Foreste e biodiversità, quanto costa creare un nuovo bosco

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(Adnkronos) – Creare in Italia un nuovo bosco considerando la progettazione, l’impianto e la manutenzione, può costare tra i 14mila e i 23mila euro ad ettaro per un progetto standard e arrivare fino a 38mila euro per un bosco progettato scientificamente e in grado di soddisfare i criteri di multifunzionalità nonché i più alti standard qualitativi internazionali rispetto ai benefici restituiti all’uomo. Lo rende noto in occasione della Giornata mondiale della biodiversità la B Corp e spin-off dell’Università di Padova, Etifor, specializzata in consulenza ambientale.  “A livello globale, le foreste occupano circa un terzo della terra ferma – spiega Alex Pra, coordinatore dei progetti forestali per Etifor – ma sono la casa di oltre l’80% delle specie terrestri del pianeta, animali e vegetali. La tutela della biodiversità, di cui l’Italia è il paese più ricco in Europa con oltre 58mila specie animali e 6.700 specie di piante vascolari, ovvero dotate di radici, fusto e foglie, passa quindi dai boschi e dal loro stato di salute, sempre più minacciato dalla degradazione o dalla distruzione degli habitat, dal cambiamento climatico e dall’introduzione di specie invasive. Investire in biodiversità in un paese che vanta 11 milioni di ettari di foreste, più di un terzo del territorio nazionale, significa investire nella tutela e nella protezione del patrimonio boschivo esistente, ma anche nella creazione di nuove foreste progettate con criteri scientifici e costruite per produrre benefici sul lungo periodo, specie nelle aree urbane e periurbane”.  Le finalità per le quali si crea un nuovo bosco sono alla base dell’intero progetto e influenzano fortemente, anche sul piano economico, le scelte da compiere. Esistono boschi con finalità produttive e boschi con finalità protettive e di conservazione. In Italia si predilige oggi dare vita a boschi con finalità multiple volte a produrre più benefici contemporaneamente, ad esempio: potenziamento, protezione o ripristino di biodiversità, produzione di legname o altre materie prime (ad esempio sughero e prodotti forestali selvatici), fissazione di carbonio, regolazione del ciclo dell’acqua, qualità del paesaggio, opportunità di ricreazione, contrasto al dissesto idrogeologico, ripristino di aree colpite da eventi ambientali estremi, assorbimento acustico e abbattimento delle temperature elevate tramite zone d’ombra. Le fasi che danno vita alla nuova foresta sono: la progettazione, affidata ad un tecnico forestale che studi il contesto, conosca gli iter progettuali, i piani vigenti sull’uso del suolo e le autorizzazioni necessarie, che sappia scegliere le specie e gli interventi più adatti in base alle finalità e che consulti gli stakeholder; la preparazione del terreno, con conseguente tracciamento dei filari e del sesto d’impianto, che prevede interventi e tempistiche di attesa molto differenti a seconda del contesto (un terreno precedentemente usato per agricoltura, ad esempio, andrà arato, lavorato con colture azotofissatrici e concimi e fatto riposare almeno un anno); l’impianto, che prevede l’acquisto di piantine forestali di circa 2 o 3 anni di età di origine genetica certificata, la messa a dimora, la pacciamatura protettiva e il materiale di tutoraggio (palo di legno per identificare le piantine quando si fanno i primi sfalci di infestanti e gli shelter, ovvero strutture tubolari che proteggono la pianta dai morsi di lepri, ungulati e altri animali selvatici), la concimazione e l’irrigazione di soccorso, nel caso l’impianto venga fatto in periodi particolarmente siccitosi. Infine: la manutenzione, fondamentale nei primi 3-5 anni, che prevede sfalci, eventuali potature e irrigazioni di soccorso e monitoraggio sul tasso di attecchimento e accrescimento con interventi di sostituzione (generalmente, il 10% circa delle nuove piante non sopravvive); la gestione responsabile di lungo periodo per garantire la permanenza e la resilienza del nuovo bosco valorizzandone prodotti e servizi per la collettività, ovvero i cosiddetti servizi ecosistemici. “Abbiamo ribattezzato questi boschi nati da approccio scientifico e multidisciplinare, in grado di innescare circoli virtuosi di benefici per l’uomo e per l’ambiente, ‘superforeste’ – conclude Alex Pra – e sono gli interventi sui quali è più opportuno investire oggi per godere appieno dei benefici sul lungo periodo. In Italia si stima che il valore economico generato sotto forma di servizi ecosistemici da un singolo ettaro sia pari, in media, a circa 2.300 euro all’anno. Va tuttavia ricordato che i costi di riforestazione sono finanziari, cioè esborsi monetari espliciti, mentre i benefici sono economici, cioè, quand’anche quantificati, non tutti sono necessariamente esplicitati e, soprattutto, internalizzati in un flusso di cassa reale”.  Essendo numerose le variabili che concorrono a determinare l’impegno economico nella creazione di un bosco, l’analisi di Etifor individua i range di prezzo per un bosco ‘standard’ (14mila-23mila euro per ettaro) e per una ‘superforesta’ (24mila-38mila euro per ettaro) utilizzando i costi standard definiti dei prezziari agro-forestali delle principali regioni che prevedono misure per l’afforestazione e la riforestazione nei loro piani di sviluppo rurale. Mediamente, va sempre considerata una variabilità del 10-20% in base alle specie introdotte e a situazioni specifiche, quali la fertilità, il contesto e le condizioni generali dei terreni prima dell’intervento. In aree urbane, ad esempio, i costi lievitano molto facilmente e in montagna, a seconda della pendenza del terreno, si può assistere ad una maggiorazione fino al 15%. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)