Durban, un mezzo flop

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Dai due gradi di aumento del riscaldamento globale del pianeta, in cui era necessario mobilitarsi per bloccarli, ora si è saliti a 4, pura follia! E poi si potrà cominciare a fare qualcosa solo a partire dal 2015

A dire il vero anche noi di Accademia Kronos eravamo scettici sui risultati di questo COP 17 a Durban sul clima. Ma a Roma all’Enea, a fine novembre, dopo aver parlato con il ministro Clini, ci si era riaperto il cuore. Per Clini c’erano ampi spazi di manovra perché si riproponesse Kyoto 2 e per il coinvolgimento della Cina e degli Usa su una drastica politica di riduzione dei gas serra. Questa speranza è andata avanti a ridosso degli ultimi giorni del summit, la posizione della Cina, che aveva messo in difficoltà gli stessi Usa a vantaggio di un maggiore rigore nel rilascio di gas climalteranti, faceva presagire a qualcosa finalmente di utile per la mitigazione del clima.

Alla vigilia delle conclusioni invece è precipitato tutto, tutto da rifare, anche il protocollo di Kyoto, i cui vincoli internazionali terminano a dicembre del 2012 corre ora il rischio di non essere più riconfermato. Poveri noi, povera umanità in balia di politici scellerati condizionati nelle loro scelte dalla finanza internazionale, dagli interessi dei grandi «carbonpetrolieri». Sono state necessarie 36 ore di «tempi supplementari» per evitare il fallimento più completo, alla fine grazie anche alla caparbietà della battagliera commissaria europea per il clima, Connie Hedegaard si sono salvati «capre e cavoli», ma poggiati su un tavolino traballante.

Dai due gradi di aumento del riscaldamento globale del pianeta, in cui era necessario mobilitarsi per bloccarli, ora si è saliti a 4, pura follia! E poi si potrà cominciare a fare qualcosa solo a partire dal 2015. Altro tempo sprecato! Forti dubbi da parte delle Ong e delle associazioni ambientaliste, come la nostra, anche sul Fondo Verde per il clima per gli aiuti ai Paesi più poveri per lenire i danni e facilitare lo sviluppo di tecnologia verde.

Questo fondo dovrebbe essere gestito dalle Nazioni Unite ma, a Durban, non è stato chiarito chi lo finanzierà. Insomma ancora una volta si assiste ad una serie di bizantinismi tanto per tranquillizzare i grandi padroni della finanza mondiale e i produttori di combustibili fossili. Dobbiamo aspettare il 2015 per ratificare quanto si è deciso a Durban, nel frattempo le cose potrebbero cambiare e saltare anche gli accordi tra tutti i Paesi del mondo.

Di Kyoto 2 che ne facciamo? Di questo si deciderà a giugno prossimo nel secondo summit sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro. Sembrerebbe una coincidenza ma se il protocollo di Kyoto finisce a dicembre 2012, ci sembra che in quella data, secondo il calendario Maya, dovrebbe finire anche il mondo. Se fosse così, vorrebbe dire che il buon Dio si è proprio stufato di questa umanità, ha cercato di indirizzarla verso la strada della conoscenza e dell’illuminazione per ben 2000 anni e se questi sono i risultati, vorrà dire che un esperimento si può cancellare e iniziarne un altro. Chissà quante volte questo è successo nei miliardi di anni in cui esiste l’universo.