Le canzoni di Rizzo e Valente

1878
Laura Rizzo Carlo Valente
Laura Rizzo e Carlo Valente
Tempo di lettura: 5 minuti

֎Alla masseria Dirupo a Noci (Bari) nell’ambito delle iniziative de «Le pietre che parlano», concerto di Laura Rizzo e Carlo Valente, «Cardiologia». «Una scaletta di circa 14 pezzi, una selezione feroce tra le tante meraviglie presenti nel canzoniere italiano, ma alla fine la nostra attenzione è ricaduta proprio su pezzi che iconicamente avessero una scena, quasi cinematografica, tanto da far figurare, a chi ci è di fronte, in platea, quel che accade»֎

L’amore è l’essenza stessa dell’uomo: motore nell’arte, nella poesia, nella letteratura, nella musica. Volendo cimentarsi in un «racconto», in una evoluzione di tale sentimento, in un viaggio nella canzone italiana degli ultimi 60 anni, interpretando brani praticamente «intoccabili», c’è da far tremare le vene e i polsi, da sollecitare in modo preoccupante le coronarie. Sarà forse un caso, ma Laura Rizzo e Carlo Valente, hanno proprio intitolato «Cardiologia» lo spettacolo costruito, ideato, scritto e messo in scena, prendendo in prestito il titolo e la poetica dalla bellissima canzone di Francesco De Gregori.

Uno spettacolo che sarà realizzato il 7 giugno alla masseria Dirupo a Noci (Bari) che si sta caratterizzando per una serie di iniziative che vogliono presentare espressioni artistiche declinate a contatto con la natura. Non a caso è stato dato il nome di «Le pietre che parlano». Il carnet degli appuntamenti di Rizzo e Valente è fitto questa estate, ce ne sono vari fra cui l’11 luglio, Rivoli (To) e il 24 luglio, Ascoli Piceno.

La narrativa di «Cardiologia» si snoda in una serie di confronti di parole e musiche, da «Il cielo in una stanza» di Paoli, ad oggi. Una galoppata attraverso le canzoni d’amore più significative del nostro canzoniere italiano per capire cosa è successo in 60 anni e di cosa parliamo quando cantiamo d’amore.

Laura Rizzo, come è cambiato l’amore in 60 anni?

«Lo spettacolo corre baldanzoso nel tempo, nello spazio e negli stili delle canzoni italiane cercando di narrare proprio questo: il mutamento di semantica amorosa; e la vera e propria grammatica sentimentale, estrapolata dai testi, ci racconta dei vari momenti, dal corteggiamento, alla seduzione, al sesso, alla separazione. Per cui, rispondere alla domanda, potrebbe svelare troppo (infatti la nostra scaletta è segretissima proprio per lasciare allo spettatore il giusto stupore), ma sicuramente posso dire che uno degli elementi fondamentali del cambiamento nel tempo è stato l’uso del telefonino. Quest’ultimo ha modificato le nostre relazioni, rendendoci visibili, reperibili e quindi, paradossalmente, meno desiderabili. Le rose rosse regalate brevi manu ad una bella sono state, ahinoi, sostituite dalle roselline di WhatsApp».

Ma l’amore è un sentimento troppo coinvolgente, non può limitarsi alle esternazioni delle affettività, alle delusioni, alla gelosia, alla disperazione, è altro. La stessa canzone di De Gregori spazia in una realtà ampia, dai confini non confini, come si allarga a dismisura la canzone di Paoli. È inevitabile il coinvolgimento dell’ambiente che viene assorbito in una sorta di visione antropocentrica.

Quanto ambiente c’è nelle canzoni da voi scelte?

«Tantissimo. Abbiamo creato una scaletta di circa 14 pezzi, facendo una selezione feroce tra le tante meraviglie presenti nel canzoniere italiano, ma alla fine la nostra attenzione è ricaduta proprio su pezzi che iconicamente avessero una scena, quasi cinematografica, tanto da far figurare, a chi ci è di fronte, in platea, quel che accade. Non a caso, la costola estiva dello spettacolo è declinata tutta sotto luna e stelle, una specie di geografia astronomica dell’amore, come la carta del Presepe che avvolge i due amanti».

E in questi 60 anni quale aspetto è rimasto prevalente o è scomparso?

«Il bacio, purissimo, è rimasto intonso nelle canzoni e questo rincuora, perché lascia a questa intima pressione di labbra su labbra ancora il primato della scelta, della sfida, dell’inevitabile contatto. Ciò che è scomparso è il coraggio. Prevale nelle canzoni contemporanee una sorta di abulìa emotiva che personalmente trovo catastrofica. Correre sotto i citofoni, fare km in auto, aprire cuori e gote arrossite fa la differenza. E invece spesso, oggi, si sceglie di non scegliere, restando in una bolla di indecisione e malessere che abbassa le difese immunitarie e gli angoli dei sorrisi all’ingiù».

Lo spettacolo è già stato in vicoli, terrazze panoramiche, spiagge, centri storici, piazze… mancava una masseria, con il profilo dei trulli. La campagna fatica ancora ad uscire da un immaginario materiale e produttivo, eppure ha un retroscena fatto di amore e passione, altrimenti, con i tempi che corrono e con l’indifferenza galoppante, sarebbe difficile continuare a stargli dietro. In estrema sintesi l’agricoltura è coinvolgimento profondo, capacità di agire anche senza parlare, una sorta di empatia misteriosa, insomma amore puro.

Vedremo come questo spettacolo si ֿ«sposerà» con questa realtà.

Appuntamento il 7 giugno alla masseria Dirupo a Noci (Bari).

Per informazioni.

È opportuno segnalare la propria partecipazione.

Gli interpreti

Carlo Valente, cantautore reatino classe 1990, con il suo disco d’esordio «Tra l’altro» è finito nella cinquina per le Targhe Tenco 2017 per la categoria «Miglior Opera Prima» e con il brano «Crociera Maraviglia», dedicato alla tragedia dei migranti, ha ricevuto il Premio Amnesty International Emergenti nel Festival «Voci per la libertà». Tra il 2017 e il 2018 ha fatto più di ottanta concerti in tutta Italia con il suo «Tra l’altro … in tour» riscuotendo un ottimo successo di pubblico e critica.

Carlo è un autore romantico, estremamente eclettico, irriverente ed ironico. Il suo mondo artistico introspettivo, nostalgico e intimo si fonde con quello di una canzone più attenta a temi sociali importanti dove esprime la sua opinione a gran voce. Nel 2014 esce il suo primo EP «COLLEzioni», seguito da un tour in piccoli circoli d’Italia.

Dal 2016 è allievo alla scuola di alta formazione Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, nella sezione «Canzone». Vincitore della prima edizione del premio «Duel-cantautori a confronto» a Torino nel 2015. Nello stesso anno si è aggiudicato il riconoscimento per il «Miglior testo» al Premio Bindi 2015 con il brano «Tra l’altro», dedicato a Federico Aldrovandi. È stato inoltre finalista ai Premi De André, Bertoli e al festival Botteghe D’Autore 2015.

Il 6 marzo del 2023 è uscito il suo nuovo disco, «Metri quadrati», candidato attualmente alla Targa Tenco.

Laura Rizzo, classe 1975, tarantina. Esperta e studiosa di musica, in particolare di canzone italiana, critico musicale, conduttrice radiofonica. Ha collaborato con diverse riviste di settore, come Muz, Pool magazine, Musica&parole, Jazzit, dopo una formazione in giornalismo e critica musicale presso l’Accademia della Critica di Roma (2003). Attualmente scrive per L’isola che non c’era, Vinile e Quisalento. È stata autrice e conduttrice di un programma su una radio web, Radio Bachi, dedicato alla canzone italiana, dal titolo «Storie di casa mia». Insegna italiano agli stranieri in una scuola media serale e collabora con diverse case editrici in qualità di autore ed editor. Tiene corsi di scrittura creativa nelle scuole e in diverse associazioni culturali e collabora con diverse case editrici in qualità di autore ed editor. È autore di libri scolastici e di una riscrittura de I Promessi Sposi di cui ha curato anche la regia. Nel 2015, per Arcana editore, ha pubblicato il volume «Canzoni a manovella. Vinicio Capossela», la biografia di un disco memorabile. Nel 2019 è uscito un suo contributo, «La più che sostenibile leggerezza della canzone italiana, all’interno di una raccolta di saggi «Guida alla percezione del tempo», edita da Odoya. A luglio del 2020 ha pubblicato, per Gmpress editore, Il cielo in una stanza. Il 1960: Paoli, Mina e una canzone rivoluzionaria. A maggio del 2022 ha portato in scena, a teatro, Il Mago di Oz, curandone la regia e la sceneggiatura. Studia canto leggero.

 

I. L.