Caso Orlandi, l’appello a Papa Francesco: “Riceva la famiglia”

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(Adnkronos) – "Faccio un appello al Santo Padre. Mi auguro che finalmente riceva gli Orlandi, anche un incontro di 5 minuti e un contatto diretto potrebbe aiutare il lavoro di tutti quanti". Così l'avvocata Laura Sgrò, legale della famiglia di Emanuela Orlandi, ascoltata davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa della stessa cittadina vaticana e della coetanea Mirella Gregori.   La pista di Londra "torna o per depistare o non si sa per quale motivo afferma poi l'avvocata – Io quello che ho potuto fare di mio l'ho verificato, non ho altri mezzi per andare a chiedere informazioni ed ecco perché chiedo una rogatoria internazionale".  La pista di Londra "non è una storia attuale", spiega Sgrò ricordando che più recentemente "rilievo importante lo hanno avuto 5 fogli di Emiliano Fittipaldi (il giornalista che svelò un documento ndr), bollati come falsi, io dico che le cose sono vere o false solo a seguito di un'inchiesta e rispetto a quei 5 fogli non è stata mai fatta un'inchiesta o un approfondimento". Poi c'è "quanto ha raccontato Pietro Orlandi (fratello di Emanuela ndr) di questa persona che lo ha contattato ripetutamente dicendogli di essere stato il carceriere di Emanuela" e che era stata portata a Londra.  "La pista di Londra va sicuramente approfondita: ci sono tanti particolari e situazioni da verificare", dice dal canto suo Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, a margine dell'audizione della sua legale. Secondo Pietro Orlandi queste verifiche potrebbero dare risposte: "Se venisse confermato che Emanuela è stata portata a Londra, sarebbe importante, si potrebbero eliminare tante ipotesi fatte intorno a questa vicenda. Sarebbe un punto fermo importante, sarebbe la conferma del coinvolgimento di alcune persone all'interno del Vaticano, di alcune persone all'interno delle istituzioni italiane e di persone delle istituzioni inglesi". Quanto all'appello al Papa affinché incontri la famiglia di Emanuela, Pietro ha sottolineato: "Tante volte ho chiesto un incontro riservato, ma non è stato possibile". "Il Papa deve pretendere la verità", ha aggiunto.  "La famiglia Orlandi ha fatto fare una perizia di parte sulle voci sulle audiocassette rinvenute perché Marco Fassoni Accetti aveva detto di essere stato lui l''Americano'" e dalla perizia "la voce dell''Americano' non è quella di Accetti perché i nostri consulenti hanno analizzato le prime registrazioni delle prime telefonate (giugno e luglio 1983) con l'Americano e le hanno confrontate con quelle di Accetti e la voce non è compatibile con quella di Accetti", afferma ancora Sgrò aggiungendo: "Poi la voce di Accetti fu messa anche in rapporto alla cassetta di via della Dataria del 17 luglio 1983 (lato A e lato B), nel lato A (i consulenti di parte ndr) dicono che la voce non è la sua. Per quanto riguarda il lato B, la famosa parte tanto contestata, i nostri consulenti ci dicono che si tratta di un montaggio fatto ad arte perché sono stati rinvenuti almeno 17 tagli sulla cassetta stessa quindi sembra una costruzione fatta apposta".   La legale ha fatto inoltre sapere che intende "chiedere al presidente della Repubblica di poterle consultare perché è stato Ciampi ad avere concesso la grazia ad Alì Agca". "C'è una cosa che riguarda l'archivio storico della presidenza della Repubblica. A quanto pare il presidente Ciampi aveva delle agende meticolosissime che sono state donate alla presidenza della Repubblica – afferma – Il fatto che siano meticolose non lo dico io, lo dice il fatto che sono state consultate anche nel processo trattativa Stato-mafia e che alcuni stralci sono stati portati anche in dibattimento: stampa pubblica riferisce che alcuni stralci sono serviti per la ricostruzione di alcuni momenti storici".  "E' plausibile che ci siano degli appunti e la grazia ad Agca ha probabilmente a che fare con Emanuela Orlandi", sottolinea la legale spiegando di aver capito che queste in agende non venivano riportati solo gli appuntamenti ma erano una "sorta di diario".  E ancora: "Io mi auguro che Francesca Immacolata Chaouqui venga chiamata per fare luce sulle chat". "Riguardo a queste chat continuo a leggere un discorso di segreto pontificio, il mio pensiero è il seguente: se hai un segreto pontificio stai zitto e non dici niente, non vai a cercare un famigliare di una vittima, gli dici qualcosa e poi ti nascondi", continua.  La legale ha anche risposto a una domanda sui casi di Emanuela e Mirella: "Secondo me non ci sono legami". "Le carte che riguardano Mirella sono pochissime, secondo me non le ha fatto bene essere collegata a Emanuela", continua Sgrò aggiungendo che "Mirella è stata tirata dentro da un comunicato che peraltro è risultato fasullo". —cronacawebinfo@adnkronos.com (Web Info)