Una complessità spesso ignorata
֎Uno studio condotto nell’arcipelago finlandese di Båtskär ha evidenziato come la presenza delle pale eoliche abbia modificato alcune abitudini: dalla rarefazione della presenza di alcune specie al cambio di tonalità del loro canto֎
Nella storia dell’uomo, in particolare nella cosiddetta fase della società industriale e della nascita delle sostanze di sintesi, i casi degli effetti collaterali che a posteriori, anche dopo molti anni, scopriamo quando introduciamo una nuova sostanza di sintesi, una nuova tecnologia, un nuovo processo economico nell’ecosistema, sono oltre l’immaginabile. Le microplastiche nel nostro sangue ne sono un esempio
Con le tecnologie per produrre energia rinnovabile, di recente assurte a soluzione definitiva, sta succedendo la stessa cosa. Un recente studio pubblicato nel 2022 sulla rivista «Ornis Svecica» svela gli sconosciuti effetti collaterali degli impianti eolici su un gruppo di uccelli. Finora il principale effetto negativo prodotto, rilevato e analizzato era quello della mortalità a causa dell’impatto contro le pale in rotazione da parte delle specie più varie di uccelli, ma anche di mammiferi volanti come i pipistrelli.
Lo studio
Gli studi effettuati nel piccolo arcipelago finlandese di Båtskär hanno svelato, invece, come la situazione sia molto più complessa. L’arcipelago, un ambiente abbastanza isolato e quindi ottimo modello di studio, è formato da un’isola principale, di circa 15 ettari, più quattro isolotti vicini; qui nel 2007 è stato messo in funzione un impianto eolico formato da sei turbine. Come area di controllo è stato utilizzato il piccolo arcipelago Stenarna simile sia per dimensione sia per popolazione di uccelli nidificanti, distante appena 22 km a nord-ovest. Gli studi condotti con monitoraggi standardizzati e applicazione di formule di elaborazione statistica hanno evidenziato alcuni effetti attesi ma anche alcuni collaterali inaspettati. Gli svantaggi per molte specie, i vantaggi per altre.
In generale, come c’era da aspettarsi, il numero totale di coppie di uccelli è diminuito nell’arcipelago di Båtskär ed è aumentato nell’arcipelago di Stenarna ma non in modo molto significativo. Quella che è emersa è la risposta delle varie specie alle modifiche ambientali dovute alla realizzazione dell’impianto eolico. Alcune specie sono diminuite, in particolare il numero di coppie di edredoni comuni, gabbiani reali, zafferani e urie nere, mentre è aumentato quello delle sterne artiche e di altre specie, alcune sono rimaste costanti.
Le analisi hanno evidenziato come la costruzione del parco eolico nell’arcipelago di Båtskär ha modificato l’habitat creando nuovi micro-habitat (strade sterrate, pontili e vecchie case ristrutturate), di cui hanno beneficiato alcune specie che li hanno utilizzati per la nidificazione quali gazza marina, sterna artica, rondine e balestruccio. La ghiaia e la sabbia portate per realizzare le strade hanno fornito il materiale per la realizzazione di siti di nidificazione per le sterne e per alcuni trampolieri, che hanno visto aumentare il loro numero di nidificanti. Le stesse strutture realizzate dall’uomo hanno determinato anche un effetto singolare: la maggiore pressione di predazione da parte dell’aquila di mare dalla coda bianca (Haliaeetus albicilla) sulle popolazioni delle sue prede in quanto moltissimi resti di predazione sono stati trovati vicino agli edifici e turbine eoliche che l’aquila utilizzava come posatoi. Contemporaneamente l’aquila di mare dalla coda bianca è una delle specie che più facilmente può impattare sulle pale in rotazione.
L’utilizzo e la manutenzione delle centrali elettriche aumenta la presenza umana sulle isole che può incidere negativamente sulle specie più sensibili, oltre a tenere lontani alcuni predatori, favorendo alcuni uccelli come l’edredone comune. La risposta degli uccelli migratori nidificanti alla costruzione di aerogeneratori è variata a seconda delle specie e del tempo in modo molto diversificato. In molti casi, pur rilevando significative modifiche nella popolazione di alcune specie, non è stato possibile correlarlo direttamente con la realizzazione dell’impianto eolico, ma altri fattori non sembrano essersi modificati.
Lo sforzo canoro delle allodole
Ancora più sorprendente è risultato l’effetto che gli impianti eolici hanno avuto su una specie molto rara in Spagna ed assente nel resto d’Europa, legata agli ambienti steppici aperti molto comuni nella nostra Puglia, si tratta dell’Allodola di Dupont (Chersophilus duponti). Utilizzando microfoni direzionali, utili a censire i maschi in canto di questa specie, gli studiosi hanno scoperto come 49 maschi vicini agli impianti eolici e quindi esposti ai fastidiosi e onnipresenti rumori della turbina, con un livello sonoro compreso tra 15 e 51 decibel, hanno modificato il loro canto emettendo fischi più complessi (più note) e più forti (accento di nota più lungo e acuto). Inoltre, hanno aumentato la durata e la frequenza minima delle note. Evidentemente per cercare di superare il suono delle turbine che ne offuscava il canto entrando in una strana competizione con loro.
È il primo studio che ha mostrato un disturbo del repertorio vocale degli uccelli esposti al rumore delle turbine eoliche ma questo adattamento comporta un evidente maggiore dispendio energetico per questi maschi che devono cantare più forte ed in modo più variato per competere con il rumore delle gigantesche turbine. Quanto possa incidere sulla loro fitness e sulla reale capacità riproduttiva è ancora tutto da verificare. Questi studi evidenziano l’estrema complessità degli effetti che derivano sulla fauna dalla realizzazione di un impianto eolico.
Se analizziamo l’estrema superficialità degli studi faunistici che le società proponenti di impianti eolici allegano ed hanno allegato alle centinaia di impianti realizzati in Puglia, sulla base dei quali sono state e continuano ad essere autorizzati, dobbiamo aspettarci straordinarie modifiche nella struttura e composizione delle popolazioni degli uccelli selvatici. Ricordiamo che la Puglia è una terra ricca di allodole di tutte le specie, con il primato di ospitare la più numerosa popolazione italiana della più rara tra le allodole, la calandra (Melanocorypha calandra), specie purtroppo tra le più colpite dalle pale eoliche nella Murgia barese. La sua caratteristica di emettere un potente canto territoriale sospesa nel cielo la rende estremamente sensibile.
Anche le zone umide del Tavoliere (Saline di Margherita di Savoia, Lago Salso, San Floriano), che rappresentano una delle più importanti e ricche zone di nidificazione d’Italia, sono ormai assediate dagli impianti eolici senza una valutazione degli effetti cumulativi delle centinaia di torri poste anche vicinissime a siti di nidificazione di albanella minore, pernice di mare, falco grillaio, moretta tabaccata, fenicotteri. E l’elenco sarebbe lunghissimo, in una gravissima sottovalutazione degli effetti diretti ma anche collaterali.
Antonio Sigismondi