Un fenomeno che in Italia prende sempre più piede in mancanza di occasioni di lavoro che rispettino le competenze e gli studi dei giovani, è la «hustle economy».
La «hustle economy», in Italia sta guadagnando sempre più terreno, in mancanza di occasioni di lavoro che rispettino le competenze e gli studi dei giovani.
Hustle in inglese significa sia attività frenetica che imbroglio o truffa. E in effetti la Hustle economy, «economia del trambusto», è un approccio al lavoro volatile. Si presenta sotto forma di un’autonomia che rende il singolo lavoratore imprenditore di sé stesso, ma lo fa a un prezzo di mercato così basso da porsi al limite della sopravvivenza.
Il lavoro freelance diventa essenziale per affrontare l’instabilità economica. Alcuni esempi noti sono le piattaforme come Deliveroo, Glovo, JustEat e altre major del fast-food. Sì, proprio quelli che ti portano la cena a casa. Ecco, in questi casi è difficile vedere l’hustle economy come una forma di auto imprenditorialità, con paghe intorno ai 5 euro l’ora o a consegna. Turni pesanti, competizione con altri rider, tempi stringenti per le consegne, per non farsi escludere al prossimo giro dall’algoritmo che decide a chi tocca il prossimo recapito.
Appartengono a questa categoria anche i protagonisti della nuova logistica, i proprietari di piccoli camion che effettuano a ritmi serrati le consegne per i giganti degli acquisti online come Amazon, considerati lavoratori autonomi.
Attenzione però: sono molti i ragazzi e le ragazze che dedicano solo un numero di ore limitato alle consegne per piccoli negozi di quartiere o turni limitati per pub, bar e ristoranti, senza nessun tipo di contratto. In questi casi il lavoro è un’attività secondaria, per essere autonomi restando in famiglia, in attesa di occasioni migliori.
I lavoratori di queste attività non vedono il lavoro senza contributi e assicurazioni sanitarie come sfruttamento. Il lavoro nero viene visto come occasione, spesso con riconoscenza verso il datore di lavoro.
È, purtroppo, molto più facile trovare lavoro accettando la mancanza di reti di protezione che essere assunti in regola. E questo rende meno amaro per i giovani accettare paghe basse. Senza dimenticare che per alcune figure sociali marginalizzate, come gli immigrati, il lavoro nero è l’unica possibilità di sopravvivenza.
C’è però un altro aspetto della hustle economy, che effettivamente consente una gestione autonoma del proprio tempo e una piccola imprenditorialità. In Italia Superprof è una piattaforma che fa incontrare studenti in cerca di ripetizioni con insegnati privati. Uber, ormai diffusa anche in Italia, classifica i suoi autisti come lavoratori autonomi, per portare persone o effettuare consegne.
Ci sono poi attività di commercio digitale, come Ebay e Vinted, che trattano anche l’usato, che si possono gestire completamente in proprio. Si acquistano a prezzi convenienti delle merci, dallo spillo al transatlantico si sarebbe detto una volta, e si offrono in vendita a un prezzo competitivo rispetto ai negozi fisici e anche ad altri online. Non c’è bisogno di un grande magazzino dove accatastare gli oggetti, perché il venditore a sua volta effettua gli acquisti in base alle richieste che vengono subito evase.
Queste opportunità, garantendo la sopravvivenza o una paga extra, abbattono i costi del lavoro dipendente e lo trasformano in auto imprenditorialità, portando a situazioni di vulnerabilità economica e assenza di tutele. Il beneficio del guadagno immediato per i giovani, i soggetti principali della hustle economy, oscura però l’idea stessa di futuro, quello previdenziale innanzitutto.
Incertezza e precarietà sono accettate in pianta stabile come motore economico della società contemporanea. Sempre più giovani sono convinti che lavorare in modo precario sia un passo necessario per raggiungere il successo imprenditoriale.
Francesco Sannicandro