֎È l’invito che Antonello Fiore fa agli amministratori locali per poter mantenere l’alto riconoscimento mondiale dell’Unesco. È necessario che cresca il sentimento di radicamento con la propria terra. Alessia Amorfini, funzionaria del Geoparco Parco regionale delle Alpi Apuane e coordinatrice nazionale del Comitato nazionale dei Geoparchi italiani Unesco: Essere Geoparco significa avere ricadute socio economiche importanti sul territorio con lo sviluppo del geoturismo֎
È ufficiale, il territorio dell’Alta Murgia e delle Premurge è stato proclamato all’unanimità Geoparco Mondiale Unesco Geoparco Mondiale Unesco. Questo prestigioso riconoscimento rappresenta un traguardo storico non solo per la Puglia, ma per l’Italia intera, confermando il valore geologico, naturale e culturale di questa terra.
Si avvia così il comunicato stampa redatto dal Parco nazionale dell’Alta Murgia all’indomani dell’assegnazione di questo importante titolo che permette al Parco di entrare a far parte di una rete globale di territori riconosciuti per il patrimonio geologico di rilevanza internazionale. Un percorso iniziato nel 2021 e che deve questo riconoscimento al lavoro sinergico che ha coinvolto soggetti istituzionali, governo, regione, comuni, università, associazioni locali.
Noi di «Villaggio Globale» abbiamo voluto porre qualche domanda ad Alessia Amorfini, funzionaria del Geoparco Parco regionale delle Alpi Apuane e coordinatrice nazionale del Comitato nazionale dei Geoparchi italiani Unesco.
Alla domanda cosa significa essere un Geoparco Amorfini ricorda che il programma Unesco viene definito nel 2015 e attualmente sono 213 i Geoparchi Unesco in 48 Paesi e MurGeopark, che dà il nome a questo territorio, è il 12esimo Geoparco riconosciuto in Italia.
L’ingresso nella rete internazionale dei Geoparchi è un riconoscimento importante che vede un’élite mondiale di territori impegnati nella tutela del patrimonio e nella promozione di uno sviluppo sostenibile.
Essere Geoparco significa avere ricadute socio economiche importanti sul territorio con lo sviluppo del geoturismo, di imprese innovative in campo ambientale, una valorizzazione a 360 gradi del patrimonio geologico ma anche culturale che porta un grande beneficio in primis alle popolazioni locali.
Ma l’essere un Geoparco è un riconoscimento che deve essere confermato ogni quattro anni con ispezioni che possono confermare la nomina (cartellino verde), assegnare prescrizioni che nell’arco dei due anni successivi devo essere risolte (cartellino giallo), non veder confermata la proclamazione (cartellino rosso). Le prescrizioni sono sempre presenti perché non sono tutte rose e fiori e bisogna sempre lavorare per migliorare il territorio anche se ci dice Amorfini che è raro il cartellino rosso e nella storia dei Geoparchi è una situazione accaduta solo due volte e questo perchè se la comunità tutta vuole mantenere questo importante riconoscimento lavora in maniera coordinata e risolutiva.
Ad Antonello Fiore, presidente della Società italiana di geologia ambientale (Sigea), abbiamo invece chiesto:
Quali sono stati gli elementi sociali, culturali, geologici che hanno permesso di raggiungere questo traguardo?
La Società italiana di geologia ambientale sin dalla sua fondazione ha posto una grande attenzione alla diffusione della cultura geologica rivolgendosi al grande pubblico. Quella cultura geologica ampia che permettesse ai più di conoscere le georisorse e comprendere la loro vulnerabilità e limitatezza nel tempo; di essere preparati per difendersi, con comportamenti responsabili, dai rischi geologici (alluvioni, frane, terremoti); di riconoscere nel patrimonio geologico, testimone del tempo sulla Terra e della Terra, l’aspetto scientifico, didattico, culturale ma anche ricreativo e attrattivo di un turismo sostenibile.
Così nel 1994 abbiamo pubblicato 8 fascicoli dedicati ai paesaggi geologici italiani, nello stesso anno abbiamo organizzato a Roma il II Simposio internazionale Unesco sul patrimonio geologico, organizzazione ripetuta a Bari nel 2012 con il VII Simposio. Sono decine le edizioni dei concorsi fotografici, regionali e nazionali, dedicati ai paesaggi geologici.
Anche in Puglia la Sezione Sigea ha sempre lavorato in questa direzione, tant’è che si parla della possibilità di istituire anche in Puglia un Geoparco nell’edizione 2012 di Mediterre, quando organizzammo il workshop «GeoMED: geologia, ambienti e culture a confronto» e dove intervenne Nickolas Zouros, allora Coordinatore europeo e Presidente della Global Geoparks Network Association, con una relazione dal titolo «Geoparchi e sviluppo sostenibile locale: una strategia comune a livello mediterraneo».
Nel caso dell’area murgiana, inserita di recente nel network dei Geoparchi Unesco, era nota alla comunità dei geologi la sua grande varietà di unicità geologiche. L’aspetto più difficile era trasferire questa consapevolezza agli amministratori e con essi agli operatori economici del territorio e alla popolazione. Percorso che ha avviato e coordinato dal 2019 il Parco nazionale dell’Alta Murgia.
Quali le raccomandazioni e gli sviluppi futuri per permettere di mantenere questo riconoscimento?
Le caratteristiche di singolarità geologica di quest’area ci sono, ci sono sempre state per gli addetti ai lavori, e difficilmente potranno essere alterate, manomesse o dimenticate. La sensibilità per la tutela del territorio inizia a essere pregnante tra gli amministratori e tra la gente che rafforza, giorno dopo giorno, il sentimento di radicamento con la propria terra, percependo come i non residenti si appassionino a questo lembo di Puglia.
Un lembo di Puglia la cui cultura rurale e la storia sono sempre state condizionate dalle caratteristiche geologiche.
Per conservare il riconoscimento è necessario ora che gli amministratori locali continuino a coinvolgere la popolazione in processi non solo culturali ma anche economici che facciano risaltare l’utilità di mantenere, il non scontato, riconoscimento Unesco.
Elsa Sciancalepore