Fare e disfare la realtà: le mancate promesse del neoliberismo

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In tutto il mondo il nazionalismo populista è in ascesa e contribuisce a far salire al potere leader autoritari. Eppure l’ortodossia neoliberista (basata su ridimensionamento del ruolo dello stato, tagli alle tasse, deregolamentazione) avrebbe dovuto rafforzare la democrazia, non indebolirla.

Il neoliberismo, che ha preso piede una quarantina d’anni fa in occidente, non ha mantenuto le sue promesse. Ciò, a mio avviso, non può considerarsi una sorpresa.
Il neoliberismo è fondato sull’idea che il mercato senza vincoli sia il mezzo più efficace per raggiungere buoni risultati. Purtuttavia, già agli albori della sua ascesa, gli economisti avevano stabilito che i mercati non regolamentati non sono né efficienti né stabili, e meno che mai favorevoli a una distribuzione equa dei redditi.
I sostenitori del mercato senza freni non hanno mai voluto ammettere che dare più libertà alle aziende significa restringere la libertà del resto della società.
Consentire l’inquinamento significa un peggioramento della salute, condizioni meteorologiche più estreme e terre inabitabili. Ovviamente ci sono sempre dei compromessi da fare: ma qualsiasi società ragionevole arriverebbe alla conclusione che il diritto alla vita conta più del presunto diritto a inquinare.
Le tasse sono un altro anatema per il neoliberismo: secondo i suoi sostenitori una persona ha il diritto di tenersi tutto quello che guadagna, a prescindere da come fa. Ma dimenticano che i guadagni di un’azienda sono resi possibili anche dagli investimenti del governo nelle infrastrutture, nella tecnologia, nell’istruzione e nella sanità. Paradossalmente quelli che devono di più allo Stato sono spesso i primi a dimenticare cosa questo ha fatto per loro.
Le tasse servono per garantire lo stato di diritto o fornire i beni pubblici di cui una società del ventunesimo secolo ha bisogno. Naturalmente i sostenitori del neoliberismo appoggeranno la necessità di tagliare molte spese. Ma se la maggioranza delle persone soffre per l’insicurezza derivante dall’assenza di una sanità affidabile o di una pensione adeguata, la società è meno libera.
Questi problemi dovrebbero essere centrali nei Paesi in cui si terranno le elezioni quest’anno. Negli Stati Uniti, ad esempio, Trump e Biden propongono visioni molto diverse sul tipo di società. Ritengo che con il primo la fiducia dell’opinione pubblica crollerebbe e trionferebbero materialismo e avidità. Con il secondo funzionari e amministratori pubblici lavorerebbero in buona fede per una società più sana, basata sul sapere e costruita sull’onestà.
Ovviamente la politica non è mai qualcosa di così semplice come suggerirebbe questa descrizione. Ma nessuno può negare, nel caso di specie, che i due candidati abbiano visioni diverse sulla libertà e su come costruire una società.
I sondaggi più recenti mostrano che appena tre anni dopo che Trump ha lasciato la Casa Bianca, l’opinione pubblica ha dimenticato il caos, l’incompetenza e gli attacchi alla legalità che hanno caratterizzato la sua amministrazione. Se gli statunitensi vogliono vivere in una società che valorizzi tutti i cittadini, la scelta da fare è chiara.

 

Francesco Sannicandro