Rispetto al Piano paesaggistico regionale. Approvata la Carta delle tipologie forestali della Regione Puglia. Sarebbe auspicabile integrare i dati in un solo sistema informativo, ad esempio quello sempre più utilizzato del Piano paesaggistico, evitando duplicazioni di piattaforme tecnologiche che possono determinare confusione nei fruitori e nei professionisti incaricati di elaborare progetti forestali
Il lavoro non è di poco conto, gli effetti sono tutti da verificare. Stiamo parlando della Carta delle tipologie forestali della Regione Puglia, da poco approvata dalla Giunta regionale. In sostanza si tratta della mappatura del patrimonio forestale pugliese suddiviso in categorie forestali con una copertura di almeno 2.000 metri quadri.
Il lavoro è stato svolto dall’Università degli Studi di Bari – Dipartimento di Scienze AgroAmbientali e Territoriali (Disaat). Ne emerge un quadro abbastanza attendibile condotto soprattutto con interpretazioni di immagini da ortofotocarte fino al 2019 e da nuove immagini ad alta risoluzione, nonché dall’analisi di dati LiDAR appositamente realizzati su parte degli ambiti territoriali del Gargano, delle Murge dei trulli e dell’Arco Jonico Tarantino.
Sono stati condotti anche «rilievi al suolo di 300 unità campionarie (uc) distribuite omogeneamente su tutto il territorio regionale nelle quali sono state classificate le caratteristiche della vegetazione, individuato il modello e il carico di combustibile a seguito del prelievo di campioni di biomassa e la misura di diversi parametri dendrometrici». La nomenclatura utilizzata è quella messa a punto per l’inventario Nazionale delle Foreste e del Carbonio (Infc). Tutti i dati e le immagini utilizzate sono stati caricati in un sistema informativo geografico, un altro, non ancora utilizzabile.
Alcune sorprese
Al di là delle specifiche tecniche a base della Carta dei tipi forestali, vi sono alcuni dati conclusivi che non possono non essere citati. In primo luogo, quello complessivo della copertura boschiva regionale, al netto di prati e pascoli naturali e superfici agricole abbandonate (tipologia tutta da verificare se non altro per la difficoltà a caratterizzarla), è di 207.183 ettari, ben superiore all’estensione dei boschi rappresentati nel Piano paesaggistico regionale (Pptr) che ammonta a 166.415 ettari. Quasi 50.000 ettari di differenza. La questione non è di poco conto se si pensa che il Pptr dispone tutele ben definite per le aree boscate e per le aree ad essi contermini. È necessario, forse, fare chiarezza tra gli uffici regionali quantomeno per non lasciare senza tutela boschi che forse il Pptr non ha rilevato.
Dalla Carta dei tipi forestali emerge che le categorie più estese sono quelle a «Boschi di cerro, di farnetto, fragno, vallonea» che, con una superficie pari a 46.712 ettari, rappresenta il 19% dei boschi della Puglia. A seguire, la categoria «Macchia, arbusteti mediterranei» che copre 42.594 ettari, pari al 17% del territorio, le «Pinete di pini mediterranee» estese su 29.553 ettari (12%).
Le categorie forestali meno diffuse sono quella a «Boschi di rovere, roverella e farnia» su 21.029 ettari (9%), quella ad «Arbusteti di clima temperato» che occupa 18.734 ettari (8%) e quella a «Leccete» diffusa su 17.376 ettari (7%). La ripartizione provinciale delle superfici forestali al 2019 è quella rappresentata nella seguente tabella, sempre al netto delle superfici a prati, pascoli naturali ed agricole non utilizzate.
Il rapporto con le altre classificazioni
Da approfondire, infine, il rapporto di queste categorie forestali con gli habitat forestali presenti in Puglia, tutelati dalla direttiva europea «Habitat» e dalle misure di conservazione adottate dalla stessa Regione.
Nel documento il rapporto non viene evidenziato ma è del tutto evidente che questo dovrà essere un ulteriore passo di omogeneizzazione dei dati e delle strategie di gestione forestale. Resta il problema di come rendere intellegibile al pubblico la massa di dati raccolta, anche in relazione agli istituti di tutela paesaggistica e naturalistica. Sarebbe auspicabile integrare i dati in un solo sistema informativo, ad esempio quello sempre più utilizzato del Piano paesaggistico, evitando duplicazioni di piattaforme tecnologiche che possono determinare confusione nei fruitori e nei professionisti incaricati di elaborare progetti forestali.
Fabio Modesti