Fare e disfare la realtà: serve più funzione sociale dell’impresa

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La politica gode di un discredito massiccio, ma è da quando ho vent’anni che sento parlare di qualunquismo, di indifferenza, di rassegnazione.

Dai partiti attuali, specchio di una società distorta, non mi aspetto possibilità di cambiamenti.
Pur tuttavia non mi rimane di sperare, almeno un poco, nella politica, che almeno sulla carta dovrebbe avere a cuore l’interesse collettivo e non solamente il proprio. Ma ahimè temo di sperare inutilmente alla luce degli accadimenti più recenti.
Oggi è come ieri: si torna a parlare di lavoro e retribuzioni, di precarietà e disoccupazione. Temo che ancora una volta se ne parli e basta.
Il mio timore nasce dalla constatazione che l’imprenditoria nazionale, salvo rare eccezioni, non manifesta la necessità di riequilibrare gli squilibri accumulati in più di un trentennio di liberismo selvaggio.
Trovo sconcertante che quella che è o dovrebbe essere la classe dirigente non esprima, non dico un «mea culpa», ma neppure un minimo di sana e lungimirante autocritica. Si comporta invece da piagnucolosa questuante per strappare qualche ulteriore beneficio.
Spererei in un soprassalto di lungimiranza della classe imprenditoriale.
L’impresa, infatti, è il principale attore del mondo economico, l’unico ad essere in grado di creare valore in modo dinamico e naturale.
La concorrenza tra le imprese spinge queste ultime al miglioramento continuo e all’innovazione di processo e di prodotto, alla ricerca della migliore combinazione possibile.
Uno dei principali ruoli dell’impresa privata nella società è, quindi, il suo fattore propulsivo in termini di progresso tecnologico e di crescita economica. Allo stesso tempo, l’obiettivo della massimizzazione del profitto spinge le imprese a soddisfare la domanda di beni e di servizi sul mercato, proveniente sia dalle famiglie (consumatori) sia dalle altre imprese. Ne consegue il soddisfacimento dei bisogni delle persone.
Un altro importante ruolo dell’impresa privata è, infine, l’erogazione del reddito alle famiglie. L’impresa per avviare la produzione deve utilizzare i fattori produttivi e avvalersi del lavoro delle persone. Le prestazioni lavorative sono compensate dall’erogazione di un salario che consente alle famiglie di alimentare la domanda dei beni e dei servizi.
Ebbene, di tutte le speranze che conservo, quella di una classe imprenditoriale che riscopra la funzione sociale dell’impresa, questa è di gran lunga la più pallida.

 

Francesco Sannicandro