Ad oggi non sembra che valutazioni ambientali sul Pnrr italiano, e men che meno sugli interventi proposti da Comuni e Regioni, siano state compiute ed il rischio è che quegli interventi possano essere sensibilmente ridimensionamenti se non cancellati
La partenza da Bari della presentazione pubblica del Pnrr, «Italiadomani – Dialoghi sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza», è stata vista come un riconoscimento all’attivismo politico istituzionale del Comune di Bari e del suo Sindaco, Antonio Decaro, pure presidente dell’Anci nazionale. Sicuramente lo è. Ed è un riconoscimento, o almeno tale appare, anche alla Regione Puglia del al suo Presidente, Michele Emiliano. «Italiadomani» è l’iniziativa che illustra in incontri pubblici la filosofia ed i contenuti del Pnrr, gli impatti sul sistema socio-economico e le innovazioni in termini di riforme istituzionali e settoriali, di transizione ecologica e di transizione digitale.
Ma il Pnrr, pur chiamandosi «Piano», in realtà è stato inteso come qualcosa di più, qualcosa che va oltre il nome, un «metapiano». Definizione che potrebbe afferire più alla mitologia che alla politica economica ed ambientale. Questa definizione ha fatto sì che, in qualche modo, quel Piano non seguisse alcune procedure ben definite dalla legislazione comunitaria e da quella nazionale e regionale per la valutazione del suo impatto ambientale strategico (Vas) sui territori.
La Vas è una procedura spiccatamente pubblica (codificata a livello comunitario dalla direttiva 2001/42 CE, a livello nazionale dal decreto legislativo n. 152/2006 ed a livello regionale pugliese dalla legge regionale n. 44/2012), di coinvolgimento delle amministrazioni competenti in materia ambientale e di detentori di interessi diffusi e particolari nella predisposizione di piani e programmi. Una procedura, quindi, cui il Pnrr non è stato assoggettato. Forse per scelta necessitata, considerati i tempi strettissimi di elaborazione imposti dalla Commissione Ue, ma comunque un vulnus per il coinvolgimento di enti e cittadini nella definizione delle strategie. A dir la verità sia il Comune di Bari sia la Regione Puglia sembrano aver ben colto l’occasione della deroga (mai formalizzata) agli obblighi di valutazione ambientale e si sono catapultati a proporre a finanziamento una serie di interventi la cui valutazione in termini di impatti ambientali non è mai stata prodotta.
Questo vale, ad esempio, per la riorganizzazione del nodo ferroviario di Bari, compreso quello di «ricucitura urbana» tra il centro storico e i tre quartieri Carrassi, San Pasquale e Madonnella progettato da Massimiliano Fuksas: una collina artificiale di circa 20 metri di altezza e 70 ettari di superficie sotto cui scorreranno i binari della stazione di Bari centrale.
Più che una cucitura, una cesura ulteriore tra parti della città senza che si comprenda chi e come potrà mai gestire i 700.000 metri quadri di «verde» e con quali risorse finanziarie annuali (anche ipotizzando il costo di 1 euro/mq, si tratta di 700.000 euro/anno). Altro esempio è quello di «Costa Sud», il progetto di riqualificazione della zona costiera meridionale di Bari con interventi edilizi tutt’altro che leggeri. Analogo discorso si può fare per i progetti proposti dalla Regione Puglia, mai portati a conoscenza del pubblico e mai approvati in Consiglio regionale ma contenuti in una lista di 167 interventi, alcuni molto poco strategici e probabilmente residuati dai cassetti di varie amministrazioni, per un totale di quasi 18 miliardi di euro.
Durante la prima tappa di «Italiadomani», comunque, è stato comunicato che alla Puglia sono destinati dal Pnrr circa 2 miliardi di euro. Ora, la questione è che un’attribuzione di risorse finanziarie non preceduta da alcuna valutazione ambientale, che avrebbe potuto consentire di calibrare meglio oppure di rinunciare a misure e progetti dai rilevanti impatti, rischia di scaricare un pesante fardello in fase di attuazione e, quindi, di spesa.
Commissione e Consiglio Ue non hanno approvato i Pnrr degli Stati membri in deroga alle procedure di valutazione ambientale. Il Commissario Gentiloni l’8 marzo scorso, rispondendo ad un’interrogazione di un parlamentare europeo sul rispetto della direttiva europea sulla Vas da parte dei piani di ripresa e resilienza, ha detto che i piani degli Stati membri devono contenere una sintesi dei processi di consultazione e di come i piani abbiano tenuto conto delle osservazioni.
Quanto all’applicazione della procedura di Vas del Pnrr, ha detto Gentiloni, ogni Stato membro stabilisce se il Piano debba esservi assoggettato o meno evitando duplicazioni di valutazione. Ecco, ad oggi non sembra che valutazioni ambientali sul Pnrr italiano, e men che meno sugli interventi proposti da Comuni e Regioni, siano state compiute ed il rischio è che quegli interventi possano essere sensibilmente ridimensionamenti se non cancellati.
Fabio Modesti