Cantone (Federico II): “Farmaci biologici cambiano storia clinica poliposi nasale”

303
Tempo di lettura: 2 minuti

(Adnkronos) – "Farmaci biologici hanno rivoluzionato la storia terapeutica e clinica della poliposi nasale. Prima avevamo come target terapeutico soltanto la chirurgia, oggi abbiamo la possibilità di utilizzare i farmaci biologici in quei pazienti che falliscono l'iter chirurgico e che presentano una forma severa e non controllata di poliposi nasale sottotipo T2”. Così Elena Cantone, professore di Otorinolaringoiatria e direttrice Speech and Language Therapy School presso l’università di Napoli Federico II, in occasione del 110° Congresso della Società italiana di otorinolaringoiatria – Sio, in programma negli spazi della Fiera di Bergamo dal 22 al 25 maggio, il cui tema è “Il Futuro in ascolto”. (Video) “Abbiamo visto come la cellula effettrice sia l’eosinofilo e come esso sia governato dall'interleuchina 5 – spiega Cantone – In questo contesto, mepolizumab è una target therapy che, bloccando l'interleuchina 5, blocca tutti gli effetti dannosi che sono responsabili delle manifestazioni sintomatiche della poliposi nasale. Si tratta quindi di un farmaco che ha un alto profilo di sicurezza, ma soprattutto è aderente ai documenti di indirizzo che hanno prodotto le linee guida per la gestione di questa patologia e dei farmaci correlati”. “L’efficacia e la sicurezza di mepolizumab è stata dimostrata dai trials clinici ma, oltre ad essi, nell'ultimo anno sono stati pubblicati diversi documenti in real life – aggiunge Cantone – Sappiamo quindi che la pratica clinica dà delle risposte molto più positive rispetto ai trial, che già erano molto incoraggianti. Recentemente sono stati pubblicati anche dei primissimi studi italiani, i quali dimostrano quanto mepolizumab sia efficace su tutti i sintomi, non solo per livelli di eosinofili molto alti ma anche già a partire dai 150 eosinofili”. “Mepolizumab agisce bloccando l'interleuchina 5 e abbassando il livello di eosinofili, rendendoli stabili nel tempo – spiega l'esperta – Questo si traduce clinicamente in un miglioramento nella clinica e in un minor ricorso sia alla chirurgia di salvataggio che agli steroidi sistemici ed è un grandissimo vantaggio per la qualità di vita dei pazienti”. “La maneggevolezza del farmaco è garantita anche da una somministrazione ogni quattro settimane, per cui il paziente riesce a gestire in maniera domiciliare l'utilizzo di questo farmaco, che è un farmaco iniettivo. Questo protocollo consente di mantenere stabili i livelli di eosinofili che, come abbiamo visto, sono responsabili della maggior parte degli aspetti sintomatici della malattia”, conclude. —salutewebinfo@adnkronos.com (Web Info)