Decaro presenta il piano di riqualificazione
No a speculazioni ma qualche dubbio c’è
«Noi stiamo cercando di dare a Bari un nuovo volto. Tutta la zona che da Japigia arriva fin quasi a San Giorgio, diventerà un parco costiero che sarà uno spazio riconsegnato alla città dove far sport, cultura e vivere appieno il mare». Nella riqualificazione anche la foce del Valenzano, dove c’è una consistente colonia del fratino e ci si chiede che fine farebbe, la cui nidificazione è già ora così delicata
«Voglio chiarire subito che in sette anni di mia amministrazione non ho cementificato proprio nulla. Quando vedete spuntare edifici in giro per Bari, sono tutto frutto di accordi di programma già approvati, prima di me, o grazie alle possibilità di una legge regionale: il Piano casa». Il sindaco Antonio Decaro interviene durante una riunione della Consulta comunale per l’ambiente e mette subito le mani avanti. In questi giorni la discussione si è accesa sui tanti lavori in corso e nuove costruzioni che stanno cementificando la città, sia in centro sia nelle periferie, sollevando non poche domande sia sulla reale necessità di queste nuove costruzioni, sia sull’opportunità in uno spazio urbano dove non riesce a crescere neanche un filo d’erba.
«Noi stiamo cercando di dare a Bari un nuovo volto — sottolinea il sindaco intervenendo per spiegare più nei dettagli il progetto che riguarda Bari costa sud, che il Pnrr ha finanziato con 75 milioni —. Tutta la zona che da Japigia arriva fin quasi a San Giorgio, diventerà un parco costiero che sarà uno spazio riconsegnato alla città dove far sport, cultura e vivere appieno il mare e soprattutto dove non si potranno fare speculazioni edilizie. Non solo, in alcune aree edificabili come la Maglia 21 e 22, attorno al depuratore e che comprendono la parte finale del quartiere Sant’Anna, e ancora torre Carnosa e Punta Perotti, noi diremo ai proprietari: “dateci i terreni e noi vi assegneremo nuove aree edificabili, sì più piccole ma già infrastrutturate”».
La strategia va quindi nella direzione di salvaguardare tutta la zona costiera che sarà riqualificata e resa aperta e fruibile per i cittadini, far arretrare le eventuali costruzioni con una volumetria inferiore e realizzarle a ridosso di costruzioni preesistenti.
Il progetto del Parco costiero è bello ed audace: sei chilometri che si allargano su 216 ettari dei quali 58 di orticoltura urbana e 5,4 di macchia mediterranea, la piantumazione di 3.885 nuovi alberi ad alto fusto e altre piante che potranno assorbire oltre 77mila kg di CO2 all’anno, la riqualificazione di dune e di tutte le costruzioni che oggi sono abbandonate tra Pane e Pomodoro e San Giorgio.
La presentazione del progetto avvenuta alla presenza dei rappresentanti della Consulta per l’ambiente e di tutti i cittadini interessati, rientra in una strategia del Comune che punta a condividere tutto il percorso progettuale insieme ai residenti. I progettisti dello studio Pivileggio-Secchi, l’altro ieri mattina hanno spiegato i dettagli del progetto in Confindustria a sindacati, rappresentanti Ance e dell’Ordine di ingegneri ed architetti, poi sono passati ai Comitati dei cittadini e ai rappresentanti della Consulta.
«L’obiettivo per noi è stato ricucire la zona sud con la sua marina, al centro città — ha spiegato l’architetto Nicolò Privileggio — e soprattutto ricucire la costa con l’entroterra. Per questo abbiamo proposto una forma urbana che si sviluppa ortogonalmente rispetto alla costa, dove a piedi o in bicicletta chi vuole potrà entrare nella campagna ed arrivare liberamente fino al mare».
Il progetto prevede la riqualificazione delle aree costiere sino al Trullo con la possibilità di vivere il mare in estate ed inverno, Torre Carnosa sarà il nuovo polo per gli sport acquatici unita idealmente con l’attuale zona del parco sportivo Bellavista dove saranno realizzati campi sportivi e una struttura per concerti ed eventi, saranno salvaguardati gli orti esistenti dove saranno realizzati camminamenti a piedi o bici per poter passeggiare ed arrivare fino al mare e dove nessuno potrà costruire. Questo in barba a qualche proprietario che sta già recapitando sfratti o sognando di poter realizzare costruzioni. Nella riqualificazione anche la foce del Valenzano, sperando che i lavori e la maggiore antropizzazione non allontanino i tanti animali ed uccelli migratori che in questi anni, proprio per lo stato di abbandono, hanno elevato la zona a luogo dove riposarsi o nidificare. Ci si chiede infatti che fine farebbe il fratino, la cui nidificazione è già ora così delicata.
Resta comunque un bel progetto che si dovrà difendere da eventuali speculazioni. Le costruzioni che si potranno realizzare a Japigia nella zona vicino la sede della Regione e a Sant’Anna escludendo il terzo lotto, sono pensate in maniera sostenibile, con aree verdi, una mobilità rallentata, su suoli permeabili e non asfaltati.
«Stiamo cercando di non rifare gli errori del passato — assicura Decaro —. Di non realizzare zone come Enziteto o Santa Rita o Bari Domani. Nello stesso tempo faremo in modo che la costa diventi una zona verde per sempre».
Il nuovo parco dovrà essere realizzato entro il 2026, un obbligo che deriva dall’uso dei fondi del Pnrr, ma non si potrà nello stesso periodo realizzare lo spostamento della ferrovia che al momento taglia in due la zona costiera, dall’entroterra. Quel lavoro riguarda Trenitalia e avrà necessità di più tempo.
Certo alcune speculazioni sono già partite: l’ex pastificio Ambra diventerà una zona di villette, mentre l’ex supermercato Gs sarà trasformato in loft. Costruzioni che non aumenteranno le volumetrie, ma semplicemente le destinazioni d’uso iniziali. Una possibilità permessa da leggi regionali.
«Ma le altre zone non vedranno nuove costruzioni — spiega Decaro —. Saranno riqualificati i manufatti esistenti che diventeranno punti ristoro, centri di servizi. Ma saranno interventi di residenzialità necessari per evitare il degrado della zona, se non potesse essere vissuta anche la sera».
Bari costa sud è una delle tante scommesse che Bari sta raccogliendo per trasformarsi in una realtà più verde. Certo, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare, e questo deve preoccupare, perché i timori di speculazioni non sono mai peregrini in una realtà sociale ed economica che ha visto tanti scempi consumarsi nel più totale silenzio. Resta comunque una domanda: ma c’è bisogno di costruire nuove case in città? Bari nel 2014 contava 327.361 residenti, nel 2019 si è scesi a 315.284, oltre 12mila abitanti in meno. Anche solo una palazzina in più, da chi potrà essere abitata?
Rita Schena