Ci scrive Iaia Deambrogi facendoci una proposta che affonda le sue radici nell’orgoglio e nel boicottaggio, un sentimento ed una reazione, che l’uomo non dovrebbe mai perdere. E soprattutto basta ai ricatti energetici: è ora di muoversi
Francamente è lampante a tutti che stiamo attraversando un periodo strano della nostra vita. Ai problemi di crescita e della quotidianità, che non mancano mai, se ne sono aggiunti altri, improvvisi e incomprensibili. Ma non sarebbe il caso di smettere di subire e reagire? Scrive Iaia Deambrogi facendoci una proposta che affonda le sue radici nell’orgoglio e nel boicottaggio, un sentimento ed una reazione, che l’uomo non dovrebbe mai perdere. Ci suggerisce uno sciopero dei fornelli.
Bisognerebbe fare un po’ di conti per capire quanto valga la pena ma, al di là del risultato in soldoni, c’è una cosa che è impagabile: il messaggio che nessuno può decidere sulle nostre teste. Che i cittadini ci sono e contano. E soprattutto basta ai ricatti energetici: è ora di muoversi.
Gentile Direttore, Le scrivo perché da 22 giorni sto pensando a cosa fare per affrontare e capire quanto accade in Ukraina dopo l’invasione russa.
Non Le voglio parlare di questioni politiche o militari.
Io le parlo di ricatti.
Voglio provare per un giorno a non usare il gas.
Se per il riscaldamento di casa mi metto due golf in più, per l’acqua calda come faccio?
Per cucinare come faccio?
Il mio pensiero nasce dal fatto che sappiamo che ci sono risorse che hanno dei limiti, il petrolio e il gas sono tra queste. L’elettricità è cosa diversa. Viene prodotta da molte fonti, alcune finite, altre rinnovabili. Per millenni è stato più facile sfruttare le risorse finite, come legna, carbone, torba e gas. La produzione di elettricità trasportabile via cavi è cosa molto recente. A Mulhouse in Alsazia c’è Electropolis, il museo realizzato da Edf per raccontare l’evoluzione dell’industria elettrica. Se ti capita vai e goditelo. È magnifico. La capacità di produrre elettricità, di trasportarla ha interrotto il buio delle notti e dato energia agli apparecchi negli ospedali. Che c’entra con quanto ho detto prima? Tutto. Saper produrre elettricità, in modo pulito, ci permette di leggere di notte e di interrompere il dominio del buio. Perché parlo di uno sciopero dei fornelli a gas? Per fare un dispetto a Putin? No, è per dire che possiamo avere e praticare delle alternative al consumo di una risorsa finita come il gas. È darsi un’alternativa. Per un giorno proviamo a cercare le alternative. E interrompere il ricatto.
Facciamo uno sciopero dei fornelli a gas.
Sto scrivendo a molte persone per proporlo.
Vorrei provare a dire che possiamo davvero essere contro la guerra, in tutte le sue forme, solo facendo un piccolo gesto, un piccolo pensiero che ci permette di tornare a essere liberi e non dipendenti da un rubinetto del gas.
«Villaggio Globale» ha tutto questo nelle sue radici, per questo mi permetto di chiederle di aderire a questo pensiero e cercare insieme di proclamare lo sciopero dei fornelli a gas.
Con stima, Iaia Deambrogi