Una Via anche per gli eventi in spiaggia?

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jovanotti lorenzo cherubini
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Lettera aperta sulla sostenibilità ecologica

La proposta viene dalla Società italiana di biologia della conservazione. Gli ecosistemi dunali contribuiscono a diversi servizi essenziali per l’umanità, quali la difesa della linea di costa, fornendo protezione dall’avanzamento del mare e permettendo il deposito di sabbia dopo le mareggiate invernali e nelle aree erose

Pubblichiamo un comunicato inviato dalla nuova Società italiana di Conservazione Biologica, in merito agli eventi di massa in spiaggia.

In qualità di professionisti operanti nel settore della conservazione della biodiversità, afferenti alla Società italiana di biologia della conservazione (Society for Conservation Biology Italy Chapter ONLUS), di fronte alla moltiplicazione di eventi sulle spiagge, inclusi eventi di massa, non possiamo tacere e sentiamo la responsabilità di esprimere la nostra preoccupazione.
Ci sentiamo allarmati dalla leggerezza con cui alcuni di questi eventi vengono gestiti nelle aree naturali, seminaturali o a ridosso di aree di interesse naturalistico. Inoltre, riteniamo sia importante sottolineare come la sostenibilità ambientale passi soprattutto dalla riduzione del disturbo antropico in ambienti ad elevata fragilità come quelli costieri.

Gli ecosistemi dunali contribuiscono a diversi servizi essenziali per l’umanità, quali la difesa della linea di costa, fornendo protezione dall’avanzamento del mare e permettendo il deposito di sabbia dopo le mareggiate invernali e nelle aree erose. Di tale protezione giovano numerosi ambienti antropici, come ad esempio i campi coltivati, le aree turistiche e gli insediamenti litorali. Questi ecosistemi, inoltre, sono di fondamentale importanza per la biodiversità, essendo habitat insostituibili per numerose specie di piante e invertebrati uniche e spesso a rischio di estinzione e rappresentano siti di nidificazione sia per molti uccelli sia per specie iconiche, come le tartarughe marine.
Gli ecosistemi dunali sono, però, tra gli ambienti naturali più minacciati al mondo a causa dell’urbanizzazione galoppante, delle attività turistiche intensive (che determinano degrado e trasformazione delle biocenosi), dell’introduzione di specie esotiche invasive e dell’erosione. Quest’ultima, in particolar modo, è aggravata dagli eventi climatici estremi, sempre più frequenti a causa delle alterazioni antropiche dei regimi idrici e climatici, ma anche dallo spianamento delle dune e dalla rimozione della vegetazione costiera.

È chiaro, dunque, che l’opportunità di realizzare un qualunque evento che porti un alto numero di persone sulla spiaggia debba essere valutata in modo scrupoloso e trasparente. Pur consapevoli che non tutte le spiagge sono ambienti ad alto interesse naturalistico, è importante sottolineare che molte di esse si trovano dentro o a ridosso di aree rilevanti per la biodiversità. Purtroppo questa distinzione viene spesso trascurata e queste spiagge sono sempre più frequentemente utilizzate per eventi più o meno grandi.
Sappiamo che la situazione pandemica ha portato a favorire le attività all’aperto nella tutela della salute pubblica, ma esistono strutture apposite (i.e. stadi, arene, piazze, etc.) adibite espressamente per tali scopi. Evitare il disturbo antropico in ambienti naturali per lo svolgimento di questi eventi non è dunque una scelta impossibile, ma facilmente percorribile. Più in generale, ci preme che non passi il messaggio che le spiagge sono il luogo adatto per eventi di massa.

In secondo luogo, è fondamentale ricordare che la sostenibilità ambientale, ovvero l’interazione con l’ambiente in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere quelli delle generazioni future, deve considerare una moltitudine di aspetti che vanno oltre la semplice gestione dei rifiuti o l’utilizzo dei mezzi di trasporto inquinanti.
Nel caso di eventi di massa in aree di interesse naturalistico, la valutazione dell’impatto deve adottare un approccio scientificamente solido che includa la valutazione di numerosi tipi di impatto antropico, quali le emissioni acustiche e luminose, il disturbo diretto dato dalla presenza umana in spiaggia (soprattutto se nelle vicinanze di specie sensibili o ad elevato potenziale per ospitare tali specie) e l’alterazione paesaggistica dell’evento e della sua preparazione.

Per queste valutazioni, come per qualunque opera che può arrecare danni o disturbi agli ecosistemi, gli esperti devono avvalersi di strumenti dedicati, come quelli della Via (Valutazione di impatto ambientale) e della Vinca (Valutazione di incidenza ambientale), che però sono davvero funzionali e trasparenti solo quando la valutazione è accessibile anche a terzi (ovvero a chi non è coinvolto in nessun modo nell’evento).

Ci auguriamo, dunque, che, da un lato, chi organizza eventi sulla spiaggia segua procedure di valutazione rigorose e, dall’altro, che tali valutazioni siano trasparenti ossia rese pubblicamente disponibili ben prima dell’evento.

Infine, con rammarico abbiamo seguito il dibattito che si è creato nelle ultime settimane e sentiamo la necessità di esprimere dissenso nei confronti dell’utilizzo strumentale che si è fatto di alcuni termini. Troviamo deleterio ai fini dell’educazione e sensibilizzazione ambientale, quando le accuse si estremizzano, svalutando il ruolo della ricerca scientifica. Etichettare le critiche provenienti dai professionisti del settore come «econazismo», per citarne una, non fa che contribuire a creare distanza tra i cittadini e l’ambiente, svuotando il dibattito del suo contenuto e riducendo la discussione a una questione di schieramenti e simpatie. È importante, invece, rimanere aperti al dialogo, mantenendo un atteggiamento costruttivo, in modo da permettere alla comunità scientifica di sviluppare un’analisi critica di tematiche che sono certamente complesse, ma che toccano gli interessi di tutti.

 

I Soci della Society for Conservation Biology Italy Chapter Onlus