Il Superbonus è stato il prodotto di una disposizione morale ampiamente condivisa dalla classe politica italiana, e non da oggi: pensare che i problemi di domani non siano un problema di quelli di oggi.
Il Superbonus è l’ultimo frutto dell’albero rigogliosissimo dell’azzardo e dell’impostura che ha determinato tanto il declino economico e civile dell’Italia, quanto lo strepitoso successo di tutti i fenomeni da baraccone, che promettevano di moltiplicare pani e pesci o di far piovere manna da cielo sull’Italia affamata e plaudente, contribuendo così ad affamarla, umiliarla, spingerla all’accattonaggio elettorale e procurarne il pervertimento etico-politico. Non è un giudizio moralistico, è al contrario una fotografia che proprio i numeri della scienza triste rendono impietosa.
Poiché il capitale sociale, cioè l’insieme delle risorse su cui ciascuno può contare nella relazione con gli altri per cercare la propria fortuna, è un’infrastruttura essenzialmente morale (di fiducia, cooperazione e riconoscimento reciproco di diritti e doveri) il rispetto della verità e il coraggio della giustizia costituisce il presupposto di qualunque efficienza e l’abitudine alla menzogna e all’inganno il viatico di qualunque rovina.
Un corrotto può fare fortuna, una società invece è tanto più povera quanto più è corrotta e quindi deprivata di meccanismi spontanei di sanzione sociale alla prevaricazione e al sopruso. Dove la corruzione è più diffusa, la competizione emulativa tra cittadini e gruppi non porta all’innovazione e al progresso, come dovrebbe succedere in un contesto morale non degenerato, ma al degrado e alla razzia.
Dove i voti si vendono, le coscienze si comprano. E poco importa che le transazioni della democrazia di scambio avvengano legalmente o illegalmente, cioè abbiamo come corrispettivo del servizio di voto una dazione privata o da una provvidenza pubblica. Non esiste, né è mai esistita una sola realtà in cui i voti si compravendono che non sia disgraziata e derelitta.
Chi crede di potere fare tutto, impara a credere che tutto sia possibile, ma così non è e la lezione dei fatti diventa anche una lezione morale.
Francesco Sannicandro