Si chiede aiuto ai piani superiori visto che l’Assemblea legislativa regionale non riesce a formulare norme che non confliggano con la Costituzione. Servirebbe un quadro normativo organico e non derogatorio degli strumenti urbanistici
La chiamata di soccorso (non «rosso» ma bipartisan) partita dagli scranni del Consiglio regionale pugliese ai parlamentari conterranei per salvare il Piano casa, appare un segnale di debolezza. Si chiede aiuto ai piani superiori visto che l’Assemblea legislativa regionale non riesce a formulare norme che non confliggano con la Costituzione.
Infatti, i ministeri competenti avrebbero stilato una relazione per la presidenza del Consiglio dei Ministri nella quale si dice che la dodicesima proroga della legge sul Piano casa in Puglia, consentendo la deroga continua agli strumenti urbanistici, si pone al di fuori del recinto costituzionale e quindi va impugnata dinanzi alla Consulta. Quest’ultima, per la verità, si è già pronunciata più volte su leggi di altre Regioni in materia urbanistica e di deroga alla pianificazione urbanistica e territoriale (in ultimo sulla proroga del Piano casa della Regione Calabria), censurando pesantemente il ricorso a norme che esautorano i Comuni della potestà pianificatoria. Peraltro, la legge pugliese n. 14 del 2009 (sul Piano casa, appunto) aveva una finalità «sociale» ben limitata titolandosi, mutuando la legge nazionale, «Misure straordinarie e urgenti a sostegno dell’attività edilizia e per il miglioramento della qualità del patrimonio edilizio residenziale».
Ora quella straordinarietà e quell’urgenza non permangono e dovrebbero essere sostituite da un quadro normativo organico e non derogatorio degli strumenti urbanistici. Ma in Puglia si preferisce intervenire di volta in volta, più volte l’anno, con norme eterogenee sistemate qua e là, inducendo confusione e dubbi negli imprenditori edili. Questi certo non rinunciano ad utilizzare, per il giusto profitto, la legge sul Piano casa così prorogata e modificata ma si rendono conto di essere sistematicamente esposti alla dichiarazione di illegittimità di quelle disposizioni che, peraltro, rischia di travolgere anche il passato poiché le pronunce della Consulta hanno efficacia retroattiva.
Tale modo di legiferare ha ben poco di liberale e lascia gli imprenditori comunque alla mercé, in questo caso non della «burocrazia maligna» ma della «buona volontà» del legislatore regionale il quale sa, comunque, di approvare norme a forte rischio d’essere cassate. Ecco perché la chiamata di soccorso ai parlamentari pugliesi rischia di trasformarsi in un boomerang, in una sorta di eterogenesi dei fini che potrebbe addirittura chiamare il Parlamento a stringere le maglie e mettere il legislatore pugliese di fronte alle proprie responsabilità. Ecco perché è urgente che il Consiglio regionale discuta apertamente e con il massimo coinvolgimento dei cittadini, norme organiche e stabili per agevolare la riqualificazione del patrimonio edilizio e per incentivare l’aggiornamento della pianificazione urbanistica comunale, anche in adeguamento al Piano paesaggistico regionale. Sarebbe una buona azione per il rispetto del diritto, degli imprenditori e degli elettori.
Fabio Modesti