra le previsioni di limitazione della libertà e la sottrazione dei diritti al lavoro, allo studio, alla famiglia, alla sanità
Quando sorse l’invenzione del Codice Fiscale alcuni discutevano sulla democraticità o meno dello strumento. Era espediente amministrativo o incapsulamento nella macchina del sistema? È certo che la sua applicazione ha pervaso ogni forma di impiego del danaro e della tracciabilità dell’utente dalle spese correnti a quelle della sanità (privacy?).
Pari pari oggi si pone il dubbio da più parti se il Green pass sia un semplice certificato sanitario o lo strumento dell’obbligatorietà della vaccinazione perché ogni cittadino (e ora via via di ogni età) sia ufficialmente incasellato dentro il sistema anche extrasanitario, a beneficio, come si dice, della sicurezza delle persone contro la pandemia.
Gli oppositori sono contrari a questo certificato che non costituisce la garanzia dell’immunità e della non contagiosità dei vaccinati. È questa la critica che sorge appena si confrontano i decreti governativi e la controinformazione a cui non è concesso spazio nei mezzi di comunicazione neanche per il semplice annunzio della sua esistenza e meno che mai per il dibattito emergente.
Questa contraddizione preme sulla democrazia e sul senso critico dei cittadini: come si fa ad occultarla? I milioni di resistenti alla vaccinazione possono avere spazio democratico o devono soggiacere al pubblico ludibrio del primo che punta loro il dito contro fosse un conoscente o un compagno di lavoro, o il compagno di scuola e… la legge Costituzionale dello stato? E perché devono essere inglobati tra i novax?
Da notare che si sta creando il corto circuito tra Green pass, Codice Fiscale e Tessera Sanitaria il cui incrocio automaticamente espone il non-vaccinato al giudizio di «untore», pericoloso socialmente, da sanzionare e punire con multe e addirittura con il depennamento dal diritto di assistenza sanitaria da parte del Sistema Nazionale! Mancava all’appello proprio questa dimensione a cui pensa qualche esponente «politico», ignorando responsabilmente di ferire la stessa democrazia.
E allora: dobbiamo pretendere democraticamente di vederci chiaro! Non vogliamo sollevare la questione (questa esiste già, piaccia o meno) ma pretendiamo la chiarificazione. O si teme da qualche parte che si possa giungere a scoprire le presunte macchinazioni delle multinazionali che per interessi propinano questo «diluvio universale» senza un’arca che ci preservi dall’estinzione?
Perché si lede la democrazia? I diritti dei cittadini sono sanciti dalla Costituzione e dalle leggi che, ad essa conformi, regolano la vita sociale dai rapporti tra cittadini a quelli tra essi e lo Stato. L’assistenza sanitaria è conseguente non tanto a concessioni benevoli dei governi ma ai diritti sanciti, addirittura per la restituzione che lo Stato opera verso i cittadini che versano il loro contributo mensile in tasse, come quando ricevono la pensione dopo aver contribuito durante tutto l’arco della vita lavorativa e, come è giusto, ne beneficiano anche coloro che sono in restrizione, a qualsiasi titolo.
Allora, vuoi esercitare la pressione verso la vaccinazione forzando violentemente, sospendendo lo stipendio, esonerando dal lavoro, negando le assunzioni, pretendendo con ricatto l’ubbidienza ad una norma che confligge con la Costituzione? Come può essere l’unico governo, quello italiano, ad esigere l’obbligo di vaccinazione per legge essendo ancora non chiusa la sua fase sperimentale mentre viene già depositata perché conclusa la ricerca dei farmaci curativi come l’impiego degli anticorpi monoclonali che sono alternativi al vaccino nella terapia contro il Covid 19?
Viene da pensare: non è che corre qualche interesse tra l’industria vaccinale e i nostri «promotori», come quando le case offrivano benefit ai medici purché dimostrassero di somministrare i farmaci proposti? Visto che è già successo, indagato e condannato il fenomeno … beh! … «a pensar male qualche volta si indovina» (ebbe a dire la «buon’anima»)!
Lasciamo aperti gli interrogativi e lasciamo spazio al confronto di risultati delle scienze, e dico scienze, perché la chimica da sola non dice tutto, non basta! Perché non risultano ancora chiari: rapporto tra virus Covid 19 e suoi derivati, la sua origine (spontanea? in laboratorio? per errore umano? da progetto finalizzato e occulto? da espansione prevista o imprevista e imprevedibile?); né c’è chiarezza tra vaccini e derivati nefasti. Chi si oppone all’obbligo vaccinale pretende a buon diritto che ci siano risposte a questi interrogativi prima di subire l’obbligo che sta viaggiando tra le previsioni di limitazione della libertà e la sottrazione dei diritti al lavoro, allo studio, alla famiglia, alla sanità.
La macchinazione a cui si stanno dando da fare esponenti politici e organi dello Stato somiglia da vicino alle iniziative della Repubblica Cinese che procede con la forza, mai impiegata prima per farci capire fino in fondo che diavolo sia mai successo nei famosi laboratori.
Il dibattito non esiste, esiste solo il sì e il no sociale ma la politica fila diritto con assoluta certezza su quanto è incerto o, cosa gravissima, dannoso.
Mi pongo questi interrogativi pure essendo io stesso vaccinato, munito di Green pass, ma non ostile a capire e nel diritto a vederci chiaro con tutti gli altri!
Che il pedagogista debba interessarsi di tali questioni nasce logicamente dalle iniziative governative che in queste ore risultano minare alla radice l’educazione all’ubbidienza verso la legge, il rispetto di essa e dei cittadini come, il diritto individuale a vivere la propria dignità in tutti i settori della vita sociale: famiglia, scuola, lavoro, tempo libero e partecipazione politica.
Tra genitori, medici, avvocati, insegnanti, cittadini in genere è necessario trovare forme e momenti di partecipazione perché il problema è rilevante e interessa il presente e il futuro nazionale. Nostri referenti non possono essere gli interessi multinazionali, nostri interlocutori sono coloro a cui abbiamo demandato la rappresentanza parlamentare democratica, sono legislatori per il bene comune, non sono padroni delle soluzioni che obbligano i cittadini a venir meno alle loro scelte in coscienza e conoscenza. Poco razionale, anzi per nulla tale, affermare che la vaccinazione assicura la fine del contagio: noi vaccinati, sappiamo bene che in modo asintomatico o meno possiamo trasmettere il virus come chiunque altro non vaccinato. Sulle ambiguità di ragionamento non si aiuta la democrazia, si aiutano gli interessi approfittando dell’ignoranza delle conoscenze!
Francesco Sofia, Pedagogista, Socio onorario dell’Associazione nazionale dei pedagogisti italiani