Così il progetto Mer tutelerà mari e coste

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ispra LiDAR
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֎Gli interventi affidati all’Ispra che potrà creare l’Atlante digitale dei mari per custodire la biodiversità. In oltre 30 siti si procederà al ripristino di ostriche, praterie di Posidonia, habitat a coralligeno e foreste a Cystoseira֎

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) lancia il progetto Marine ecosystem restoration (Mer) con l’assegnazione della gara d’appalto per mappare gli habitat costieri dell’intera costa italiana, un’iniziativa innovativa nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’Ispra ha infatti selezionato il consorzio guidato da Fugro per utilizzare la sua tecnologia all’avanguardia per la mappatura degli ambienti costieri, un approccio rivoluzionario che è destinato a trasformare la conservazione e gli sforzi per il ripristino degli ecosistemi marini.

Le attività di rilievo verranno condotte su tutto il territorio costiero nazionale utilizzando sensori all’avanguardia. Il progetto inoltre prevede una mappatura completa della fascia costiera fino a 800 metri a partire dalla linea di costa verso l’interno.

Un intervento che si svolgerà in tre sotto-regioni costiere (Mar Mediterraneo Occidentale, Mar Ionio e Mare Mediterraneo Centrale, Mare Adriatico) e che mira a rafforzare il Sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri avviando una campagna straordinaria di monitoraggio delle coste dell’Italia, la prima senza precedenti, che restituirà dati ad altissima risoluzione migliorando, così, il processo decisionale dei governi locali per la protezione degli habitat e delle specie marine di interesse conservazionistico.

Nel dettaglio…

LIDAR ispra mareCon l’avvio delle procedure per i rilievi utilizzando sensori all’avanguardia tra cui Lidar e sensori ottici aviotrasportati, gravimetria aerea (tecnica che utilizza sensori che misurano la gravità, utile ad arrivare ad un maggior dettaglio) e sensori satellitari, l’Ispra potrà creare l’Atlante digitale dei mari per custodire la biodiversità, una mappatura senza precedenti di tutta la costa italiana (7.500 km) sia terrestre (diverse centinaia di metri dalla costa) sia marina (fino a 50 metri di profondità). Ciò consentirà di identificare gli habitat marini costieri con un’elevata risoluzione e fornire informazioni dettagliate sui fenomeni di erosione costiera.

Inoltre, saranno mappati gli habitat marini profondi coprendo più di 90 monti sottomarini da 500 fino a 2.000 mt di profondità indagando aree che non sono mai state monitorate e sono quasi completamente sconosciute. Da questo tipo di rilievi ci si aspetta arrivino informazioni utili con ricadute in ambito bio-farmaceutico.

Il progetto Pnrr Mer rappresenta il progetto più importante a livello nazionale per la protezione e tutela del mare, proposto e approvato dal Parlamento italiano e dalla Commissione europea nel Pnrr dell’Italia. L’Ispra è stato individuato dal ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, amministrazione centrale responsabile del finanziamento, come unico soggetto responsabile dell’attuazione del Mer («Soggetto attuatore»).

Le tempistiche prevedono almeno 22 interventi sui 37 previsti, da raggiungere entro l’impegnativa scadenza del 30 giugno 2025.

Il budget messo a disposizione del progetto è molto rilevante (400 milioni di euro) e rappresenta il più grande investimento in termini infrastrutturali e di ripristino degli ultimi decenni.

Attività di ripristino

L’ambizione del progetto risiede, innanzitutto, nella scala spaziale e temporale prevista per realizzare attività di ripristino dell’ecosistema marino nelle acque territoriali italiane. Infatti, in meno di 2 anni, in oltre 30 siti si procederà al ripristino di ostriche, praterie di Posidonia, habitat a coralligeno e foreste a Cystoseira. In particolare, verranno ricostruiti in 7 siti del Mar Adriatico, substrati adatti al ripopolamento di ostriche dove verranno sparsi gli individui di ostriche e applicate tecniche di monitoraggio e sorveglianza per assicurare la riuscita dell’intervento. Le ostriche saranno prodotte specificamente per questo scopo e la specie individuata Ostrea edulis, così detta ostrica piatta, specie autoctona adriatica, è in linea con le condizioni degli habitat adriatici.

Le praterie di Posidonia saranno ripristinate in più di 15 siti e la difficoltà in questo caso è rappresentata dalla necessità di reperire piante da utilizzare per il ripristino che saranno raccolte da praterie esistenti e in buona salute senza pregiudicarne le condizioni.

La rete delle boe di misurazione delle correnti costiere e delle onde – Rete ondametrica nazionale (Ron) sarà completamente ripristinata (15 boe di monitoraggio) in modo da garantire una solida base per la modellazione idrodinamica dei mari, con particolare attenzione al Mar Adriatico dove sarà implementata una rete specifica di stazioni nelle lagune dell’Alto Adriatico (Laguna di Venezia e non solo) per il monitoraggio in continuo dei parametri chimico fisici.

Tutte queste informazioni, insieme alle stazioni di monitoraggio del livello del mare della Rete mareografica nazionale (Rmn), saranno dotate di sensori Gnss per garantire una elevata precisione della misurazione contribuendo a fornire un quadro preciso del cambiamento del livello del mare nel Mar Mediterraneo e in particolare per il Mar Adriatico, tenendo conto dei fenomeni di subsidenza.

Il recupero delle reti fantasma e l’installazione di campi ormeggio dedicati all’ancoraggio delle imbarcazioni da diporto in aree marine di pregio, rappresentano altri due interventi di tutela e ripristino degli ecosistemi marini. Le reti fantasma impattano in modo significativo sugli habitat bentonici e pelagici e la loro rimozione è particolarmente critica in quanto occorre evitare di danneggiare ulteriormente gli ecosistemi durante l’intervento. Le imbarcazioni da diporto rappresentano un elemento di attenzione emergente in quanto l’ancoraggio può impattare su habitat di grande pregio e i campi ormeggio si sono rivelati una misura efficace per prevenire tali impatti. Il progetto Mer prevede l’installazione di campi ormeggio in più di 25 Aree marine protette (Amp), oltre 10 Amp hanno già concluso la fase istruttoria e sono già in corso di stipula 4 Amp.

Le stazioni radar costiere (20) e le boe di misurazione delle correnti e delle onde (12) in ambito offshore completano la nuova infrastruttura di stazioni di monitoraggio fisse fornendo dati che verranno utilizzati per calibrare e convalidare un set completo di prodotti modellistici relativi alla oceanografia fisica e chimica 3D, alla biogeochimica, agli hot spot e agli eventi di inquinamento acuto. La modellistica include anche i prodotti satellitari del programma Copernicus in modo da fornire un quadro completo dei nostri mari con applicazioni anche ai modelli di previsione climatica appositamente progettati per la regione mediterranea.

Il progetto Mer prevede, inoltre, l’acquisizione di una nave da ricerca oceanografica all’avanguardia con tutte le attrezzature scientifiche per svolgere attività di monitoraggio in acque profonde con Remote operating vehicle (Rov) fino a 4.000 m di profondità), Automated unmanned vehicle (Auv) fino a 3.000 m di profondità e strumenti acustici, utilizzando tecnologie sostenibili di primissimo livello: propulsione diesel-elettrica con capacità di navigare in modalità full-electric per 8 ore consecutive in piena operatività, certificazione di classe green-plus e classe silenziosa per garantire un monitoraggio affidabile del rumore sottomarino.

Tutte le informazioni e i dati acquisiti con il progetto Mer saranno liberamente disponibili a chiunque senza restrizioni, dando l’opportunità di valutare la sostenibilità delle attività marine e pianificare le misure di mitigazione necessarie per affrontare le sfide poste dai cambiamenti climatici nel Mar Mediterraneo. Il progetto fornirà anche dati su venti, onde, radiazione solare nelle aree costiere e offshore che sono fondamentali per la pianificazione degli impianti di produzione di energia rinnovabile e lo sviluppo di un piano di sostenibilità economica per valutare il ritorno sull’investimento.

 

Elsa Sciancalepore