> Spiraglio (non ufficiale) dalla Cina
La giornata di ieri a Durban, dove si sta svolgendo il summit sul clima per trovare una soluzione al post-Kyoto, è stata segnata dall’arrivo dei ministri e dei capi di governo che hanno partecipato alla sessione ministeriale iniziata nel pomeriggio con una cerimonia di apertura in cui ha preso la parola il Segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ed il Presidente del Sud Africa Jacob Zuma. L’intervento del ministro C. Clini per l’Italia è previsto nella sessione mattutina di domani alle 10.
In mattinata e nel pomeriggio, in contemporanea con la sessione ministeriale molti «contact groups» e «informal groups» hanno continuato a lavorare su tematiche quali: i meccanismi flessibili per il Protocollo di Kyoto, il meccanismo Redd+ sulla lotta contro la deforestazione nei Paesi in via di sviluppo per il trattato di lungo periodo, le opzioni legali del trattato di lungo periodo e del protocollo di Kyoto per la seconda fase 2013-2020, il mercato del carbonio, il fondo di adattamento.
«Informal Stocktaking Plenaries»
Si sono tenute anche in via informale le cosiddette «riunioni inventario» («Informal Stocktaking Plenary») dei diversi gruppi negoziali i cui risultati sono i seguenti:
– Per quanto riguarda l’assemblea plenaria finale della Cop, la presidente Nkoana-Mashabane ha riferito nella «riunione inventario» che sono cominciati i contatti informali fra ministri e i decisori politici per trovare un accordo sul finanziamento e sulla gestione del Green Climate Fund. Da oggi a venerdì si cercherà di arrivare agli accordi riguardanti il futuro del Protocollo di Kyoto e gli accordi per il trattato globale di lungo periodo che nel loro insieme costituiranno il «Durban package».
– Per quanto riguarda il gruppo di lavoro Agw-Kp (sul protocollo di Kyoto emendato e prorogato fino al 2020), il presidente Macey ha riferito nella «riunione inventario» che ulteriori progressi sono in corso sui meccanismi flessibili, l’uso del suolo ed i cambiamenti di uso del suolo e sulle tipologie di impegni da prendere in considerazione. Ha poi confermato gli scenari e le ipotesi possibili da sottoporre ai decisori politici già illustrate nella precedente «Informal Stocktaking Plenary» del 3 dicembre, di cui qui di seguito vi è un resoconto. Le scelte che saranno effettuate entreranno nel «Durban package» per il seguito del protocollo di Kyoto.
– Per quanto riguarda il gruppo di lavoro Agw-Lca (sul trattato globale di lungo periodo) il presidente Reifsnyder ha riferito nella «riunione inventario» che è stato preparato un documento «amalgamato» attualmente in fase di revisione (sarà pronto nel corso della giornata di oggi), dove si riassumono in qualche decina di pagine i punti fondamentali della bozza di trattato di lungo periodo (il cui testo supera le 130 pagine) da sottoporre all’attenzione dei decisori politici. Le scelte che saranno effettuate costituiranno la parte principale del «Durban Package».
Trattato di lungo periodo: ipotesi legali
Riguardo alle opzioni legali del trattato di lungo periodo si è discusso in una apposita riunione informale. Le possibilità prese in considerazione sono:
a) un trattato di lungo periodo sotto forma di protocollo legalmente vincolante, dopo relative ratifiche, deposito degli strumenti di ratifica, raggiungimento del quorum e entrata in vigore;
b) un trattato di lungo periodo sotto forma di protocollo «dinamico», vale a dire con una natura legale o legalmente vincolante parziale o variabile, nel senso che potrebbe riguardare solo parti del trattato, come gli impegni di mitigazione, i meccanismi di verifica e controllo, il «carbon market» o altre parti.
La prima ipotesi (protocollo legalmente vincolante) è già prevista dalla Convenzione Unfccc all’art. 17. La seconda ipotesi (protocollo dinamico) che è stata proposta e caldeggiata dalla Ue, non è esplicitamente prevista: Si tratta di una reinterpretazione delle norme della Unfccc. Su questa reinterpretazione effettuata dalla Ue non sono d’accordo né la Cina né l’India che si oppongono anche ad un eventuale emendamento che reinterpretasse le norme in senso di vincoli legali «dinamici» Bolivia; Singapore, Ghana ed il gruppo Aosis, invece, non sono d’accordo su tutta l’impostazione legale che si vuole dare a questo trattato di lungo periodo, il cui contenuto è, secondo loro, del tutto sbilanciato.
Rimane, per ora, del tutto indeterminato quando questo trattato di lungo periodo dovrebbe entrare in vigore. L’ipotesi più probabile è dal 2020. La Ue vorrebbe anticipare al 2015 o al massimo al 2018.
Protocollo di Kyoto: ipotesi legali
Ipotesi del Presidente del Gruppo Agw-Kp: Macey, presentate nella «Informal Stock-taking Plenary» del 3 dicembre, da proporre ai decisori politici per il proseguimento del protocollo di Kyoto, dopo la scadenza del 31 dicembre 2012.
Poiché non sarà possibile avere un protocollo di Kyoto, come trattato ratificato e legalmente vincolante che entri in vigore il 1° gennaio 2013, le alternative possibili sono:
1) Protocollo legalmente vincolante. La ratifica e le procedure per l’entrata in vigore necessitano di un periodo di almeno due anni; pertanto si può stabilire un processo in due tempi per dare continuità al protocollo di Kyoto: nel primo periodo di tempo che va dal 1° gennaio 2013 e per i successivi due anni circa (fino presumibilmente al 1° gennaio 2015) si procede consensualmente sulla base di una decisione dell’assemblea plenaria. Non appena il protocollo di Kyoto raggiunge il numero delle ratifiche necessarie e siano espletate le procedure per l’entrata in vigore, si procede su base legale e con obblighi legalmente vincolanti fino al 2020.
2) Protocollo non legalmente vincolante. In questo caso non c’è bisogno di ratifiche e delle procedure per l’entrata in vigore: basta una decisione della sessione plenaria relativa agli emendamenti da apportare al protocollo di Kyoto attuale per modificarlo con i nuovi impegni ed estenderne la validità fino al 2020.
3) Nessun protocollo, ma una dichiarazione di impegni singoli o collettivi concordata fra le Parti. In tal caso serve una decisione della sessione plenaria, ma bastano le dichiarazioni unilaterali volontarie di impegno (a livello collettivo o di singoli Paesi) da parte delle Parti che intendono proseguire il Protocollo di Kyoto.
Nel caso in cui gli impegni non rivestano carattere di obblighi legalmente vincolante (caso 2 e 3 precedente), l’assemblea plenaria può decidere il processo idoneo che offra sufficienti garanzie per il raggiungimento dell’obiettivo di mantenere il surriscaldamento climatico al di sotto dei 2°C. Si possono presentare due possibilità:
– i Paesi interessati al proseguimento del protocollo di Kyoto concordano le posizioni che ciascuno di essi dovrà assumere lungo questo percorso;
– i Paesi interessati al proseguimento del protocollo di Kyoto stabiliscono volontariamente come e dove posizionarsi lungo questo percorso.
Sia nella prima che nella seconda ipotesi, bisognerà stabilire periodici controlli per valutare se e quali scostamenti si siano verificati nel frattempo rispetto al percorso stabilito. Questo permetterà da rivedere gli impegni per riportarli sul percorso stabilito oppure per stabilire un nuovo percorso.
Una variante del caso 1) è stata proposta dalla Ue: Nel 2015 si potrebbe far entrare in vigore il trattato globale di lungo periodo in forma legalmente vincolante comprensivo anche il protocollo di Kyoto (che alla stessa data diventerebbe legalmente vincolante). (V. F.)