Cop26, gli obiettivi mancati e i commenti

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COP26
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«Glasgow ha un divario di credibilità tra chiacchiere e azione. Se tutti i governi raggiungessero gli obiettivi del 2030, avremmo 2,4 ̊C di riscaldamento nel 2100. Ma in questo momento, le attuali politiche ci pongono a 2,7 ̊C»

Quattro erano gli obiettivi principali della #Cop26…

  • Un mondo a emissioni zero entro il 2050 limitando la crescita delle temperature non oltre 1,5 gradi. E per raggiungere questi obiettivi ai paesi partecipanti veniva chiesto di accelerare l’eliminazione graduale del carbone; ridurre la deforestazione; accelerare il passaggio ai veicoli elettrici; incoraggiare gli investimenti nelle energie rinnovabili.
  • Proteggere le comunità e gli habitat naturali. Tutti vediamo che il #clima sta cambiando e continuerà a cambiare con effetti devastanti. Ed era proprio in occasione della Cop26 che si doveva mettere a punto come consentire e incoraggiare i paesi colpiti dai cambiamenti climatici a mettere in campo #climateaction per proteggere e ripristinare gli ecosistemi; costruire sistemi di protezione, sistemi di allarme e infrastrutture e agricoltura resilienti per evitare danni alle infrastrutture, ai mezzi di sussistenza e alle vite umane.
  • Mobilitare la finanza. Durante la Cop26, i paesi sviluppati dovevano mantenere la loro promessa di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari l’anno in finanziamenti per il clima entro il 2020. Le istituzioni finanziarie internazionali dovevano fare la loro parte per rendere disponibili i finanziamenti pubblici e privati necessari per garantire un mondo a emissioni zero.
  • Collaborazione e cooperazione. Si possono affrontare le sfide della crisi climatica solo #togetherforourplanet. Alla Cop26 era necessario approvare il «Paris Rulebook», le regole dettagliate che rendono operativo l’Accordo di Parigi del 2015; accelerare l’azione per affrontare la crisi climatica attraverso la collaborazione tra governi, imprese e società civile.

E per quanto riguarda l’Italia…

Raggiungere l’obiettivo emissioni nette pari a zero entro il 2050, creare almeno sei corridoi verdi entro la metà di questo decennio, aumentare la produzione di energia pulita per accelerare la transizione energetica, incentivare lo sviluppo sostenibile agricolo delle foreste e di altri ecosistemi. Sono questi alcuni degli impegni presi dall’Italia alla Cop26 di Glasgow, tramite la sottoscrizione di alleanze e documenti.

Una Cop26 definita da @AlokSharma_RDG, presidente della Cop26, una vittoria fragile. E se la definisce lui così non c’è certo da stare tranquilli. Nel suo messaggio di chiusura è lui stesso a dire che non conta che i paesi abbiano firmato, ma che rispettino e mantengano gli impegni presi. «Il duro lavoro inizia ora».

Per Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia, l’accordo finale sul clima della Cop26 è debole e poco ambizioso. L’obiettivo 1,5 gradi resta appeso ad un filo.
Anche Wwf Italia si aspettava da Glasgow un accordo che prevedesse un cambio di passo nella velocità e nella portata dell’azione climatica, un cambio di passo che non è arrivato con tre grandi gap da colmare ossia la mancanza di obiettivi di riduzione delle emissioni nel breve periodo, la mancanza di regole per fornire e monitorare i progressi fatti, e l’insufficiente finanziamento all’azione climatica necessaria per indirizzare il mondo verso un futuro più sicuro.

Perché come dichiara Greta Thunberg «Glasgow ha un divario di credibilità tra chiacchiere e azione. Se tutti i governi raggiungessero gli obiettivi del 2030, avremmo 2,4 gradi di riscaldamento nel 2100. Ma in questo momento, le attuali politiche ci pongono a 2,7 gradi».

 

Elsa Sciancalepore