40 anni della Lega, Leoni: “Festeggiare senza Bossi è come il 25 aprile senza i partigiani”

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(Adnkronos) – "Festeggiare i 40 anni della Lega senza Bossi è come festeggiare il 25 aprile senza i partigiani". Tra l'indignato e il rassegnato, l'architetto Giuseppe Leoni, classe '47, da Mornago, scomoda la Resistenza e la Liberazione per puntare il dito contro chi – leggi gli attuali dirigenti della Lega, a partire da Matteo Salvini – il prossimo venerdì 12 aprile "magari sui social ricorderanno quell'anniversario, il primo atto formale, davanti al notaio che ci vide in sei, guidati dall'Umberto a fondare la prima Lega".  Leoni era infatti uno dei lumbard, assieme all'amico Bossi, a Manuela Marrone, futura moglie del Senatur, a Marino Moroni, Pierangelo Brivio e Emilio Sogliaghi che nel pomeriggio andarono a Varese dal notaio Bellorini a registrare l'associazione 'Lega Lombarda Autonomista', che poi si unirà alla Liga Veneta e alla Lega Piemont, creando la Lega Nord.  Intervistato dall'Adnkronos, Leoni, deputato ed eurodeputato per la Lega per sei legislature, ricorda bene quel giorno: "Era una bella giornata – racconta – la settimana dopo sarebbe stata la settimana santa, perché la Pasqua cadeva il 22, me lo ricordo bene perché non abbiamo festeggiato per via della Quaresima". Ma quella resta per Leoni "una giornata di festa, come se fosse stato uno sposalizio, una bella cosa, fra me, l'Umberto e gli altri amici. Sono andato con entusiasmo senza pensare che poi sarebbe arrivato un successo così grande, però ci credevo", dice quasi emozionato a distanza di tanto tempo. "E io – aggiunge restando alla metafora del matrimonio – condividevo le sue idee, le ho sempre condivise, non l'ho mai tradito, è stato un matrimonio, un matrimonio fedele, fedelissimo". Inizia l'avventura del partito più longevo attualmente in Parlamento: "Al governo con Berlusconi c'era poco da comandare, poi ci fu il braccio di ferro fatto con il Cavaliere, quando l'abbiamo mandato a casa, ma tanti furono i compromessi, uno dietro l'altro, avevamo tutti contro…". E anche tante erano le speranze: "Bossi mi diceva 'a Natale il ministro Speroni ci donerà il panettone con l'autonomia', però abbiamo mangiato per tanti anni il panettone e l'autonomia non c'era. Penso che quelle fossero le difficoltà di stare in coalizione e che gli altri non digerivano il progetto che la Lega aveva messo sul tavolo".  Leoni racconta le lotte interne al Carroccio. Al successore di Bossi, Roberto Maroni imputa di aver organizzato la rivolta contro il Senatur: "Si è mosso per motivi personali, ha organizzato con perfidia la notte delle scope, ma lui – aggiunge maligno – stando al Viminale, magari qualche aiuto lo ha ricevuto pure dai servizi per tramare contro Umberto".  Più duro ancora nei confronti di Matteo Salvini, attuale segretario della Lega. "Se Salvini volesse bene veramente la Lega dovrebbe fare subito il congresso, prima delle europee, perché con un triunvirato, magari con lui ancora dentro, il partito potrebbe arrivare a superare il 10%, recuperando i voti di chi da ex nordista lo ha abbandonato". "Metta dentro un giovane e uno della vecchia guardia e recuperi la fiducia di chi credeva nella nostra Lega, si deve commissariare la Lega", è l'appello al vicepremier, a cui Leoni fa pure i conti in vista delle europee: "Dal 5% che oggi potrebbe cogliere, raddoppierebbe almeno i consensi, la vecchia Lega vale ancora il 5-7% di voti". "Ma Salvini non lo farà perché è un superbo, e farà un congresso inutile con i suoi, per lasciare tutto come è", dice disilluso. Critiche non mancano – tornando al tema della Resistenza già evocato – per la vicinanza di Salvini a Marine Le Pen e ai tedeschi dell'ultradestra di Afd. "Quei legami a destra -sottolinea- non c'entrano nulla con la nostra storia, io penso che abbiano lavorato su Salvini per portarlo a questa deriva fascista, d'altronde il federalismo fa tremare i polsi al centralismo, dunque è meglio comprare un servo sciocco, dargli le veline del caso e portare al disastro la Lega". "Mi pare -assicura- una cosa evidente, per me è un progetto chiarissimo".  Si torna infine a parlare dell'anniversario. Non ci sarà quindi una festa "solenne e importante" di partito perché "nessuno ci ha chiamati, ci ha invitati o ci ha chiesto cosa fare, chiedendo magari a Umberto. A me sembra una roba da matti, festeggiare i 40 anni senza i fondatori…". Ma Leoni andrà da Bossi: "Vado da lui a Gemonio, magari nel pomeriggio, per aspettare di brindare alla stessa ora in cui firmammo l'atto, quel 12 aprile". Un brindisi in tono minore, tra vecchi amici: "Magari porto qualche dolce, anche se non li mangio volentieri, e forse ci accontenteremo di bere acqua minerale, di sicuro starò con lui…".  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)