La caccia al lupo non è la soluzione…

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lupo in fototrappola
Un lupo fotografato da una fototrappola
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Una ricerca fornisce nuovi dati

֎La conclusione della ricerca: «Pertanto, sollecitiamo l’uso generalizzato e il sostegno per l’attuazione e il mantenimento efficaci di interventi non letali e gli sforzi per aumentare l’accettazione dell’uso di queste misure tra gli utenti finali al fine di facilitare la coesistenza di lupi e allevatori in questo paesaggio culturale»֎

Sembra che dare la caccia al lupo, nel vero senso della parola, non serva poi a molto per ridurre la predazione di animali d’allevamento e domestici da parte del principe dei boschi. L’Unione europea, in particolare la Commissione guidata dalla tedesca Ursula von der Leyen, sta da tempo discutendo della possibile variazione di status giuridico della specie Canis lupus da «protetto» a «prelevabile».

Una discussione cui è stata data una forte accelerazione dalla stessa Presidente della Commissione a settembre scorso con l’invito a tutti i Paesi membri Ue ad utilizzare le deroghe al divieto di prelievo del lupo previste dalla direttiva «Habitat». Un invito che sapeva molto di vendetta perché rivolto dopo che il proprio pony «Dolly» era stato predato da uno dei lupi del branco di Burgdorf in Bassa Sassonia. Dopo la predazione, avvenuta alla fine dello scorso anno, la von der Leyen aveva chiesto ed ottenuto che l’amministrazione della Regione di Hannover abbattesse il lupo reo e l’amministrazione regionale ha ubbidito. Solo che le battute di caccia al lupo sono state interrotte a causa della protesta degli animalisti.

La ricerca in Slovacchia

Gli interventi letali (ossia l’abbattimento) sono tra le azioni più controverse tra gli strumenti di gestione dei grandi carnivori. Una recente ricerca condotta in Slovacchia fornisce risultati su cui riflettere in merito all’efficacia di questi strumenti di controllo delle popolazioni. «L’obiettivo — scrivono i ricercatori slovacchi con la collaborazione di un ricercatore spagnolo — era testare un compromesso di conservazione adottato in Slovacchia basato su un programma pubblico di caccia al lupo e quote di caccia annuali tra il 2014 e il 2019, parzialmente giustificato per ridurre le perdite di bestiame. Abbiamo valutato se questo schema di caccia abbia influenzato i livelli di depredazione del bestiame (a livello distrettuale). I lupi della zona si nutrivano principalmente di ungulati selvatici (98,9% della biomassa consumata). Sebbene le pecore domestiche costituissero solo lo 0,5% della dieta, erano dominanti tra gli animali [domestici] uccisi dai lupi (91,1%)».

Sono stati selezionati 54 distretti (37.752 km2; 77% dell’area totale slovacca) dove la presenza di lupi è stata segnalata dai cacciatori durante il periodo di studio per valutare l’effetto della caccia pubblica al lupo in base all’andamento dei danni al bestiame e in 7 distretti (3.680 km2; 9,75% dell’area con segnalazione di presenza di lupi) nella Slovacchia nordoccidentale per studiare la dieta del lupo. La pecora è la specie animale allevata più comune in tutti i distretti selezionati (318.366 capi; 50,8% del totale degli animali allevati), seguita da bovini (295.977; 47,2%) e capre (12.610); 2%. Le specie di ungulati selvatici più presenti sono cinghiale (45,1% degli ungulati cacciati), cervi (31,2%), caprioli (14,8%), daini (6,6%) e mufloni (2,3%).

Nel 2020 in Slovacchia sono stati stimati circa 600 lupi, compresi animali transfrontalieri. Nel 2018, le autorità slovacche hanno segnalato alla Commissione europea 302-610 lupi in tutto il Paese, ai sensi dell’articolo 17 della Direttiva «Habitat» che disciplina le deroghe al regime di protezione delle specie selvatiche. «Per il periodo 2014-2019 — scrivono i ricercatori — abbiamo ottenuto dati annuali sui capi di bestiame uccisi dai lupi (2.838 capi in totale), stimato il numero totale di lupi, contato il numero di lupi uccisi per distretto nella stagione precedente (246 lupi sono stati abbattuti durante il periodo di studio; media annua 41 ± 9,6), stimato il numero di ungulati selvatici e ottenuto il numero di bestiame allevato. La pecora era il bestiame più comunemente ucciso dai lupi (91,1% dei capi di bestiame)».

I risultati

La ricerca ha fornito alcuni interessanti risultati. «Non ci sono stati cambiamenti nel tempo nel numero di perdite di bestiame, nel numero di lupi uccisi nella stagione precedente o nel numero di distretti con lupi segnalati durante il periodo di studio — affermano i ricercatori —. Tuttavia la densità stimata della biomassa degli ungulati selvatici è aumentata significativamente nel tempo. Le perdite di bestiame in un dato anno non erano correlate al numero di lupi cacciati nella stagione di caccia immediatamente precedente né in termini assoluti né in termini relativi. Il nostro approccio progettuale ha integrato questo risultato poiché non abbiamo rilevato differenze nel numero di perdite di bestiame a livello distrettuale».

Gli ungulati selvatici dominano la dieta del lupo (97,7% della biomassa consumata) e i cervidi vengono consumati molto più dei cinghiali (84% cervi contro 14,8% cinghiali). Secondo i carnieri di caccia nella Slovacchia nordoccidentale, le comunità di ungulati selvatici sono dominate da cinghiali, seguiti da cervi e caprioli. Abbiamo osservato un’elevata selezione per il capriolo, una sensibile riduzione del cinghiale e una predazione sul cervo in base alla sua disponibilità. Si stima che le pecore rappresentino lo 0,55% della biomassa consumata e in questo set di dati non è stato rilevato nessun altro animale domestico. In questo contesto, il modello che includeva la densità stimata della biomassa degli ungulati selvatici era il modello più parsimonioso per spiegare le perdite di bestiame in quest’area, con un’influenza negativa sull’entità delle perdite.

Perché la caccia indiscriminata al lupo non funziona

«Sulla base dei due diversi approcci utilizzati in questo studio — scrivono i ricercatori — i programmi pubblici di caccia al lupo non erano correlati ai livelli di depredazione del bestiame a livello di distretto slovacco. Sebbene i danni al bestiame verificatisi nei due anni precedenti siano stati utilizzati per ricavare il valore di riferimento per stabilire le quote di caccia, secondo il piano di gestione del lupo slovacco il sistema delle quote veniva fissato annualmente su scala nazionale e regionale e non poteva colpire specifici hotspot con maggiori danni. L’assenza di procedure uniformi per l’utilizzo dei dati sulla depredazione del bestiame in tutta la Slovacchia per dare priorità alle aree di conflitto è stata probabilmente una delle principali carenze nella fissazione delle quote. Il fallimento osservato nel ridurre le perdite di bestiame è prevedibile se i predatori vengono eliminati in modo non selettivo. Bradley ed altri (2015) hanno scoperto che anche la rimozione parziale di un branco di lupi non era efficace per ridurre le depredazioni del bestiame se condotta più di 14 giorni dopo l’evento di depredazione ed è stata osservata solo una differenza marginalmente significativa tra la rimozione parziale del branco e l’assenza di azioni se eseguite dopo 7 giorni dalla predazione. Altri due studi condotti nel Montana (Usa) e in Slovenia non hanno trovato prove che l’eliminazione dei lupi attraverso la caccia pubblica abbia influenzato la presenza o l’assenza anno dopo anno di perdite di bestiame da parte dei lupi.

«Un piccolo effetto (5,7 eventi di depredazione in meno all’anno) è stato riscontrato solo all’interno del sottoinsieme dei distretti in conflitto, dove l’abbattimento di una percentuale maggiore di lupi conosciuti in un distretto ha ridotto il numero di depredazioni. Inoltre, ricerche precedenti hanno dimostrato che la rimozione dei lupi da un particolare sito non ha ridotto il rischio futuro di recidiva di predazioni da parte di lupi nelle aree vicine. Lo schema controllo-impatto prima-dopo utilizzato in questo studio non fornisce la deduzione più forte sugli effetti del controllo dei predatori e si raccomanda l’uso di standard più elevati per affrontare questa domanda in modo più approfondito».

I bassi livelli di predazione del bestiame da parte dei lupi evidenziati in questa ricerca ed in altri studi condotti in Europa centrale «indicano — affermano i ricercatori — che i lupi in quest’area non fanno affidamento sul bestiame per la loro sopravvivenza. Pertanto, l’argomentazione a favore della caccia pubblica ai lupi per prevenire gravi perdite di pecore e proteggere la sicurezza alimentare in Slovacchia manca di prove. I lupi hanno ricevuto protezione in Slovacchia per tutto l’anno 2021, rendendolo l’ultimo Paese dell’Europa centrale a includere la protezione della specie tutto l’anno nella legislazione nazionale. Esistono forti incentivi politici a considerare i grandi carnivori come capri espiatori e potrebbero sorgere nuovi tentativi di gestione letale dei lupi in Europa nel prossimo futuro utilizzando argomenti simili. Non è possibile stabilire se il conflitto in Slovacchia intorno ai lupi sia stato mitigato grazie a questo programma di caccia pubblica, nonostante non vi siano effetti osservabili sulle depredazioni del bestiame, se non si è svolta alcuna ricerca sulla dimensione umana prima e dopo l’attuazione di questo compromesso di conservazione.

«Tuttavia, gli studi disponibili provenienti da altre regioni non hanno fornito molte prove del fatto che gli atteggiamenti nei confronti dei lupi diventino più positivi dopo la caccia legale al lupo o che i programmi pubblici di caccia al lupo ridurranno l’uccisione illegale della specie».

«Metodi non letali come cani da guardia o recinzioni si sono rivelati efficaci nella protezione del bestiame — affermano i ricercatori — sebbene solo pochi studi abbiano avuto un disegno sperimentale di alta qualità. Tuttavia, non esisteva alcun meccanismo pertinente per compensare l’aumento della spesa per misure preventive da parte dei fondi pubblici in Slovacchia, che può gravare economicamente sugli allevatori di bestiame nelle aree ad alto rischio, anche quando prevenire gli attacchi della fauna selvatica al bestiame è un’operazione che riguarda pure il benessere degli animali, inclusa nella normativa Ue sul benessere del bestiame. Pertanto, sollecitiamo l’uso generalizzato e il sostegno per l’attuazione e il mantenimento efficaci di interventi non letali e gli sforzi per aumentare l’accettazione dell’uso di queste misure tra gli utenti finali al fine di facilitare la coesistenza di lupi e allevatori in questo paesaggio culturale».

 

Fabio Modesti