La Natura schiava della crescita economia

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quercia
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Dove sta andando l’ambiente in Italia?

֎Siamo costantemente impegnati ad inseguire solo la crescita economica, senza preoccuparci della qualità dell’ambiente, dello stile di vita e dell’aspettativa di vita. Non facciamo più manutenzione, né ordinaria né straordinaria. Facciamo solo cattiva gestione del territorio, con abuso e spreco di risorse naturali, senza mai porci il limite della compatibilità. Tutto questo fa male al pianeta e all’umanità, che è afflitta da povertà e da diseguaglianze crescenti֎

Il senso dell’ambiente, nella mia età avanzata, sta nell’insieme di ciò che faccio nella quotidianità. Vado a camminare, tutte le volte che mi è possibile, per i sentieri di campagna del mio minuto e sparuto paese di montagna, ormai disabitato, vuoto, indifeso, arroventato dal caldo estremo dell’estate scorsa. Nel resto della giornata, in cui mi fermo a casa a leggere, patisco le notizie che incombono sempre più infelici, tristi, tragiche, provenienti dalle più vicine alle più lontane terre del pianeta. Poi, mi chiedo cosa devo aspettarmi; anzi no, cosa devono aspettarsi le giovani generazioni e quelle future? Dove va il pianeta? Dove va il mio luogo di vita quotidiano, il mio luogo dell’anima?

Lungo il sentiero, il muretto in pietra a secco di contenimento, di riparo, di limite dei poderi, che mi accompagna e mi fa da guida, questo patrimonio dell’umanità sta crollando; sta perdendo la sua consistenza, la sua funzione d’origine, la funzione ecologica, l’ecosistema che contiene i segni di una civiltà passata, ormai scomparsa.

Oltre al muretto e alla siepe che gli sta sopra, nel podere, del quale è rimasto a difesa, resiste imponente, anche se sofferente, la secolare e maestosa quercia, ljisi but: l’albero addomesticato e docile, come lo chiamiamo nella nostra lingua madre aljbërishte.

La quercia è la storia dell’uomo; è il primo albero spuntato sulla terra; ha nutrito i primi uomini. Tra l’uomo e la quercia c’è un legame ancestrale. I luoghi abitati dall’uomo erano lì dove crescevano le querce.

La magnificenza della natura e la magia della vita che nasce e si sviluppa intorno a una quercia centenaria sono la trama di «La quercia e i suoi abitanti»: un film documentario in uscita al cinema, di cui ho preso notizia in questi giorni (nei cinema il 25 gennaio con I Wonder Pictures, «La quercia e i suoi abitanti» di Laurent Charbonnier e Michel Seydoux). «Senza parole, ma con uno straordinario uso dei suoni della natura, il film è il frutto di mesi e mesi di pazienti riprese nella verdeggiante regione francese della Sologne, alla scoperta di ogni singolo elemento dell’ecosistema nato intorno alla quercia: dagli uccelli, gli scoiattoli e gli insetti tra i suoi rami, ai topolini che vivono tra sue radici e ai funghi sottoterra, fino ai cervi, alle nutrie e ai cinghiali che trovano riparo all’ombra delle sue fronde. Un meraviglioso piccolo mondo, vibrante e ronzante, che lega il suo destino al maestoso albero che accoglie, nutre e protegge , dalle radici alla cima, i suoi piccoli abitanti».

La quercia simboleggia potenza e longevità ed è sinonimo di speranza per le future generazioni.

Un silenzio colpevole

Ma il luogo, l’ambiente in cui cammino sta in silenzio, immerso nella sua entropia; è assorto, impensierito dal destino dell’ambiente nel mondo, verso il quale si proietta con il suo orizzonte. I fenomeni che vi accadono sono sempre più allarmanti. Molti di essi, sempre più frequenti, sono, via via più violenti, drammatici, vendicativi, disastrosi.

E, insieme all’umanità e al pianeta, il muretto a secco e ljisi but ne restano travolti.

Qui, dove, da ragazzi, quelli della mia generazione, davanti casa, al buio, quando era sera, giocavano a rincorrere lucciole, le lucciole, da diversi decenni, ormai, sono scomparse.

In mezzo secolo o poco più, in una civiltà radicalmente cambiata da ciò che era a ciò che è diventata, anche noi siamo molto cambiati da come eravamo a come siamo.

Consumiamo energia, ma non la produciamo. Siamo costantemente impegnati ad inseguire solo la crescita economica, senza preoccuparci della qualità dell’ambiente, dello stile di vita e dell’aspettativa di vita. Non facciamo più manutenzione, né ordinaria né straordinaria. Facciamo solo cattiva gestione del territorio, con abuso e spreco di risorse naturali, senza mai porci il limite della compatibilità. Ci facciamo abbagliare dai nostri selfie, inquinati dalle immagini che noi stessi produciamo.

Tutto questo fa male al pianeta e all’umanità, che è afflitta da povertà e da diseguaglianze crescenti. Poche decine di persone, infatti, hanno accumulato più ricchezza della metà più povera della popolazione mondiale. Da «I conti distributivi sulla ricchezza delle famiglie», pubblicati recentemente dalla Banca d’Italia, emerge che il 5% delle famiglie italiane più ricche possiede circa il 46% della ricchezza totale, mentre la metà più povera possiede meno dell’8%.

Un dono

Da Babbo Natale, quest’anno, senza neanche scrivergli la letterina, ho avuto in dono «Camminare»: il libretto del filosofo, scrittore e poeta statunitense Henry David Thoreau (1817-1862). Nell’introduzione, il curatore Massimo Jevolella ha messo in risalto che il «Camminare, per Thoreau, equivale a svegliarsi, aprire gli occhi, rendersi conto del pericolo mortale a cui il genere umano sta andando incontro nel nome dello sviluppo economico, del profitto e del cosiddetto progresso». La natura, per Thoreau, è la vera patria dell’uomo; è fonte di benessere e soluzione esistenziale.

Ho avuto modo di apprezzare, pochi giorni dopo, in un articolo dello scrittore e giornalista gesuita Antonio Spadaro, la poetessa statunitense Mary Oliver (1935-2019). A Mary Oliver, le cui opere hanno vinto il National Book Award e il Premio Pulitzer, Spadaro, recensendone il libro «Primitivo americano», intesta il titolo: «la voce della natura». La poetessa diceva, infatti, di scrivere per conto «del vento, della quercia e della foglia» e proiettava, nei suoi versi «primitivi», la natura in sé.

Ai pensieri, che vanno affollando la mia mente, aggiungo, inoltre, le riflessioni di Vito Mancuso, nel suo libro «Questa vita». Parlando del passaggio «dalla filosofia della natura alla politica e all’economia», Mancuso pone, alla «base di ogni responsabile visione della natura e della vita», l’evoluzione e i processi che la contraddistinguono.

Il clima e la natura sofferenti

Processi evolutivi della natura e della vita sono i cambiamenti climatici, di cui si è discusso e trattato, con deludenti risultati purtroppo, a Dubai lo scorso 1° e 2 dicembre 2023, al Vertice mondiale Cop28 sull’azione per il clima. La 28ª conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici si è conclusa, infatti, con un accordo, considerato «storico» da alcuni e «un certificato di morte» da altri, nel quale si riconosce per la prima volta la necessità di «allontanarsi dai combustibili fossili nei sistemi energetici». Secondo Amnesty International, questo chiaro richiamo ai combustibili fossili, con un’associazione diretta alla crisi climatica, costituisce una novità nel contesto delle trattative climatiche a livello mondiale. Si tratta di un segnale che, seppur debole e distante da una rapida, equa, completa e finanziata eliminazione dei combustibili fossili, riflette decenni di campagne portate avanti dalla società civile per sottolineare i danni e i pericoli che rappresentano per i diritti umani.
Alla Conferenza, con il suo intervento, il Presidente del Consiglio europeo ha sollecitato un’azione globale più incisiva e rapida per mantenere l’aumento della temperatura mondiale entro 1,5 gradi. Ha sottolineato la necessità, perciò, di porre fine quanto prima alla dipendenza dai combustibili fossili. I paesi dell’Unione, in base alla normativa europea sul clima, sono impegnati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, con l’obiettivo di rendere l’Europa climaticamente neutra entro il 2050.
In Italia, il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, il 21 dicembre 2023, ha approvato il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici. Nel provvedimento, però, non sono indicate risorse finanziarie per l’attuazione del Piano. Il ministro dell’Ambiente, nel suo intervento alla Cop28, considerando la sicurezza alimentare e il cambiamento climatico strettamente collegati, ha parlato di iniziative concrete volte a rafforzare i nostri sistemi alimentari e renderli più sostenibili, resilienti e produttivi. L’Italia, a tal fine, contribuirà con 10 milioni di euro per catalizzare, nei Paesi in via di sviluppo, investimenti più ampi in piani integrati di cibo e clima. Per effetto, soprattutto, del rallentamento della riduzione delle emissioni di gas serra, secondo l’annuale rapporto di Germanwatch presentato alla Cop28, l’Italia, intanto, risulta essere retrocessa di 15 posizioni.
«Il cielo su Taranto è cupo», come lo stato d’animo dei lavoratori dell’ex Ilva alle prese con la imminente prospettiva di un’altra cassa integrazione, scrive il quotidiano «la Repubblica» l’11 gennaio scorso. «E mentre gli altoforni vanno a singhiozzo, resta l’annoso dibattito su quanto, dopo tante promesse, la salute e l’ambiente siano ancora il vero prezzo da pagare per tenersi lo stabilimento in casa». L’«Huffingtonpost», il 12 Gennaio 2024, invece, titola un articolo: «L’Ilva non può essere salvata. Taranto è già in stato di desertificazione, senza un’alternativa».
E la natura protetta d’Abruzzo, la notte del 29 dicembre scorso, nell’aula del Consiglio Regionale, ha subito un duro colpo per effetto di un emendamento inserito nella legge regionale di stabilità per il 2024. Al di fuori delle procedure di garanzia e di tutela per le Aree Naturali Protette, vengono introdotte modifiche alla legge regionale n. 6/2005 che riducono in modo drastico, da 1.110 a 24,7 ettari, l’estensione della Riserva naturale regionale guidata «Borsacchio», nel comune di Roseto degli Abruzzi. «Le modifiche all’art.69, comma 2, della l. r. n. 6/2005 — si osserva in un documento di un Comitato di giuristi di diverse Università, promosso per avviare una iniziativa di riflessione e di discussione scientifica — appaiono in contrasto con il diritto europeo (art. 117, comma 1, Cost.) e, segnatamente, con la proposta di regolamento Nature Restoration Law (COM(2022)304) sul ripristino degli ecosistemi, che è in corso di adozione nel quadro della strategia europea di biodiversità per il 2030 e del Green Deal». Anche se Borsacchio è una piccolissima riserva, può, tuttavia, diventare un preoccupante precedente a scapito della protezione dell’ambiente.

 

Annibale Formica