Una proposta interessante per utilizzare i finanziamenti in arrivo. Bari è una città che sembra temere qualsiasi tipo di ombreggiamento di strade e marciapiedi (si potano i lecci nelle vie del centro ad aprile inoltrato!)
Il consigliere regionale pugliese del Movimento 5 Stelle, Cristian Casili, vice presidente del Consiglio regionale, fa di professione l’agronomo ed è uno dei pochi esponenti di quel movimento a non sparare cose a caso ed a non prodursi in invettive pseudo moralistiche. Fa il suo lavoro di consigliere regionale e cerca di mettere a disposizione le sue competenze. È su queste basi che Casili ha proposto una legge interessante, «Disposizioni per la qualificazione e la valorizzazione del sistema del verde urbano», tanto più impegnativa nel momento in cui un mare di denaro sta «atterrando» su alcune città pugliesi per opere a verde. Sul capoluogo di regione, Bari, più che sulle altre.
Nella sua proposta di legge Casili pone l’accento sulla necessità che ogni Comune si doti di un Piano del verde, «strumento fondamentale — è scritto nella relazione illustrativa — per definire prescrizioni specifiche ed indicazioni tecniche e procedurali da rispettare per le corrette progettazione, manutenzione, tutela e fruizione della vegetazione urbana». E come dargli torto.
La città «sciafoba»
Basta farsi un giro tra le città pugliesi per capire come la gestione del verde e la realizzazione di spazi verdi siano guidate da imperizia, approssimazione, mancanza di visione. Bari è una città che sembra temere qualsiasi tipo di ombreggiamento di strade e marciapiedi (si potano i lecci nelle vie del centro ad aprile inoltrato!), una città che potremmo definire con un neologismo di etimo greco, «sciafoba» (cioè, appunto, che odia l’ombra).
D’altra parte al di là di alcune felici intuizioni nella realizzazione dei 5 ettari di parco 2 giugno, negli anni 80 del secolo scorso, con distribuzione degli alberi quasi con forme naturali, con ampie aree ombreggiate e con adeguata diversità di percorsi, i «parchi» (in realtà, giardini) realizzati in particolare negli ultimi anni sono un inno all’insolazione ed all’impermeabilità dei suoli. Così sembra sarà pure per il «parco della rinascita» che occuperà i 12 ettari che erano della Fibronit nel quartiere Japigia di Bari. Di questi 12 ettari solo 7 saranno di «forestazione urbana» (già di per sé un ossimoro) con mandorli, ulivi, corbezzoli e aranci, piante agrarie e non specie forestali. Ma la cosa più incredibile è che realizzare questo «parco» costerà 15 milioni di euro, ossia oltre 1 milione ad ettaro. E non c’è altro che faccia lievitare i costi se non la quantità di calcestruzzo e cemento.
I capelvenere bistrattati
Il metro della cattiva gestione del verde urbano può ben essere rappresentato dalla sorte delle povere piante di capelvenere presenti sul muro di sostegno che fiancheggia il sottopasso di piazza S. Antonio a Bari. I capelvenere sono piante straordinarie, molto sensibili ai cambiamenti, necessitanti di ambienti umidi che trovano nei piccoli anfratti di quel muro del primo Novecento. Ma vengono sistematicamente azzerate dalla «pulizia» quelle superfici, come se fosse il pavimento di casa. Ma i capelvenere sono resilienti e basta un po’ di pioggia che si infiltra ed eccoli di nuovo. Centinaia di milioni di anni di esperienza serviranno pure a qualcosa e la proposta di legge di Casili sembra coglierne il senso.
Fabio Modesti