(Adnkronos) – Trentanove anni, folti capelli castani tirati indietro e un abbigliamento alla moda: si presenta così Giacomo Bozzoli, l'uomo irreperibile e condannato in via definitiva per l'omicidio e la distruzione del cadavere di suo zio Mario nel forno della fonderia a Marcheno, in provincia di Brescia, l'8 ottobre 2015. Quando ieri sera i giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno rigettato il ricorso proposto dall’imputato contro la sentenza della Corte di assise di appello, confermando per Giacomo Bozzoli la pena dell’ergastolo, il 39enne non era in aula. Non era però nemmeno nella sua casa di Soiano del Lago, dove i carabinieri sono andati a prenderlo. Nel paese sulla sponda bresciana del lago di Garda i Bozzoli da qualche anno hanno una "villa molto bella, in una posizione invidiabile", ha raccontato all'Adnkronos il sindaco Alessandro Spaggiari, che è certo di non aver mai visto "il viso di Giacomo Bozzoli, se non per le foto pubblicate sui giornali. A Soiano, dove sono nato e conosco tutti, non ho mai incontrato né lui né la sua famiglia. Mai visti: né in chiesa, né al bar, né al ristorante. Mai visti da nessuna parte". Eppure a Soiano Bozzoli doveva trovarsi ieri, quando la Cassazione lo ha condannato definitivamente all'ergastolo, con isolamento diurno per un anno. Stessa pena che gli era stata inflitta in primo grado dalla Corte di assise di Brescia il 30 settembre 2022 e poi confermata dalla Corte di assise di appello il 17 novembre 2023. Neanche quel giorno l'imputato si trovava in aula. Lui che più volte in questi anni ha ribadito nelle udienze la sua innocenza. I giudici non gli hanno creduto: per la giustizia italiana quello di Mario Bozzoli, imprenditore 50enne scomparso dalla fonderia di Marcheno la sera dell'8 ottobre 2015, è stato un omicidio volontario e premeditato, compiuto dal nipote. Il corpo, mai trovato, sarebbe stato bruciato nel forno. —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)
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