Neanche la sete ci fa aprire gli occhi

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onde mare cerchi acqua
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Che povera fine per il «custode» del Pianeta!

Nella gestione dell’acqua le competenze appartengono politicamente a tutti: Stato, Regioni, Comuni, Consorzi di bonifica, Enti di irrigazione… strutture nate per fare «politica», per occupare posti e produrre voti. Manca una programmazione, un filo conduttore razionale

È inutile lambiccarci il cervello, diceva bene il Sommo poeta: «Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello!».

E da allora non è cambiato niente.

È fuorviante accusare chi legge la realtà e analizza come storicamente si sono evolute le decisioni, di allarmismo, vetero ambientalismo, o altro. I fatti sono lì che accusano: dissesto idrogeologico, zone sismiche, chimica a go-go, discariche, incendi… e i nuovi drammi come clima, siccità, pandemie, non hanno fatto altro che esaltare questi e altri problemi.

Con le ondate di calore sempre più ravvicinate che ormai d’estate sono diventate una costante, si esaltano i problemi per l’agricoltura che mettono in chiaro altre storiche carenze.

Eppure le scelte non mancano, ricordando appena le soluzioni proposte dall’indimenticabile Giorgio Nebbia a cominciare dai dissalatori, e poi i programmi per affinare i miliardi di litri di acque che fuoriescono dagli impianti di depurazione ed incautamente finiscono in mare al posto di alimentare l’irrigazione e così tanti altri problemi e soluzioni che potrebbero essere messi in riga e risolti anche nelle nostre città, smettendo, ad esempio, di gettare nei gabinetti acqua potabile…

Ebbene, noi si voleva sapere la situazione in Italia, in Puglia, tentare di fare una fotografia, in merito proprio a queste soluzioni possibili, non le grandi opere… ed invece ci siamo scontrati contro un ginepraio di competenze che ci allontana dalla conoscenza e, quel che è peggio, allontana le soluzioni che andrebbero realizzate ora perché i cambiamenti climatici sono più veloci della nostra capacità di legiferare e realizzare.

Le competenze appartengono politicamente a tutti: Stato, Regioni, Comuni, Consorzi di bonifica, Enti di irrigazione… strutture nate per fare «politica», per occupare posti e produrre voti. Manca una programmazione, un filo conduttore razionale. E poi l’eterno assalto alla diligenza senza neanche l’ombra della gestione del bene comune. Eppure, in 30 anni abbiamo perso il 19% rispetto al trentennio precedente, a breve si prefigura una riduzione del 10% e del 40% nel lungo termine. 

Così, lo sforzo fatto da Elsa Sciancalepore risulta un’utile visione ma una istantanea sfuocata, manca, infatti, a livello regionale, chi abbia il quadro complessivo. In aiuto, ma solo per capire e sollevare appena il lembo della conoscenza quello fatto da Francesco Sannicandro.

E non perché i nostri siano stati incapaci di approfondire ma perché il muro da scalare, oltre ad essere di gomma è altissimo…

Un problema non solo italiano e, se ci avventuriamo nel campo internazionale, siamo assaliti da pandemie, interessi macroeconomici, quelli che stanno impoverendo nazioni e lo stesso Pianeta, e le guerre. «Metodi», per affrontare il vivere quotidiano, rimasti a guerre tribali, sete di possesso. E poiché i pretendenti sono sempre più affamati e ignoranti ormai, l’attesa di un Ulisse salvatore o di altri profeti moderni, si sta rivelando vana. Dobbiamo noi rimboccarci le maniche per salvare noi stessi e rassegnarci a visioni meno planetarie e togliere la parola globale da ogni dove, perché l’inghippo è lì.

 

Ignazio Lippolis