(Adnkronos) – Una delle attività più antiche dell’uomo è la pastorizia, che tutt’oggi rappresenta una fonte di sostentamento per miliardi di persone.
Purtroppo però, stiamo assistendo al progressivo e silenzioso degrado dei pascoli, un processo che attualmente interessa circa la metà dei pascoli del mondo e che potrebbe avere conseguenze su vasta scala sotto diversi aspetti. A rischio, secondo quanto dichiarato dalla Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD), nel report tematico Global Land Outlook su pascoli e pastori, il già delicato equilibrio climatico del Pianeta, le risorse alimentari e il benessere di circa due miliardi di persone. Quali sono le cause della degrado dei pascoli del mondo?
Principalmente sono tre: lo sfruttamento incondizionato del suolo, l’urbanizzazione e gli eventi meteorologici estremi la cui frequenza è in preoccupante incremento. Per meglio comprendere la portata del fenomeno del degrado dei pascoli – comprese praterie naturali, savane, tundra e deserti utilizzati dal bestiame – si pensi che occupano distese sconfinate pari al 54% della superficie terrestre. Inoltre, dalle attività dei pascoli proviene circa un sesto della produzione alimentare globale. In alcune aree del mondo, come l’Africa Occidentale, l’allevamento del bestiame al pascolo occupa circa l’80% della popolazione, mentre in Asia Centrale, il 60% del territorio è utilizzato per i pascoli e l’allevamento del bestiame è fonte di sostentamento per un terzo delle persone. Nonostante questi dati: “Le comunità di pastori sono spesso trascurate per non dire emarginate e l’interesse di governi e istituzioni verso la tutela degli antichi pascoli è scarsa o inesistente”, ha sottolineato il segretario esecutivo dell’UNCCD.
In particolare, i pascoli sono minacciati dalla massiccia conversione in terreni coltivati, dalla progressiva urbanizzazione, dai cambiamenti climatici, ma anche in taluni casi dall’abbandono dei pascoli da parte dei pastori la cui attività non è redditizia senza adeguati sostegni da parte delle autorità. A livello di ambiente naturale, il degrado dei pascoli porta diverse conseguenze: la diminuzione della fertilità del suolo, l’erosione, la salinizzazione, l’alcalinizzazione, la compattazione del terreno che blocca lo sviluppo della vegetazione con conseguente perdita di biodiversità. Vista la situazione di progressivo degrado dei pascoli, l’UNCCD ha indicato la strada per ripristinare lo stato naturale dei luoghi interessati e al tempo stesso sostenere le attività di pastorizia. Prima di tutti si afferma che per una governance responsabile ed efficace dei pascoli occorre l’impegno di tutte la parti interessate e anche una cooperazione transfrontaliera. Ciò detto, le soluzioni proposte devono essere adattate alle specifiche caratteristiche dei pascoli, che sono anche molto differenti tra loro: si va da ambienti subumidi ad altri aridi e desertici.
Tra i punti essenziali del piano a cui UNCCD sta lavorando, vi sono: l’adozione di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici e mitigazione dei relativi effetti mediante l’attuazione di piani di gestione sostenibile dei pascoli, aumentando la resilienza delle comunità di pastori; la programmazione di azioni di riduzione e contrasto alla conversione dei pascoli; la progettazione di misure di conservazione dei pascoli, sostenendo la produttività e la resilienza dei sistemi zootecnici estensivi; l’adozione di pratiche di pastorizia basate sul contenimento dei danni all’integrità dei pascoli; la promozione di politiche di sostegno e di sistemi di gestione per potenziare i servizi che i pascoli e i pastori forniscono all’intera società. —sostenibilitawebinfo@adnkronos.com (Web Info)