Nomine Rai, parte il countdown: domani il voto, ma non c’è ancora intesa

102
Tempo di lettura: 3 minuti

(Adnkronos) – E' partito il countdown per le nomine Rai. Domani dovrebbe essere la giornata decisiva ma il condizionale è d'obbligo perché, come sempre, la partita è piena di insidie e apertissima fino all'ultimo momento utile. La conferenza dei capigruppo del Senato ha confermato l'appuntamento, nonostante nel corso della giornata di ieri si fossero sovrapposte le voci di un possibile slittamento.  
Maggioranza e opposizione navigano ancora a vista. Gli occhi sono puntati sul voto di giovedì in Parlamento (si comincia alla Camera alle 9.30, mentre a Palazzo Madama è previsto mezz'ora dopo), data in cui è prevista l'elezione dei 4 componenti del nuovo Consiglio di amministrazione.  Niente proroghe, il centrodestra vuole rinnovare i vertici dell'azienda di viale Mazzini senza rinvii di sorta e punta all'elezione di un presidente di riferimento in Vigilanza. Il nome c'è, salvo 'fuoco amico', ed è quello di Simona Agnes, gradita a Forza Italia. Maurizio Gasparri, capogruppo azzurro al Senato, è perentorio: ''La nostra posizione non è mai cambiata: siamo per la presidenza ad Agnes e ci auguriamo che venga designata. E' certamente una persona a noi gradita, ma, lo ripeto, è anche molto qualificata. Il presidente viene votato dopo in Vigilanza Rai, con i due terzi. Se c'è un clima costruttivo, bene, ma se il clima è ostativo'', ''non si può pensare di fare la legge sulla governance, gli Stati generali…". L'esponente forzista avverte le opposizioni che il partito azzurro tirerà dritto per la sua strada se non sarà disposto a cercare sponde: ''Noi abbiamo fatto una proposta ma se non c'è un atteggiamento costruttivo, andiamo avanti''. Per la presidenza serve l'ok dei due terzi della Commissione di Vigilanza Rai, quindi un accordo con almeno una parte dell'opposizione. Il Cda è composto da sette membri: due vengono eletti dalla Camera e due dal Senato, altri due vengono indicati dal ministero dell'Economia (uno è l'amministratore delegato, l'altro il presidente che appunto deve passare per il gradimento della Vigilanza) e un altro membro viene eletto dai dipendenti dell'azienda.  Dopo il passaggio di Maria Stella Gelmini nelle file di Noi Moderati, al centrodestra mancano due voti per portare a casa la partita, vale a dire il raggiungimento del quorum dei due terzi necessario per l'entrata in carica del presidente. Secondo lo schema del centrodestra, se FI punta alla presidenza con Agnes spetterà a FdI esprimere una delle tre quote rosa del board (in ballo ci sono Valeria Falcone e Federica Frangi); un'altra casella resta in quota Lega.  Sul fronte delle opposizioni Pd e Avs minacciano l'Aventino. In particolare il Pd potrebbe non solo non partecipare al voto in Vigilanza sul presidente, ma anche a quello di giovedì in aula. Nulla, però, al momento è deciso. "Vedremo", è la risposta laconica del presidente dei senatori dem Francesco Boccia. Il rischio che si profila è anche quello di una spaccatura delle opposizioni. Il M5s sarebbe intenzionato a partecipare al voto di giovedì indicando Alessandro Di Majo per scongiurare, è questo il ragionamento che viene fatto, un Cda 'monocolore' di maggioranza. In queste ore sono in corso contatti per arrivare a una linea comune delle opposizioni. Da giorni Giuseppe Conte ha aperto alla possibilità di convergere su un nome di garanzia, qualora "ci fosse un presidente autorevole, assolutamente non riconducibile a logiche partitiche". Un identikit che però non corrisponde, secondo i pentastellati, al profilo di Agnes. La palla, comunque, sottolineano nel Movimento, è nelle mani della maggioranza.  A scompaginare i piani potrebbe essere ancora una volta Matteo Renzi, potenziale ago della bilancia visti i due membri in quota Iv. Negli ultimi giorni sono tornate ad affacciarsi diverse ipotesi alternative per la presidenza Rai, come Antonio Di Bella e Giovanni Minoli, due figure interne all'azienda con alle spalle una lunga carriera nel servizio pubblico. Altra ipotesi gradita per il Movimento guidato da Conte sarebbe Milena Gabanelli.  Se non dovesse arrivare un accordo, ipotesi da non escludere, la soluzione sarebbe la nomina a presidente del membro più anziano: il timone del cda spetterebbe a quel punto ad Antonio Marano, ex direttore di Rai2 ma anche un passato da deputato nelle file della Lega L'incarico di amministratore delegato, salvo sorprese, dovrebbe andare a Giampaolo Rossi, in quota FdI.   —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)