Cop16, per la biodiversità non ci sono soldi

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֎La Conferenza si conclude con un flop sotto il profilo dei mezzi di attuazione, comprese le risorse finanziarie. Si allontana l’obiettivo di colmare il gap totale di 700 miliardi annui di dollari di finanziamenti necessari per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030֎

Si è conclusa la #Cop16Colombia con un evento importante, la plenaria di chiusura che ha approvato la creazione di un nuovo organismo sussidiario e il riconoscimento del ruolo delle persone di origine africana nella Convenzione sulla diversità biologica, sottolineando il loro importante ruolo di custodi della biodiversità, la biodiversità del mondo. Un risultato che arriva dopo 26 anni di attività di un gruppo di lavoro per l’attuazione delle disposizioni della Convenzione sulla diversità biologica (Cbd), che incoraggia i paesi a rispettare, preservare e mantenere la conoscenza tradizionale delle comunità indigene e locali e promuove l’ampio utilizzo di questa conoscenza con la partecipazione di coloro che la possiedono, e incoraggia il beneficio condiviso derivante dal suo utilizzo.

La creazione di questo organismo sussidiario rafforzerà il lavoro tra paesi, popolazioni indigene e comunità locali del mondo nella definizione di criteri, azioni e programmi associati alla conoscenza, alle innovazioni e alle pratiche legate alla biodiversità.

Questo organismo si aggiunge ai due già esistenti: l’Organo sussidiario di consulenza scientifica, tecnica e tecnologica, che effettua la valutazione dello stato della biodiversità e affronta altre questioni tecniche; e l’Organo sussidiario per l’attuazione, che è responsabile di formulare raccomandazioni alla Conferenza sugli aspetti tecnici e scientifici dell’attuazione della Convenzione.

Altro elemento positivo della #Cop16 è stato l’istituzione del «Fondo di Cali» per la ripartizione equa dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche legate alla biodiversità oltre all’adozione di una metodologia basata su criteri e metodologie scientifiche per identificare e proteggere le aree marine che sono essenziali per la salute degli oceani e dell’ambiente in generale e la decisione sui nessi tra biodiversità e cambiamento climatico, che fornisce il quadro per migliorare il coordinamento e le sinergie tra gli sforzi internazionali e nazionali per affrontare congiuntamente le crisi della biodiversità e del clima.

Ma nonostante la grave accelerazione della perdita di biodiversità a livello globale e le conseguenze disastrose del cambiamento climatico, la Cop16 di fatto si conclude con il mancato accordo su come mettere a disposizione da parte degli Stati le risorse finanziarie per il Quadro globale per la biodiversità (Global biodiversity framework, Gbf), elemento questo che allontana l’obiettivo di colmare il gap totale di 700 miliardi annui di dollari di finanziamenti necessari per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030.

E purtroppo senza soldi non si salva la biodiversità

 

Elsa Sciancalepore

 

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